Hedera helix
Hedera helix
L’edera comune (Hedera helix L., 1753) è una specie arbustiva, lianosa sempreverde della famiglia delle Araliaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Apiales,
Famiglia Araliaceae,
Genere Hedera,
Specie H. helix.
Sono presenti alcune sottospecie:
– Hedera helix subsp. Canariensis;
– Hedera helix subsp. Helix;
– Hedera helix subsp. Hibernica;
– Hedera helix subsp. Poetarum;
– Hedera helix subsp. Rhizomatifera.
Etimologia –
Il termine Hedera proviene dal nome latino hĕdĕra (in Plinio e Virgilio), assonante con hadaéreo aderire.
L’epiteto specifico helix viene dal greco ἔλιξ -ῐκος helix –ikos attorcigliamento, spirale: in riferimento ai fusti che si avvolgono attorcigliandosi.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’edera comune cresce a ridosso di ruderi, su alberi ma anche nei sottoboschi ombrosi, sia in forma strisciante che abbarbicata.
In Italia è presente in tutto il territorio ed il suo habitat è quello di una pianta ubiquitaria, invasiva, vegetando allo stato spontaneo ed abbarbicandosi su muri, rocce, tronchi, oppure aderendo al suolo divenendo tappezzante, sempre preferendo i luoghi freschi, umidi ed ombrosi dove può crescere da 0 a 1.450 m s.l.m..
Descrizione –
L’ Hedera helix è una pianta arbustiva, lianosa sempreverde, rampicante o strisciante al suolo e radicante.
Ha fusti volubili che aderiscono per mezzo di radici avventizie, emesse in corrispondenza dei nodi delle ramificazioni, a qualsiasi elemento ne permetta lo sviluppo verticale, ove ciò non si verifichi questi assumono portamento strisciante aderendo al suolo.
I fusti hanno consistenza erbacea da giovani per divenire col tempo semilegnosi e villosi per la presenza di radici avventizie.
La corteccia è prima liscia e glabra, poi scabra, per divenire, in quelli più vecchi, grigiastra e fessurata.
La pianta può raggiungere anche i 20 m di lunghezza.
Nei rami non fioriferi troviamo foglie caratteristiche a 3 o 5 lobi di colore verde chiaro e scuro, ideale per ricoprire muri o tronchi di alberi. Nei rami fioriferi le foglie sono invece di forma ovato romboidale.
I fiori sono costituiti da cinque petali di colore verde riuniti in ombrelle sferiche. La prima fioritura si ha a circa 10 anni di età.
La fioritura si ha tra settembre e novembre e le prime bacche maturano a novembre e rimangono sulla pianta tutto l’inverno.
I frutti sono delle bacche globose ovoidali prima verdi, poi rossastre, nero-bluastre a maturazione, contenenti 2 o 3 noccioli ad endocarpo cartaceo. I semi sono oblunghi, rugosi e rossicci.
Coltivazione –
Per la coltivazione dell’edera comune si ricordi che la temperatura ideale si aggira attorno ai 15°C, mentre la temperatura minima invernale è compresa tra 0 e 7°C.
La pianta nel periodo invernale preferisce ambienti freschi, per quanto ultimamente in commercio si trovino varietà adatte anche ad ambienti riscaldati (es. Golden Gate e Golden Ingot).
Anche le esigenze di luce variano con le differenti varietà. Va comunque tenuto presente che le piante con foglie screziate necessitano di ambienti maggiormente luminosi rispetto a quelle con foglie verde scuro, che potranno adattarsi a luoghi decisamente più bui, come ingressi o corridoi. Le edere con foglie variegate di giallo sopportano anche l’esposizione diretta ai raggi del sole. Da aprile-maggio fino all’autunno le piante potranno essere portate all’aperto, al fine di rinforzarle e migliorarne le eventuali variegature.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
L’ Hedera helix, nei tempi antichi, era uno dei simboli di Dionisio (Bacco per i romani), egli era infatti chiamato anche Kissós, nome greco della pianta. Narra il mito che essa comparve subito dopo la nascita di Dionisio per proteggerlo. I tebani consideravano sacra al dio una corona di rami d’edera chiamata “perikiósos” che significa “avvolgitore di colonne”
Dalla pianta prendeva il nome anche la fonte Kissoûssa presso Tebe, dove secondo la leggenda le ninfee avrebbero bagnato il piccolo Dionisio dopo la nascita.
Bacco era considerato il dio del trasporto mistico, ma anche di quello amoroso e la pianta divenne per il popolo, simbolo della passione che spinge gli amanti ad unirsi, in un abbraccio che si vorrebbe perpetuare per sempre, simile a quello dell’Edera intorno al tronco di un albero. Le baccanti masticavano e mangiavano foglie e germogli per entrare in uno stato di euforia, di estasi, di furore.
Per questo motivo in India la pianta è considerata anche emblema di concupiscenza.
Alla sua freschezza si attribuiva il potere di fugare gli effetti del vino, per questo si riteneva che Dionisio avesse ordinato ai suoi seguaci di ornarsene, lo stesso dio, veniva raffigurato con una corona d’Edera in capo e con bastone avvolto dalle sue foglie. Alcuni ritengono che proprio da questa credenza deriva l’usanza, ancor oggi viva in qualche osteria di paese, di appendere fuori dall’uscio un tralcio d’Edera a indicare la mescita del vino.
Nell’Europa centrale e settentrionale, l’edera era usata insieme all’Agrifolgio, appesa sulle travi e sulle porte delle case e sui camini, come decorazione natalizia, usanza nata per tener lontani i folletti dispettosi dalle abitazioni.
I presunti poteri magici di questa pianta, cambiavano a seconda delle località, ad esempio in Scozia si attribuiva all’Edera il compito di proteggere dal malocchio le vacche e il loro latte.
In Grecia si offrivano corone di Edera ai novelli sposi e i sacerdoti prima delle funzioni, se ne cingevano il capo.
In Egitto era sacra alla dea Osiride e simboleggiava la vita nella sua totalità.
Gli imperatori ed i poeti romani venivano coronati con ghirlande di edera, pare che Nerone ne avesse in capo una corona mentre Roma bruciava. Catone, Plinio, ma molti altri scrittori latini citano l’edera nelle loro opere.
I druidi utilizzavano questa pianta mescolata a vino e birra per creare le loro visioni.
I medici dell’antichità ritenevano potesse essere usata ponendola sulla testa per guarire dalla follia.
I celti associavano l’Edera al culto di Arianrhod “la ruota d’argento”cioè la luna. Arianrhod presiedeva all’aurora, alle fasi lunari , alle nascite, ai matrimoni, alla fertilità, ma il suo compito principale, soprattutto in concomitanza dell’aurora boreale, era quello di guidare le anime dei morti nella sua dimora: Caer Arianrhod, luogo dove sostavano le anime prima di reincarnarsi o morire definitivamente. La festa di Arianrhod viene celebrata il 31 ottobre, è universalmente nota come Halloween.
Secondo Walter Friedrich Otto, storico delle religioni e uno dei massimi filologi e grecisti del 900, “La vite e l’edera sono sorelle, che pur sviluppate in direzioni opposte, non possono celare la loro parentela. Entrambe portano a termine una meravigliosa metamorfosi.” Il suo fiorire e il suo ricoprirsi di frutti è in opposizione rispetto alla vite, l’Edera fiorisce infatti in autunno quando per la vite è tempo di vendemmia e produce fiori a primavera. Tra i suoi fiori e i suoi frutti sta il tempo dell’epifania dionisiaca nei mesi invernali. Tutto questo per rappresentare il dualismo di Dioniso: luce ed oscurità, freddo e calore, vita e morte.
Per questo che Edera, amore e fedeltà sono quasi sinonimi e nel Kama Sutra esiste una figura detta: “L’abbraccio dell’edera”.
I costituenti principali dell’Hedera helix sono: saponine triterpeniche (tra le quali è particolarmente importante l’ederina), olio essenziale, steroidi (steroli, beta sitosterolo, campestrolo), flavonoidi (rutina), glucosidi, alcaloidi (emetina), acidi caffeico e clorogenico, sali minerali, ossalto di calcio.
L’emetina e le saponine triterpeniche sono efficaci contro la Fasciola hepatica, (un verme piatto, che infetta le vie biliari degli erbivori e accidentalmente può colpire anche l’uomo), i molluschi, i parassiti intestinali e le infezioni fungine.
L’edera comune è un’erba amara, aromatica, ha proprietà antibatteriche, analgesiche, espettoranti fluidificanti del catarro mucolitico, antispasmodiche, antipiretiche, vasocostrittorie.
Gli uccelli se ne cibano abbondantemente nei periodi invernali mentre per l’uomo Cresce vigorosa e rigogliosa, sempreverde, una rampicante molto rustica e resistente al freddo.
Si ricorda che i frutti sono velenosi per l’uomo in quanto contengono una saponina che irrita le pareti gastriche.
Infatti per uso interno possono provocare intossicazione, che si manifesta con sintomi di nausea e vomito e depressione del sistema nervoso centrale, fino a coma con depressione respiratoria. Per contatto possono provocare gravi irritazioni e allergie cutanee.
Per quanto riguarda invece l’aspetto ornamentale, la sua capacità di emettere radici dal fusto le permette di aderire con grande tenacia al substrato; perciò, è ampiamente coltivata e diffusa a scopo ornamentale per ricoprire muri e pergole in mezz’ombra.
L’edera contribuisce alla selezione naturale del bosco quando “abbraccia” i tronchi, con il suo peso, appesantisce a fa cadere gli alberi meno resistenti e già malati, accelerando il rinnovo del bosco e il completamento del ciclo biologico.
Secondo studi della NASA l’Hedera helix, pare abbia dimostrato proprietà notevoli avendo la capacità di assorbire il 90%, del benzene ed oltre il 10% del tricloroetilene, quindi può essere definita una pianta “anti-inquinamento”.
L’edera è, inoltre, una ottima pianta mellifera. Da essa si può ottenere un miele; anche se comune l’edera non è abbondante per cui la produzione di miele monoflora si ha solo in piccole aree. Molto importante perché è l’ultima pianta a fornire quantità cospicue di nettare e polline prima dell’inverno, fiorendo a settembre-ottobre. Una peculiarità di questo miele che ne rende difficile l’estrazione è dovuto alla cristallizzazione rapida, spesso già nei favi dentro l’arnia, rendendo inutile la normale centrifugazione. Indi per cui spesso si lascia come ultimo rifornimento per le scorte invernali dell’alveare. Inoltre, per il periodo autunnale, il miele tende ad avere troppa umidità.
L’edera comune viene utilizzata, in quanto molto apprezzata in cosmetica per le sue proprietà tonificanti e drenanti: è molto utile contro gli inestetismi della cellulite, ritenzione idrica e gonfiori, ma anche per la cura dei capelli e piccole irritazioni o scottature.
Fra i prodotti cosmetici più apprezzati ricavati da questa pianta vi è l’estratto di edera.
Modalità di Preparazione –
L’Edera comune può essere usata per molti scopi curativi ma, per via della sua tossicità, si consiglia di non ricorrere ai suoi rimedi erboristici, senza prescrizione e controllo medico.
Per uso interno si usa in caso di gotta, dolori reumatici, pertosse, bronchite.
Per uso esterno in caso di eruzioni cutanee, gonfiore dei tessuti, varici, articolazioni dolorose, nevralgie, scottature, verruche, scabbia, impetigine, cellulite.
È una delle piante utili per combattere gli inestetismi cutanei della cellulite e gli inconvenienti della pelle grassa. L’estratto di Edera, ha una spiccata azione cosmetica tonificante su tutte le parti del corpo che tendono a rilassarsi e a perdere tono, l’azione astringente, favorisce il riassorbimento dei liquidi; per queste sue proprietà, è presente in numerosi preparati ad uso topico come creme, gel e fanghi contro la formazione della cellulite.
Per un pediluvio rilassante immergere nell’acqua calda qualche foglia tritata. Per ridare colore ad indumenti neri scoloriti, immergere i panni in un’infusione preparata con 40 foglie e un litro d’acqua, lasciandoli per circa 2 ore prima di risciacquare; le foglie bollite con l’aggiunta di soda, possono essere impiegate come sostituto del sapone per lavare i panni.
Per rendere lucidi i capelli scuri, usare mescolato all’acqua del risciacquo un decotto di 3÷ 4 foglie per ogni dl di acqua.
Infine si ricorda come la cenere ottenuta bruciando i rami di questa pianta è un ottimo lucidante per l’argenteria.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.