L’Agricoltura nella antica Cina VII
L’Agricoltura nella antica Cina – VII parte
La realizzazione delle grandi infrastrutture irrigue e delle altre politiche dello Stato portò ad un aumento del valore dei terreni; inoltre, durante il periodo degli Han posteriori e nell’epoca di divisione successiva, i governi successivi non riuscirono a frenare l’espansione dei latifondi.
Questa politica fu proseguita anche dalla dinastia dei Wei settentrionali e dalla maggior parte dei suoi successori, compresi i Tang (618-907), che tentarono di conservare un sistema regolare di distribuzione della terra ai piccoli agricoltori; nonostante tutti gli sforzi non riuscirono però ad ostacolare la supremazia del latifondo.
Inoltre le caratteristiche ambientali della Cina settentrionale favorivano i sistemi di coltivazione basati su interventi di ampie dimensioni; le Tecniche essenziali per il popolo offrono un panorama completo dei sistemi di coltivazione più avanzati allora in uso nella Cina settentrionale, che potevano essere impiegati soltanto con grandi estensioni di terreno e quindi con grandi risorse di animali da tiro, di manodopera e di attrezzatura specializzata a disposizione.
Tutto questo era determinato anche dal complesso sistema di rotazione delle colture consigliato da Jia, che era difficilmente applicabile per un agricoltore il cui appezzamento doveva bastare al sostentamento familiare. Infatti le tecniche da lui descritte richiedevano, non soltanto un ampio uso di manodopera, ma anche l’utilizzazione di una vasta gamma di attrezzi specializzati a trazione animale e, pur riservando all’insostituibile miglio il posto d’onore tra le piante coltivate, Jia suggerisce di non trascurare la coltivazione su vasta scala delle specie commerciali, come il cartamo o il legname da costruzione, dicendo: “un qing (4,6 ha ca.) piantato a colza produce sino a 200 staia di semi. Se porterai i semi a un frantoio, ti renderanno [una quantità di olio pari a quella prodotta dalla spremitura di] 600 staia di grano, ossia tre volte il peso della colza. È una resa molto maggiore di quella che puoi ottenere da 10 qing di grano” (Qimin yaoshu jinshi, 18.6, p. 1). Un qing (100 mu) nel periodo Han era l’estensione ritenuta più idonea alle esigenze di un’impresa agricola di dimensione familiare, ma in realtà l’estensione media era più vicina a 70 mu.
Il motivo essenziale è che l’azienda che Jia aveva in mente era molto più estesa di quella di un piccolo agricoltore, come possiamo capire anche dalla qualità, quantità e diversità dei prodotti alimentari descritti nella sua opera; per esempio, la ricetta per la distillazione del ‘vino di primavera’ richiedeva in tutto l’uso di 180 dou di grano (360 litri ca.), mentre quella per il diffusissimo condimento chiamato chi (‘fagioli di soia fermentati o salati’) prevedeva la trasformazione di mille dou (2000 litri ca.) di fagioli in prodotto, ed era destinata presumibilmente alla commercializzazione, oltre che all’uso domestico.
Leggendo le Tecniche essenziali per il popolo si ha un panorama completo dei più avanzati sistemi di coltivazione allora in uso nella Cina settentrionale, una regione con caratteristiche climatiche molto diverse da quella meridionale, con inverni freddi ed estati calde nella quale le scarse precipitazioni si concentrano in primavera e in autunno e spesso assumono la forma di violenti temporali.
In questa parte della Cina, nelle zone interne, lungo il corso superiore del Fiume Giallo, troviamo gli altipiani costituiti dal celebre löss, una roccia sedimentaria costituita da sottili granuli di minerali che permette di ottenere ottimi raccolti, purché si riesca a mantenere un grado sufficiente di umidità nel terreno.
Gran parte della valle del fiume Wei, nei pressi delle capitali Chang’an (attuale Xi’an) e Luoyang, già dai tempi degli Han, era irrigata artificialmente. L’area invece dei bassipiani, che sono siti lungo il corso inferiore del Fiume Giallo e nella penisola dello Shandong, è costituita invece da un terreno alluvionale molto più pesante del löss; gli inverni sono tiepidi e le precipitazioni estive sono più abbondanti, in media 500 mm/anno.
In queste regioni settentrionali i cereali di base del sistema agricolo erano rappresentati da alcune varietà di miglio piuttosto rustiche e resistenti alla siccità, che erano piantate subito dopo le piogge primaverili ed erano state addomesticate intorno al V millennio a.C. o ancora prima.
Tra le varietà più coltivate c’era il panìco o miglio a grappolo (Setaria italica), una pianta estiva che è resistente alla siccità e che si pianta subito dopo la prima pioggia di primavera; il miglio vero e proprio (Panicum miliaceum) è ancora più rustico e le varietà più glutinose erano impiegate per la fabbricazione di vini o liquori.
Nei suoi scritti Jia Sixie elenca ben quattordici varietà non glutinose di panìco, precoci e resistenti alla siccità e agli insetti, due delle quali particolarmente gustose; ventiquattro varietà dotate di barba e in grado di resistere al vento e agli attacchi dei passeri, una delle quali particolarmente facile da mondare; trentotto varietà di mezza stagione e dieci varietà tardive resistenti agli insetti; l’autore in questa parte della sua opera dice che:
Esistono infinite varietà di miglio che maturano in momenti diversi e si distinguono per l’altezza e la produttività, per la forza dello stelo, per il gusto e per la facilità con cui espellono i granelli. (Le varietà che maturano prima hanno steli corti e danno un buon raccolto; quelle che maturano tardi hanno steli più lunghi e rendono meno granelli. Le varietà dotate di stelo robusto appartengono alla classe del miglio giallo corto, e quelle con stelo più fragile appartengono alla classe del miglio lungo, bianco, nero o verde. Le varietà che producono meno sono le più saporite, ma disperdono facilmente i loro granelli, mentre le varietà più produttive hanno un gusto sgradevole); [quest’ultima caratteristica è condivisa dalle varietà di frumento e di riso usate nel corso della Rivoluzione verde]. (Qimin yaoshu jinshi, 3.2, p. 1)
Tra gli altri cereali, l’orzo e il frumento, che erano originari dell’Asia occidentale, erano coltivati normalmente in inverno, contribuendo così alla rotazione delle colture.
Così i cibi prodotti con la farina di frumento, come la pasta e il pane, si diffusero a partire dagli Han, più come ricercatezze che come alimenti di base; la portata principale di ogni pasto era costituita da cereali autoctoni, miglio o riso, che erano mangiati bolliti o cotti al vapore.
Anche se oggi il riso, in Cina, rappresenta una cltura di primo piano, Jia Sixie dedica soltanto un breve capitolo al riso coltivato a secco e al riso greggio; questo ci fa capire come il riso non era allora, né sarebbe divenuto in seguito, un cereale importante nella Cina settentrionale. Tra le altre piante coltivate descritte da Jia ricordiamo i fagioli, i piselli e la soia; le zucche; le piante oleose, come la colza e il sesamo; la canapa, per l’olio o per la fibra; le piante per la produzione di tinture.
Guido Bissanti