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Dissesto Agroecologico

Dissesto Agroecologico

Negli ultimi anni il tema del dissesto idrogeologico è divenuto sempre più importante in termini di sicurezza delle popolazioni che vivono nei pressi delle aree a maggiore rischio ma anche in termini di degradazione del suolo in tutte le sue manifestazioni.
Un rischio per l’incolumità di persone che spesso pagano, con la propria vita, fenomeni ineluttabili della nostra esistenza sempre più legati ad una disattenta ed errata gestione della risorsa planetaria per eccellenza che è quella ecologica.
Una risorsa messa a dura prova da un modello di Sviluppo Sociale oramai tristemente giunto alla fine del suo periodo storico.
Basti pensare che ancora oggi gli standard per valutare la bontà dell’economia di uno Stato si basano su parametri come il PIL (Prodotto Interno Lordo) o lo Spread, o altri indici di natura finanziaria come Dow Jones o NASDAQ, per citare i più conosciuti.
Tutti parametri ed indici totalmente disancorati dal patrimonio e dalla ricchezza ecologica di un Paese che, in ultima analisi, è il vero motore sociale ed economico di lungo periodo e, quindi, sostenibile.
L’intera impalcatura dell’economia di mercato dei “tempi moderni” è nata e si è sviluppata su un modello capitalistico ed industriale basato su principi e concetti non in linea con quelli dell’ecosistema.
Basti pensare ad un modello agricolo, fortemente voluto in Europa dopo i Trattati Europei del 1957 che, nonostante i buoni propositi successivi (conferenza di Cork del 1996) di sostenibilità ambientale, si è mosso spesso totalmente in contrapposizione con le leggi ed i principi dell’ecologia.
Un sistema agricolo fortemente voluto dalle lobbies dei grandi sistemi di distribuzione e delle multinazionali della chimica e della genetica che nell’agricoltura industrializzata hanno visto il loro “terreno” di conquista. Tutto bene, si fa per dire, se non fosse che il terreno di conquista si muove nell’alveo dell’ecologia, le cui leggi ed i loro principi, sono totalmente in contrapposizione al concetto di un’agricoltura specializzata ed industrializzata.
Restando sempre nel settore dell’attività primaria, per capire questo concetto, mettiamo a confronto le esigenze dei due sistemi: cioè quello ecologico e quello della “moderna agricoltura” (nata dopo il 1957).
• I sistemi ecologici, per poter rendere al meglio, essendo dei dissipatori energetici, hanno bisogno della massima differenziazione specifica (biodiversità) unita alla massima sussidiarietà dei servizi ecologici (consociazioni, rotazioni, scambi energetici, di massa, adattabilità, ecc.). Pensiamo agli ecosistemi come a delle efficienti macchine termodinamiche, perfettamente adeguate alle svariate condizioni energetiche (clima, morfologia, altitudine, latitudine, ecc.), che basano il loro funzionamento su un delicato rapporto di funzioni ed equilibri tra sistemi biotici ed abiotici.
• I sistemi agricoli “moderni” hanno dovuto rispondere ad esigenze fortemente indirizzate da politiche del settore che hanno configurato concezioni di produzione sempre più specializzate (scarsa o nulla biodiversità) e con bassa sussidiarietà dei servizi ecologici (monocolture, mancanza di rotazione e consociazione, diminuzione della fauna e microfauna e microflora, ecc.). Tale organizzazione produttiva è andata ovviamente a decremento generale del Sistema con la necessità di dover interagire dall’esterno con l’ausilio della chimica (concimi, diserbanti, insetticidi, pesticidi, ecc.) ed andando ad intaccare sia le risorse energetiche globali (spesso non rinnovabili) che la risorsa ecologica generale che è la somma della risorsa suolo (nella sua complessità chimico-fisica e biochimica) e dell’intera biodiversità agricola e naturale.

La Desertificazione dei suoli

Il risultato di questa organizzazione produttiva ha avuto, ed ha ancora, grandi influenze di natura sociale ed ambientale, creando, in estrema sintesi, un sistema di produzione sempre più concentrato, specializzato, a scarsa biodiversità ed un apparato di fruizione della produzione (consumatori) sempre più concentrato in grandi e caotiche città (grandi sistemi energivori). L’altra faccia della medaglia di questa errata visione sociale ed economica è il continuo svuotamento delle aree più interne e marginali (non idonee a questo modello produttivo) e ad una progressiva ed esponenziale desertificazione delle due più grandi risorse del Pianeta:
1. La Risorsa Vita (biodiversità);
2. La Risorsa Suolo (nella sua complessità chimico-fisica e biochimica).
La necessità di mantenere poi questo improponibile modello produttivo, sta conducendo alla depauperazione delle altre risorse collegate: acqua, aria, ecc. e, come conseguenza, il senso più pieno della Dignità umana.
Una desertificazione e perdita di capacità produttiva che l’Italia, per rimanere a casa nostra, sta già pagando a caro prezzo e rischia, se non si inverte il modello di gestione delle risorse, di pagare a maggior prezzo, non solo in termini economici ma anche e soprattutto in termini sociali (perdita di vite umane) e culturali (impoverimento dei saperi ecologici accumulati in migliaia di anni di tradizione agricola).
Un Dissesto Agroecologico, che è la fonte di tutti gli altri dissesti, che le recenti analisi dell’ISPRA e dell’IRSSAT “certificano” attraverso i dati di una perdita di suolo e di biodiversità senza precedenti. Una desertificazione che, soprattutto in alcune regioni, come la Sicilia, interessa oltre il 70 % del territorio e che rischia di avviarsi ad un pericoloso punto di non ritorno.
Per comprendere meglio cosa si intende per Dissesto Agroecologico basti pensare che, con l’ordinamento degli attuali sistemi produttivi agricoli e con l’uso della chimica, non solo si è praticamente appiattita la Biodiversità naturale, agricola e varietale ma, secondo gli studi più recenti, si è manomessa la composizione quantitativa e qualitativa della fauna dei volatili e degli insetti (soprattutto i pronubi) che sono i “postini” dell’ecosistema.
Per i suoli la situazione è, per certi versi, anche più preoccupante; siamo sempre più in presenza di terreni dove, a causa dell’uso dei diserbanti, degli insetticidi e dell’uso delle chimica in agricoltura, la microflora e la microfauna, che compartecipano alla fase di assimilazione, organicazione, strutturazione, ecc. degli stessi, è pressoché scomparsa con una perdita di funzionalità dell’intero sistema suolo-pianta senza precedenti.
Per di più l’uso di alcuni concimi chimici, uniti alla salinizzazione dei suoli (anche per l’uso indiscriminato delle acque di irrigazione) sta conducendo alla destrutturazione dei suoli con aumento del trasporto solido che è, infine, la causa scatenante anche del dissesto idrogeologico.
Se a questo si lega anche la costante diminuzione della fauna agricola all’interno di moltissime aziende (con la perdita del loro ruolo nei rapporti elementi minerali-sostanza organica) si capisce come lo scenario è di quelli catastrofici.
Sullo sfondo di questo triste palcoscenico la convinzione, purtroppo sempre più frequente anche in uomini di “scienza”, che senza l’uso della chimica e di una nuova genetica (OGM) non ci sia futuro per il Pianeta. Quanto di più falso, non solo in termini scientifici, visto che il modello ecosistemico (basato su biodiversità, sussidiarietà, condivisione, frammentazione, ecc.) è quanto di più perfetto esista sotto il cielo stellato, ma anche in termini sociali visto che la moderna agricoltura ha prodotto nuove ed inquietanti piaghe, come un’alimentazione sempre meno salubre, una dignità del lavoro umano sempre più diminuita (caporalato), ecc..

Erosione Genetica

E siccome la Natura non è un interruttore che si accende e si spegne come e quando vogliamo, per invertire quasi 60 anni di devastazione e di follia delle coscienze umane, c’è bisogno di una nuova generazione di agricoltori che traghetti l’umanità fuori dalle acque agitate in cui ci hanno condotti le più sporche e false speculazioni dell’egoismo umano.
Per fare questo ci vuole un rinascimento delle coscienze che promuova un rinnovamento della Scienza e della Politica.
Quest’ultima si deve fare carico di premiare e guidare le nuove cellule territoriali (le aziende agricole di nuova generazione) che dovranno gradualmente ricostruire il tessuto ecosistemico incredibilmente messo in crisi dalla stupidità umana.
Per fare questo non si può più ragionare in termini di PIL o di indici finanziari; la Politica deve immettere nuove risorse, che non sono solo finanziarie, affinché una nuova generazione di Uomini (le cosiddette sentinelle del territorio), seguendo i principi dell’Agroecologia, assicuri al Pianeta una nuova era di reale libertà.
Il più grande lavoro da fare non è però solo e tanto quella della ricostruzione di questo nuovo tessuto sociale, ecologico e produttivo, quanto quello di una nuova Coscienza.
Per ricostruire questa Coscienza bisogna ripartire dai nostri giovani, dai nostri bambini, dalla loro formazione, dalla loro consapevolezza.
Consapevolezza che abbiamo smarrito il giorno in cui abbiamo fatto diventare il mondo una catena di montaggio, dimenticandoci che la Vita aveva ed ha un Valore più alto, che va oltre alla sua apparenza sensibile.
Secoli di pensiero illuministico e di materialismo del pensiero razionalista hanno finito per svuotare di significato ogni aspetto della nostra esistenza.
Dalla Scienza alla Politica c’è bisogno di una nuova fonte, di un nuovo impulso, di una Nuova Storia. Di questi fatti, ne aveva già preso coscienza nel secolo scorso il grande A. Einstein, il quale a proposito di questa errata visione della verità dei tempi moderni faceva due riflessioni.
In una prima in cui egli affermava: “Nel corso dell’ultimo secolo, e in parte del precedente, era opinione diffusa che esistesse un conflitto insanabile tra conoscenza e fede. Tra le menti avanzate dominava l’opinione che la fede dovesse ormai essere sempre più rimpiazzata dalla conoscenza; la fede che non si fondasse sulla conoscenza era superstizione, e in quanto tale andava contrastata. Secondo tale concezione, la sola funzione dell’istruzione era aprire la strada alla riflessione e alla conoscenza, e la scuola, doveva servire soltanto quel fine. Probabilmente capiterà di rado, se mai capiterà, di vedere espresso il punto di vista razionalistico in forma tanto grossolana [. . . ]
In una seconda considerazione sosteneva: “Ma la scienza può essere creata soltanto da chi sia totalmente vocato alla verità e alla comprensione. Questa fonte emotiva, tuttavia, scaturisce dalla sfera della religione [. . . ] Possiamo esprimere la situazione con un’immagine: la scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca [. . . ] e così ho l’impressione che la scienza non solo purifichi l’impulso religioso dalle scorie del suo antropomorfismo, ma contribuisca altresì a una spiritualizzazione religiosa della nostra comprensione della vita.
Colui che con la Teoria della Relatività aveva cambiato per sempre la percezione del mondo, ci ha fatto percepire, con ampio anticipo, che il mondo non si può cambiare senza questa rinnovata visione della Storia.
Per questo motivo la questione appenda dibattuta: la grande crisi ecologica del nostro tempo, nasce dalla marginale posizione dell’Uomo moderno nell’Universo, e può essere risolta solo se cambiamo i “sistemi operativi” dei nostri ragionamenti, uscendo dal tunnel del freddo razionalismo illuministico per entrare nella grande visione dove l’uomo non sia più tiranno della storia ma anello di congiunzione e di pace.
Per cambiare questo paradigma bisogna capire il senso più profondo di quel Cantico delle Creature in cui Francesco d’Assisi esalta la creazione quando afferma “Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti variopinti, con fiori ed erba”.
Ma, per citare Papa Francesco, attraverso la sua Enciclica Laudato sì, “la nostra sorella madre terra protesta, è offesa, calpestata, abusata da quel paradigma tecnocratico economicista” che ha caratterizzato l’avvento della modernità e caratterizza il procedere della post-modernità.
Abbiamo così il dovere di prendere le distanze da una visione della scienza, della politica e di ogni comportamento umano che vada in contrasto con le uniche leggi che diano vera libertà e dignità all’Uomo: le leggi indiscutibili ed incontrovertibili della nostra Madre Terra.

Guido Bissanti




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