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Conorhynchus mendicus

Conorhynchus mendicus

Il Cleono della bietola (Conorhynchus mendicus Gyllenhal, 1834) è un coleottero appartenente alla famiglia dei Curculionidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Phylum Arthropoda, Subphylum Tracheata, Superclasse Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Endopterygota, Superordine Oligoneoptera, Sezione Coleopteroidea, Ordine Coleoptera, Sottordine Polyphaga, Infraordine Cucujiformia, Superfamiglia Curculionoidea, Famiglia Curculionidae e quindi al Genere Conorhynchus ed alla Specie C. mendicus.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Cleono della bietola è una specie polifaga, presente in gran parte dell’Europa temperata ed in altre parti del mondo, che vive sulle Chenopodiacee selvagge e attacca la Barbabietola dolce.

Morfologia –
Il Cleono della Bietola è un Curculionide che presenta il tipico rostro boccale arcuato ed allungato.
L’insetto è lungo, mediamente 14-16 mm ed ha una colorazione grigia-ocracea dovuto alla presenza di piccole squame che ricoprono il corpo, in particolare le elitre e il torace, la cui colorazione di fondo è invece bruno-nerastra.
Le uova sono di colore arancio chiaro di 1 mm di diametro.
La larva è apoda, di colore biancastro, di circa 13 mm di lunghezza a completo sviluppo e arcuate in fase di riposo.

Attitudine e Ciclo biologico –
Il Conorhynchus mendicus sverna allo stadio di adulto, generalmente nel terreno; in primavera fuoriescono gli adulti. Le ovideposizioni avvengono alla base delle piante ospiti e compie una sola generazione all’anno.
Gli adulti, dopo la muta iniziale, restano nel suolo senza nutrirsi, dove svernano ed in primavera iniziano a nutrirsi delle giovani piante di Barbabietola.
Successivamente si accoppiano ed ovidepongono, in modo scalare, generalmente alla base delle piante ospiti.
La deposizione delle uova ha luogo nel periodo che va da maggio ad ottobre, nel suolo, in prossimità della pianta ospitante.
Le larve nascono dopo un periodo di evoluzione embrionale che dura 8 – 10 giorni; raggiunta la fine della crescita, alla fine di 40 – 45 giorni, passano allo stadio di ninfosi in piccole nicchie terrose. Le larve affondano progressivamente nel suolo lungo il perno della pianta che rodono superficialmente, in seguito, più in profondità praticano degli scavi caratteristici.
Sulle Chenopodiacee selvatiche (Atriplex halimus, Beta vulgaris maritima), la specie sverna allo stadio di larva avanzata.
Lo stadio uovo ha una durata dello sviluppo di 10 giorni.
Quello di larva, dalle 6 alle 7 settimane.
Quello di ninfa circa 15 giorni.

Ruolo Ecologico –
Il danno è provocato sia dagli stadi larvali che dagli adulti.
Le larve, come detto, si portano sul fittone e praticano tipiche erosioni; queste sono dapprima superficiali, poi sempre più profonde ed interne, provocando perdite sia di tenore zuccherino che di peso. I fittoni colpiti possono, inoltre, essere aggrediti da agenti di marciumi e degenerare completamente.
Gli adulti si nutrono invece di foglie su cui provocano erosioni più o meno gravi, a seconda dello stadio fenologico della pianta che possono portare anche a fallanze.
In Italia nelle regioni settentrionali, le larve si sviluppano quando gli steli sono già ben formati. Nel Sud al contrario, queste si dispongono sugli steli più giovani che rodono provocando una perdita di zucchero nella barbabietola e/o portando la pianta a marcire.
La lotta contro il Conorhynchus mendicus è preventivamente di tipo agronomico attraverso pratiche agro ecologiche che consistono essenzialmente nella ricerca di rotazioni che consentano un certo riposo al terreno, per almeno 4-5 anni; lo scopo della rotazione è di ridurre il potenziale infestante, specialmente in caso di gravi infestazioni nelle annate precedenti.
Un altro accorgimento è quello di evitare le estensione dei campi con consociazioni che non prevedano ovviamente altre chenopodiacee ed il controllo delle concimazioni con sostanze organiche ed eliminazione di azoto nitrico.
Se dopo tali accorgimenti si dovesse verificare una infestazione ancora potenzialmente dannosa, la lotta chimica, deve segue i criteri della lotta guidata ed integrata, effettuandola contro gli adulti, prima della ovideposizione.
I trattamenti vengono eseguiti dopo un’attenta valutazione, mediante accurati e frequenti controlli, della popolazione presente; i campionamenti possono essere effettuati con vasi-trappola (almeno 2-3 serie di 5 vasetti) posti, dagli inizi di aprile alla fine di giugno, ad alcuni metri dai bordi degli appezzamenti ed interrati con l’apertura superiore a livello del terreno. In questo caso la soglia è di 2 adulti catturati per vaso per settimana.
I trattamenti si eseguono alla comparsa dei primi adulti e, generalmente, sono 1 o 2 (il secondo dopo circa 10-15 giorni dal primo).
Si ricorda però che l’intervento chimico può interferire negativamente contro i nemici naturali del Cleono, presenti con una discreta popolazione naturale nel Nord Italia. Tra questi ricordiamo due Ditteri Tachinidi: Rondania cucullata e Zeuxia cinerea che sono importanti parassitoidi rispettivamente degli adulti e delle larve.
Inoltre interessanti risultati si sono ottenuti in prove di controllo biologico delle larve impiegando Nematodi entomoparassiti applicati al terreno (gen. Heterorhabditis).

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.



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