Myzus cerasi
Myzus cerasi
L’Afide nero del ciliegio (Myzus cerasi (Fabricius, 1775)) è un insetto Rincote omottero della famiglia Aphididae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Superphylum Protostomia, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha Superfamiglia Aphidoidea, Famiglia Aphididae e quindi al Genere Myzus ed alla Specie M. cerasi.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Afide nero del ciliegio è un insetto di origine mediterranea ma oramai cosmpolita, diffuso in tutto il mondo nelle zone cerasi cole e che vive negli areali dove crescono soprattutto Prunus cerasus e Prunus avium come ospiti primari dell’insetto.
Morfologia –
L’Afide nero del Ciliegio è un piccolo insetto, di 1,8-2,6 mm di dimensione, di colore nerastro lucido, allo stadio adulto, mentre è più chiaro, tendenzialmente brunastro, negli stadi giovanili. Gli arti e le antenne sono di colore gialle e nere e la coda è marrone.
Attitudine e Ciclo biologico –
Il Myzus cerasi è tendenzialmente gregario e colonizza soprattutto foglie e germogli dove si manifesta il danno dovuto alle punture trofiche dell’insetto.
Nella pagina inferiore delle foglie, provoca marcate deformazioni ed accartocciamenti, mentre sui germogli si ha atrofia e crescita deforme, contorta e con internodi raccorciati; l’attacco determina la perdita del cimale.
Quando L’Afide nero del ciliegio attacca piante in produzione si possono verificare danni anche ai peduncoli dei frutti o alle ciliegie, con gravi ripercussioni sulla produzione, a causa della qualità commerciale scadente dei frutti. L’ulteriore danno è dovuto alla produzione della melata che imbratta i frutti e la vegetazione provocando i danni indiretti già descritti per altri Afidi.
Il Myzus cerasi è un Afide che ha un ciclo dioico che svolge soprattutto sul Ciliegio (ospite primario) e su piante erbacee spontanee ed infestanti (Euphrasia, Galium, Veronica, ecc.), su cui migra durante il periodo estivo.
L’ Afide sverna allo stadio di uovo, alla base delle gemme del Ciliegio, oppure in altri ricoveri naturali vicino al frutteto. Alla ripresa vegetativa dell’inizio della primavera, si hanno le prime neanidi che evolvono in fondatrici; queste originano una serie di generazioni di fondatrigenie la cui massima presenza, sul Ciliegio, si ha nel periodo tra la fine di aprile e i primi giorni di giugno, periodo in cui si ha la sovrapposizione delle generazioni. Si arriva così al periodo estivo in cui compaiono le migranti che si portano gradualmente sugli ospiti secondari, abbandonando il Ciliegio dove ritornano nel periodo autunnale per deporre l’uovo durevole. In alcuni casi un certo numero di femmine partenogenetiche rimangono sul Ciliegio anche in estate e vi chiudono il ciclo in autunno.
Ruolo Ecologico –
La complessità della biologia e del ciclo del Myzus cerasi si completa con la presenza delle formiche che, come per altri afidi, lo difendono e lo diffondono. Inoltre le maggiori infestazioni si hanno in colture eccessivamente specializzate, con sesti più stretti, con bassa luminosità all’interno della pianta ed in condizioni di scarso inerbimento e di concimazioni azotate che, intenerendo i tessuti delle piante ne attirano maggiormente la presenza. Per questo motivo il contenimento dell’Afide nero del ciliegio va impostato sin dalla progettazione degli impianti arborei e deve seguire poi con adeguate tecniche di natura agroecologica (quali inerbimento, presenza di siepi dove si annida l’entomofauna utile, corrette concimazioni, potature, ecc.). la vera e propria lotta contro l’Afide nero del Ciliegio segue i criteri della lotta guidata ed integrata e si avvale di campionamenti per stabilire le soglie di intervento.
Tale tecnica prevede:
– un campionamento sui germogli, da fine fioritura fino all’inizio della maturazione; la soglia di intervento è di circa il 3% di germogli infestati, o la presenza del fitofago in aree ad elevato rischio di infestazione; l’intervento, ovviamente, si esegue solo al superamento della soglia.
In questi casi si possono utilizzare aficidi specifici, possibilmente endoterapici, che possano raggiungere anche gli Afidi dentro alle foglie accartocciate. Bisogna fare attenzione però ad operare anche a tutela dell’entomofauna utile e dei suoi nemici naturali operando un’attenta analisi delle relative biocenosi.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.