Phylloxera quercus
Phylloxera quercus
La Fillossera della quercia (Phylloxera quercus Boyer de Fonsc.) è un piccolo rincote omottero della famiglia dei Phylloxeridae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha, Superfamiglia Aphidoidea, Famiglia Phylloxeridae e quindi al Genere Phylloxera ed alla Specie P. quercus.
Sono sinonimi i termini: Phylloxera coccinea (von Heyden, 1837), Phylloxera fiorentina Targioni Tozzetti, 1875 e Aphis coccinea.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Fillossera della quercia è un insetto che svolge il suo ciclo su Leccio, Rovere, Farnia, Roverella, Quercia da sughero ed è molto diffuso su varie specie di querce presenti nei viali, parchi e giardini delle nostre città.
Morfologia –
La Fillossera della Quercia è un Rincote di 1 mm circa di lunghezza di colore giallo-ocraceo e gialloarancio; di forma ovale, con una parte del corpo più stretta ed appiattita nelle forme attere. Le forme alate hanno il capo ed il torace bruno-nerastri, mentre l’addome è di colore giallastro-arancio; le ali sono trasparenti e più grandi del corpo.
Le fondatrici, che sono partenogenetiche ed ovipare, hanno un corpo di forma globosa, con colorazione giallo-verdognola e macchie arancioni, tubercoli chiari o brunastri.
Le fondatrigenie, sono attere partenogenetiche ed ovipare, sono caratterizzate dalle forme viventi sulle Querce sempreverdi che sono simili alle fondatrici, mentre quelle presenti su specie a foglia caduca hanno corpo piatto ed allungato, di colore giallo con macchie arancio oppure completamente aranciato.
Le fondatrigenie alate, partenogenetiche ed ovipare, hanno un corpo allungato, generalmente più piccolo nelle forme nate su specie caducifoglie; il loro aspetto fondamentalmente bruno, mostra capo ed addome di colore arancio.
Gli anfigonici, che sono maschi, sono di colore arancio, con dimensioni inferiori alle femmine, le quali hanno aspetto giallognolo chiaro o tendente all’arancio.
Attitudine e Ciclo biologico –
La Phylloxera quercus è un insetto che sverna allo stadio di uovo, negli anfratti della scorza, oppure sotto le foglie delle specie a foglie persistenti come il Leccio.
In ambienti con inverni più miti può svernare anche come femmina adulta attera. Giunto il periodo primaverile, da fine marzo al germoglia mento, riprende la sua attività. Compaiono così le fondatrici che iniziano la loro attività trofica sulle foglie e sui germogli. Le fondatrici originano due tipi di fondatrigenie:
– le forme attere che continuano a danneggiare la pianta sulla quale hanno svernato, generalmente specie a foglia persistente; in questo caso la Fillossera rimane sul Leccio per tutto il ciclo annuale, infatti le forme alate possono anche non formarsi;
– le forme alate che migrano, alla fine della primavera, sulle specie a foglia caduca (Farnia, Rovere, ecc.), dove originano alcune generazioni attere; l’ultima di queste generazioni produrrà le sessupare alate che torneranno sul Leccio, per dare origine agli anfigonici che produrranno l’uovo svernante.
La Fillossera della quercia compie così un numero di generazioni variabili in funzione della specie attaccata e dell’ambiente climatico considerato; sul Leccio generalmente compie da 4-5 a 7-8 generazioni, mentre sulle specie a foglia caduca compie 2-3 generazioni.
Ruolo Ecologico –
L’attività della La Phylloxera quercus provoca una serie di sintomi e manifestazioni che sulle foglie si manifestano con macchioline giallastre, ed in seguito brune, per disseccamento e con ripiegamenti più o meno accentuati verso il basso che ne provocano il loro accartocciamento .
Il danno è provocato da tutte le forme, sia adulte che giovani ed in seguito alla loro presenza, soprattutto se intensa, si ha, come detto, un parziale arrotolamento dei margini fogliari verso la pagina inferiore; inoltre, le tacche necrotiche possono essere così ravvicinate da provocare la necrosi anche di interi settori della foglia.
I germogli colpiti si atrofizzano, bloccano lo sviluppo e le giovani foglioline si accartocciano su se stesse. Nel caso di gravi infestazioni si può avere defogliazione della pianta e comunque la perdita dei cimali, per atrofia dei germogli. Le tacche necrotiche si formano come conseguenza delle punture trofiche (punteggiatura ocracea), soprattutto delle forme attere che colonizzano la pagina fogliare inferiore; più vistosi e frequenti i danni su Leccio.
Il periodo di dannosità maggiore si ha soprattutto in primavera a carico dei giovani germogli e delle foglie.
Il contenimento di questo insetto va condotto migliorando le condizioni agro ecologiche che favoriscono la presenza dei suoi nemici naturali che sono gli stessi degli altri afidi. Soprattutto in campo urbano bisogna operare un arieggiamento delle chiome, la scelta di specie a foglia caduca insieme a specie a foglia persistente, la presenza di un arredo urbano che consenta le biocenosi dei suoi nemici naturali, quali siepi, arbusti ed altri arredi che fungano da rifugio per questi.
La lotta può essere condotta con l’uso di oli bianchi attivati anche con prodotti a base di sapone di Marsiglia o altri prodotti naturali, contro le forme svernanti con trattamenti a fine inverno.
Solo nei casi estremi si dovrebbe intervenire con aficidi specifici ed in questo caso viene attuata contro le prime forme primaverili, nel periodo del germogliamento. In questo caso bisogna però valutare la posizione degli alberi, l’interferenza con gli insetti utili e con i nemici naturali della Fillossera della quercia ed, ovviamente e non ultimo, la presenza di persone durante il periodo dei trattamenti.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.