Dichiarazione di Nyéléni
Dichiarazione di Nyéléni
La dichirazione di Nyéléni, sulla Sovranità Alimentare, fu adottata in onore della leggendaria contadina malese, una donna coltivatrice del Mali.
Nyéléni era una donna di Sirakoro in Mali, Africa.
La dichiarazione fu pronunciata durante il primo forum internazionale sulla sovranità alimentare, che si è tenuto a Sélingué, in Mali, nel febbraio 2007.
“Noi, più di 500 rappresentanti provenienti da oltre 80 paesi, facenti parte di organizzazioni contadine, pescatori tradizionali, popoli indigeni, popoli senza terra, lavoratori rurali, migranti, allevatori nomadi, comunità che vivono nelle foreste, donne, uomini, giovani, consumatori, movimenti ecologisti e urbani, ci siamo riuniti nel villaggio di Selingué nel Mali, allo scopo di rafforzare il movimento mondiale per la sovranità alimentare. Lo facciamo mattone per mattone, vivendo in capanne costruite manualmente e nel rispetto delle tradizioni locali, consumando prodotti preparati dalla comunità di Sélingué…
Abbiamo battezzato il nostro percorso colletivo « Nyéléni », in omaggio ad una leggendaria contadina malese, una donna che ha coltivato le sue terre e nutrito la sua gente con grande coraggio.”
La dichiarazione ribadisce pertanto il principio della Sovranità Alimentare quale unico presupposto di democrazia, giustizia tra i popoli e salvaguardia dei beni della Terra.
La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi e l’integrazione delle generazioni future. Ci offre una strategia per resistere e smantellare il commercio neoliberale e il regime alimentare attuale. Essa offre delle orientazioni affinché i sistemi alimentari, agricoli, di pastori e di pesca siano gestiti dai produttori locali. La sovranità alimentare da priorità all’economia ed ai mercati locali e nazionali, attribuendo il potere ai contadini, all’agricoltura familiare, alla pesca e l’allevamento tradizionali e colloca la produzione, distribuzione e consumo di alimenti, sulla base di una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La sovranità alimentare promuove un commercio trasparente che possa garantire un reddito dignitoso per tutti i popoli ed il diritto per i consumatori di controllare la propria alimentazione e nutrizione. Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità, siano in mano di coloro che producono gli alimenti. La sovranità alimentare implica delle nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni.
La dichiarazione di Nyéléni si batte per:
– Per un mondo dove tutti i popoli, tutte le nazioni e tutti gli stati possano definire i propri sistemi politici ed alimentari, garantendo a ciascuno di noi un’alimentazione di qualità, accessibile, sana e culturalmente appropriata;
– dove si riconoscano e si rispettino i diritti e il ruolo delle donne nella produzione di alimenti e la loro rappresentatività in seno a tutti gli organi decisionali;
– dove tutti i popoli di ognuno dei nostri paesi possano vivere dignitosamente del proprio lavoro ed avere cosi la possibillità di svilupparsi nel proprio luogo di origine;
– dove la sovranità alimentare sia considerata come un diritto fondamentale dell’uomo, riconosciuto e rispettato dalle comunità, i popoli, gli stati e le istituzioni internazionali;
– dove si possa preservare e riabilitare gli ambienti rurali, le riserve ittiche, i paesaggi e le tradizioni alimentari, basandosi su una gestione sostenibile e rispettosa dell’ ambiente, delle terre, del suolo, delle acque, dei mari, delle sementi,del bestiame e della biodiversità;
– dove si riconosca, si apprezzi e si dia il giusto valore alle nostre diverse conoscienze, alimenti, lingue, culture tradizionali ed al modo in cui ci organizziamo e ci esprimiamo;
– dove esiste una vera riforma agraria integrale che garantisca ai contadini i pieni diritti sulle loro terre, che difenda e recuperi i territori delle popolazioni indigene, assicuri alle comunità di pescatori l’accesso ed il controllo delle loro zone di pesca ed ai loro ecosistemi, che riconosca l’accesso ed il controllo dei pascoli e delle vie di transumanza garantendo impieghi dignitosi con una giusta remunerazione e i diritti di tutti i lavoratori, ed offra un futuro ai giovani nelle campagne;
– dove la riforma agraria rafforzi l’interdipendenza tra produttori e consumatori, assicurando la sopravvivenza della comunità, la giustizia economica e sociale, la sostenibilità ecologica e il rispetto dell’autonomia locale ed il governo con parità di diritti tra uomini e donne;
– dove il diritto al territorio ed all’autodeterminazione dei popoli sia garantito;
– dove si possano condividere pacificamente ed in maniera equa i territori tra i nostri popoli, che siano essi contadini, comunità indigene, pescatori tradizionali, pastori etc;
– dove nel caso di catastrofi naturali o provocate dall’uomo e in situazioni post conflittuali, la sovranità alimentare sia una « garanzia » capace di rafforzare le iniziative locali di ricostruzione ed attenui le ripercussioni negative. In questo si tenga presente che le comunità colpite e abbandonate non sono incapaci ed una solida organizzazione sociale costituisce la chiave per il recupero e la ricostruzione con i propri mezzi;
– dove si difende il potere dei popoli nell’assunzione di decisioni relativamente al proprio patrimonio materiale, naturale e spirituale.
La Dichiarazione di Nyéléni si oppone pertanto:
– all’imperialismo, il neoliberalismo, il neocolonialismo, il patriarcato e tutti i sistemi che impoveriscono la vita, le risorse e gli ecosistemi, ma anche contro i loro promotori come le istituzioni finanziarie internazionali, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, gli accordi di libero commercio, le multinazionali ed i governi che pregiudicano le proprie popolazioni;
– contro il dumping sugli alimenti venduti a prezzi inferiori ai costi di produzione in seno all’economia mondiale;
– contro la dominazione dei nostri sistemi alimentari ed agricoli da parte delle multinazionali che antepongono i loro profitti alle persone,la salute e l’ambiente;
– contro le tecnologie e le pratiche che minano le nostre future capacità di produzione alimentare, che danneggiano l’ambiente e mettono in pericolo la nostra salute. Questo include i prodotti transgenici, la tecnologia terminator, l’acquacultura industriale, le pratiche di pesca distruttive, la cosiddetta “Rivoluzione Bianca” dell’industria lattiera, la «vecchia e nuova Rivoluzione Verde» ed i «Deserti Verdi» delle monoculture industriali per gli agrocarburanti ed altre piantagioni;
– contro la privatizzazione e la mercantilizzazione degli alimenti, dei servizi pubblici e di base, dei saperi, della terra, dell’acqua, delle sementi, del bestiame e del nostro patrimonio naturale;
– contro modelli/progetti di sviluppo industriali di estrazione che espellono le popolazioni e che distruggendo l’ambiente e il nostro patrimonio naturale;
– contro le guerre, i conflitti, le occupazioni, gli embarghi economici, le carestie, le espulsioni forzate dei popoli e la confisca delle loro terre e contro tutte quelle forze e quei governi che ne sono all’origine e che le appoggiano. Contro i programmi di ricostruzione post conflittuali o post catastrofi naturali che distruggano il nostro ambiente e le nostre capacità;
– contro la criminalizzazione di tutti coloro che lottano per proteggere e difendere i nostri diritti;
– contro gli aiuti alimentari che proteggono il dumping, introducono gli OGM nel nostro ambiente e nei nostri sistemi alimentari locali creando nuovi padroni del colonialismo;
– contro l’internazionalizzazione e mondializzazione dei valori paternalisti e patriarcali, che marginalizza, nel mondo intero, le donne, le differenti comunità agricole, indigene, dei pastori e dei pescatori.
Gli elementi contenuti nella Dichiarazione di Nyéléni prefigurano ancora un lungo percorso verso la reale democrazia planetaria e la salvaguardia dei sistemi ecologici, ma come ogni grande rivoluzione il percorso, pur se graduale è inarrestabile perché è l’entropia della Storia a condurre il gioco.
Guido Bissanti