Come coltivare la Plumeria
Come coltivare la Plumeria
Al genere Plumeria (L.) della famiglia delle Apocinacee appartengono alcune piante originarie dell’America tropicale.
Le plumerie o pomelie o frangipani sono degli arbusti o alberelli anche di notevole dimensioni, con foglie caduche o persistenti, con fusto inizialmente carnoso che diventa legnoso con il tempo; i rami, carnosi, sono poco numerosi.
Queste piante sono caratterizzate da foglie grandi, lanceolate, oblunghe appuntite, di colore verde più o meno intenso a seconda della specie, con fiori simili a quelli dell’oleandro e profumati, grandi, riuniti in cime terminali, portanti anche una cinquantina di fiori con 5-7 petali, di colore bianco, crema, rosa, rosso e giallo, sfumati al centro con vari colori.
Le plumerie producono grosse bacche, che come i frutti di moltissime specie della famiglia sono fortemente tossiche; quindi attenzione in presenza di bambini.
In questa scheda vedremo come coltivare la Plumeria seguendo i più importanti accorgimenti agronomici e le tecniche più opportune.
Tra le specie più diffuse in Italia ricordiamo la Plumeria rubra che si può coltivare in vaso nelle zone più miti della Sicilia, Liguria e regioni centro-meridionali.
Questa pianta cresce spontaneamente su tutta l’isola di Creta dove viene utilizzata come pianta da siepe e al porto di Candia funge addirittura da recinzione.
La Plumeria rubra, per la sua coltivazione, richiede una esposizione soleggiata e riparata dai venti freddi e dall’umidità invernale, mentre in estate queste piante vanno protette dalla eccessiva insolazione.
Nel periodo invernale invece, dopo che la pianta perde le foglie, e va in riposo vegetativo, va protette dal gelo ricoverandole in locale secco e a temperature non inferiori ai 15-16 °C.
Nelle regioni più calde d’Italia, come in Sicilia, le gemme apicali delle piante ,che vengono lasciate all’aperto anche nei balconi, vengono protette dall’umidità ricoprendole con il caratteristico sistema dei gusci d’uovo in quanto marciscono facilmente in presenza di umidità.
La plumeria si adatta bene anche agli ambienti salmastri.
Per il suo impianto è bene usare un substrato leggero o, se in vaso, un terriccio universale fertile, leggero ben drenato, addizionato di torba con sabbia o altro materiale inerte e poroso.
Dopo la ripresa vegetativa la pianta va sostenuta, nel momento in cui il terreno o il substrato iniziano a perdere umidità, con annaffiature regolari e controllate nel periodo che va da maggio a settembre, evitando il ristagno o gli eccessi idrici che provocano irrimediabilmente fenomeni di marciume.
Inoltre, nei periodi torridi, si consiglia di spruzzare frequentemente la chioma. Una volta che invece la pomelia entra in riposo vegetativo, con l’inizio dei primi freddi, gli apporti idrici vanno sospesi, soprattutto per gli esemplari riparati in luoghi chiusi o ombreggiati; questa tecnica è necessaria per consentire una buona lignificazione nel periodo invernale e per ottenere una buona maturazione degli steli con una fioritura abbondante nella primavera successiva.
La plumeria va concimata regolarmente, con cadenze anche mensili ma questo dipende dal tipo di substrato, dalla grandezza del vaso, se coltivata in questo modo, utilizzando un fertilizzante liquido a basso titolo di azoto, miscelato all’acqua delle annaffiature. Se invece viene coltivata in piena terra (cosa possibile solo al sud Italia), basta rifornire nel periodo di fine inverno un buon quantitativo di sostanza organica miscelandolo nei primi cm di terreno.
La plumeria si può propagare per seme o per talea.
Nel caso della semina, si ricorda che la riproduzione gamica serve per ottenere nuove varietà (in quanto le piante figlie avranno una certa variabilità genetica rispetto alle piante madri); questa operazione va effettuata in tarda primavera con i semi freschi. Ricordiamo però che le piante ottenute per seme non fioriscono prima di 3-4 anni.
Nel caso di moltiplicazione agamica, che si può fare tramite talea semilegnosa in primavera, bisogna avere l’accortezza di far asciugare il taglio per una dozzina di giorni, prima di interrare le talee in un substrato di torba e sabbia o perlite, fresco e ben drenato senza eccedere con le annaffiature.
Bisogna fare attenzione, durante questa operazione, al lattice tossico che fuoriesce dal taglio della porzione di ramo.
Per quanto riguarda le avversità si ricorda che la plumeria è mediamente sensibile a cocciniglie ed afidi, soprattutto se si interviene con concimi a base di azoto nitrico. Altri insetti che possono provocare particolari infestazioni sono il Trialeurodes vaporariorum, la mosca minatrice (Phytomyza stricornis) ed il ragnetto rosso.
La pianta, in condizioni di eccessiva umidità o di cattivo drenaggio può andare incontro anche a marciumi radicali.