Empoasca vitis
Empoasca vitis
La cicalina verde della vite (Empoasca vitis Göethe, 1875) è un piccolo insetto appartenente alla famiglia dei Cicadellidae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Auchenorrhyncha, Infraordine Cicadomorpha, Superfamiglia Membracoidea, Famiglia Cicadellidae, Sottofamiglia Typhlocybinae, Tribù Empoascini e quindi al Genere Empoasca ed alla Specie E. vitis.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La cicalina verde della vite è un insetto diffuso in tutta la regione paleartica e presente in Italia dove è presente per lo più nelle aree settentrionali.
L’insetto vive a spese di varie piante erbacee ed arboree, tra cui: canapa, solanacee, tiglio, melo, pero, susino, pesco, quercia ed ornamentali ma soprattutto sulla vite.
Morfologia –
L’ Empoasca vitis si riconosce allo stadio adulto in quanto questi sono di colore verde chiaro con sfumature dorate e della lunghezza di 2-4 mm.
Le neanidi hanno colorazione verde chiara, tendente al rossastra e le ninfe sono di colore verde chiaro.
Negli stadi giovanili hanno forma affusolata, sprovviste di ali ma in gradi di spostarsi in velocità.
Le uova sono oblunghe, di colore bianco e lunghe circa 0,7 mm.
Attitudine e Ciclo biologico –
La cicalina verde della vite passa l’inverno allo stadio adulto su piante a foglia persistente (pino, ginepro, ecc.) e nelle siepi.
Giunta nel periodo tra fine aprile e maggio si porta sulla pagina inferiore delle foglie deponendovi le uova nelle nervature.
Lo sviluppo dell’insetto, che impiega 3 settimane per arrivare allo stadio adulto, comprende 5 stadi (2 di neanidi e 3 di ninfe).
Dalla schiusura delle uova, che avviene in 5-7 giorni, si ha la prima generazione che sfarfalla nel periodo di giugno. A questa generazione ne segue una nel periodo di agosto, che è quella che reca più danni, ed una terza nel periodo di settembre-ottobre.
In generale questo insetto può compiere, comunque da tre a quattro generazioni annuali, con le prime due più incisive dal punto di vista del danno economico.
Le forme immature pungono le giovani nervature secondarie per nutrirsi. Le ninfe quasi mature e gli adulti preferiscono il centro del lembo, qualche volta il picciolo o i germogli.
La specie predilige la pagina inferiore della foglia, sulla quale possono permanere le esuvie; se disturbate le forme giovanili si spostano muovendosi di traverso rispetto all’asse corporeo.
Ruolo Ecologico –
La cicalina verde della vite è un fitofago che, fino agli anni ’70 del secolos corso, era stato sottovalutato. Spesso i danni da esso causati erano attribuiti a squilibri nutrizionali, siccità, ustioni o fitotossicità.
L’insetto, tramite l’apparato boccale pungente-succhiante, punge le nervature fogliari, ove si possono notare piccoli imbrunimenti. Tali punture, compiute dalla cicalina per nutrirsi, assorbendo la linfa dai vasi cribrosi, arrestano il flusso della linfa elaborata e causano alterazioni cromatiche al lembo fogliare.
Sui vitigni a bacca bianca si notano ingiallimenti marginali, mentre nei vitigni a bacca rossa si sviluppano arrossamenti settoriale ad angoli acuti (sintomatologia a mosaico) delimitati dalle nervature delle foglie. Successivamente su tali vitigni si evidenzia una tripla colorazione fogliare: la parte centrale rimane verde, i bordi diventano bruno-rossastri e tra le nervature sono presenti le macchie rosse a mosaico. Nei vitigni a bacca bianca invece, le macchie rimangono gialle.
In presenza di attacchi massicci le foglie possono disseccare, con i margini che si ripiegano verso il basso e con la possibilità di una filloptosi anticipata che procede dal basso in alto.
Siccome tali sintomi possono essere confusi con cause virali (accartocciamento fogliare), nutrizionale (carenza di potassio o magnesio) o malattie del legno come il mal dell’esca della vite l’insetto, che è piccolo, può non essere diagnosticato subito.
I danni più gravi sono provocati dagli attacchi estivi, dovuti alla 2ª generazione, soprattutto in presenza di andamento climatico caldo – asciutto. Gli stadi giovanili sono più dannosi rispetto agli adulti, poiché essendo meno mobili compiono attacchi più intensi sulla stessa foglia.
Per quanto riguarda le pratiche per limitare la proliferazione dell’insetto, ed i suoi danni conseguenti, si consiglia di non procedere con l’uso di insetticidi in quanto questi vanno ben presto a squilibrare le biocenosi di insetti predatori e parassito idi che, da soli, riescono a contenerlo.
È soprattutto l’imenottero mimaride Anagrus anatomus, che è un parassitoide delle uova di Empoasca vitis e di altre cicaline (presenti su rovo, nocciolo, rosa canina) che svolge un ruolo importante per permettere lo svernamento dell’antagonista. Anche l’imenottero Stethynium triclavatum può parassitizzare le uova di Empoasca vitis.
Importanti sono anche le pratiche agronomiche. Si consigliano le cimature alte, che conservano una maggiore superficie fogliare e possono compensare i danni delle cicaline.
Per comprendere il grado di pericolosità economica dell’ Empoasca vitis, nelle zone particolarmente soggette agli attacchi si considera una soglia di circa 2 neanidi per foglia a inizio luglio, effettuando il campionamento sulle foglie della parte basale e mediana dei tralci.
In alternativa possono essere impiegate trappole cromotropiche gialle, poste all’altezza dei grappoli e parallelamente alla vegetazione.
Il rilievo degli adulti catturati e dei parassito idi va eseguito settimanalmente.
In presenza di parassitoidi si considera una soglia di intervento di 500 adulti/trappola; se i parassitoidi sono assenti è opportuno effettuare un controllo anche sulle foglie.
Se le pratiche agronomiche sono state rispettate, soprattutto anche nell’adozione di tecniche di concimazione non eccessive (come quelle azotate) e in ambienti che abbiano conservato un sufficiente equilibrio ecologico (aree non eccessivamente specializzate e presenza di sufficiente biodiversità naturale) la lotta chimica non è necessaria.
In condizioni molto lontane da quelle prospettate il sistema delle biocenosi può avvantaggiare questo insetto che va, a questo punto, contenuto chimicamente.
La lotta chimica si applica al superamento della soglia ricordando che il pericolo maggiore è rappresentato dagli attacchi degli individui di 2ª generazione nel mese di luglio. In genere si consiglia un intervento con esteri fosforici attivo contro cicaline (1ª e 2ª generazione) e tignola della vite, eseguito a fine giugno – inizio luglio. Tale intervento è efficace anche contro la ben più pericolosa cicalina Scaphoideus titanus, vettore della flavescenza dorata.
In caso di interventi specifici conto Empoasca vitis si possono impiegare prodotti a base di flufenoxuron o etofenprox, avendo cura di effettuare l’intervento nelle prime ore del mattino, quando l’insetto è ancora intorpidito e poco mobile, irrorando con cura le parti più interne della vegetazione. Si ricorda inoltre che lo zolfo, impiegato come fungicida presenta un moderato effetto di contenimento sulle cicaline.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.