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Calendula arvensis

Calendula arvensis

Il Fiorrancio selvatico o Calendula dei campi (Calendula arvensis (Vaill.) L., 1763) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Asterales, Famiglia Asteraceae, Sottofamiglia Asteroideae, Tribù Calenduleae e quindi al Genere Calendula ed alla Specie C. arvensis.
È basionimo il termine:
– Caltha arvensis Vaill..
Sono altresì sinonimi i termini:
– Calendula aegyptiaca Desf.
– Calendula bicolor Raf.;
– Calendula incana Willd.;
– Calendula micrantha Tineo & Guss.;
– Calendula parviflora Raf.;
– Calendula officinalis var. hydruntina Fiori;
– Calendula arvensis subsp. bicolor (Raf.) Nyman;
– Calendula arvensis subsp. hydruntina (Fiori) Lanza;
– Calendula officinalis subsp. arvensis (Vaill.) Fiori;
– Calendula arvensis subsp. micrantha (Tineo et Guss.) Arcang.;
– Calendula echinata DC.;
– Calendula gracilis DC.;
– Calendula malacitana Boiss.;
– Calendula micrantha Tineo & Guss.
– Calendula marginata Willd.;
– Calendula parvi flora Raf.;
– Calendula sancta L.;
– Calendula sublanata Rchb.;
– Calendula suffruticosa var. tomentosa Ball.;
– Calendula tomentosa Desf.

Etimologia –
Il termine Calendula proviene da calendae, il primo giorno del mese nel calendario romano: allusione alla fioritura che si protrae per parecchi mesi (calende greche…).
L’epiteto specifico arvensis viene da arvum campo, suolo arativo: degli arativi, riferimento all’ambiente di crescita.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il fiorrancio selvatico è una pianta diffusa nei paesi del bacino del Mediterraneo ed in vasto areale che abbraccia il Nord Africa (Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto e Macaronesia), il Medio Oriente (Israele, Giordania, Libano, Siria, Iran, Iraq, Afghanistan), il Caucaso (Armenia, Azerbaigian, Georgia, Turkmenistan) e l’Europa (Portogallo, Spagna (incluse le Isole Baleari), Francia, Italia, Germania, Svizzera, ex-Iugoslavia, Albania, Grecia (inclusa Creta) Cipro, Romania, Ungheria, Moldavia e Ucraina).
In Italia è presente allo stato spontaneo in tutte le regioni tranne che in Valle d’Aosta e forse in Trentino-Alto Adige.
Il suo habitat è quello dei terreni incolti, al margine di sentieri e strade, nei vigneti, a volte in ambienti ruderali, su suoli prevalentemente calcarei, al di sotto della fascia montana inferiore ma può arrivare fino a 1.400 m. sl.m..

Descrizione –
La Calendula arvensis è una pianta erbacea annuale, che presenta fusti eretti che raggiungono un’altezza di 30–50 cm.
Le foglie sono alterne, spatolate, ricoperte da una densa peluria, con margine irregolarmente dentellato.
L’infiorescenza è a capolino del diametro di 1–3 cm, di colore arancio carico, con fiori del raggio ligulati, con ligula tridentata, e fiori del disco tubulosi.
Fiorisce dal periodo di settembre a maggio e raramente tutto l’anno.
I frutti sono cipsele eteromorfe, senza pappo, le esterne arcuate, con un lungo rostro, bordo spinescente e base trialata, le mediane a forma di barchetta, le interne anulari, con la superficie normalmente tubercolata e/o increspata trasversalmente.
I semi, lunghi 2–3 mm, sono falciformi, uncinati.

Coltivazione –
La Calendula arvensis è una pianta gregaria che cresce allo stato spontaneo in terreni incolti, al margine di sentieri e strade, nei vigneti, su suoli prevalentemente calcarei.
La pianta può essere coltivata da seme con le stesse modalità utilizzate per la Calendula officinalis.

Usi e Tradizioni –
La Calendula arvensis, conosciuta anche con i nomi comuni di fiorrancio selvatico, calendula dei campi o calendula bicolore, in passato (e in misura minore ancor oggi) è stata ampiamente usata come pianta medicinale: contiene flavonoidi, saponine, resine, oli essenziali, oltre che pigmenti (luteina e xantine) che danno il caratteristico colore aranciato ai fiori e che un tempo si usavano per tingere i capelli.
Si hanno notizie di un suo assiduo utilizzo fino al medioevo, fu poi per molto tempo dimenticata. Riscoperta dalla medicina moderna per la presenza di flavonoidi, saponine, resine, oli essenziali, tracce di acido salicilico, beta carotene, licopene, luteina e xantine, queste ultime danno il caratteristico colore aranciato al fiore.
Viene utilizzata come antinfiammatorio, antisettico, antispasmodico, cicatrizzante, callifugo, sudoripara, e regolatrice del flusso mestruale.
Utilizzata anche per tingere i capelli, per ammorbidire la pelle e in infuso per sfiammare gli occhi arrossati.
Le foglie vengono utilizzate in misticanza con altre erbe e i fiori servono anche per guarnire antipasti. I petali essiccati servono per aromatizzare il vino, che dopo essere stato esposto al sole per 10 giorni, diventa un ottimo aceto.
Nella mitologia greca la pianta è associata a Afrodide che addolorata per la morte del giovane amante Adone pianse lacrime, che toccando terra, si trasformarono in calendole. Per questo motivo nel periodo ottocentesco il fiore veniva sempre associato a simbologie tristi causate da pene d’amore o da gelosia e inganni.
Anche William Shakespeare decanta il fiore nel sonetto xxv “I favoriti dei grandi principi schiudono i loro bei petali come la calendula sotto l’occhio del sole”.
Dal punto di vista ecologico si ricorda che è pianta nutrice delle larve di diverse specie di Lepidotteri, tra cui la Cucullia calendulae.
L’impollinazione di questa pianta è sia per via entomofila che anemofila.

Modalità di Preparazione –
La Calendula arvensis, oltre che per usi farmaceutici può trovare impiego anche in cucina.
Le foglie vengono utilizzate nel misto di erbe selvatiche in insalata unitamente ad altre erbe e i fiori servono anche per guarnire antipasti.
Con i petali essiccati si aromatizza il vino, che va esposto al sole per 10 giorni, per poi diventare un ottimo aceto.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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