Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, identificato con i codici: WDPA 63637 e EUAP 0003 è il secondo parco in Italia per dimensioni. Questo parco si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’appennino campano-lucano, comprendendo le cime degli Alburni, del Cervati e del Gelbison, nonché i contrafforti costieri del M. Bulgheria e del M. Stella.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni è stato istituito nel 1991. L’originaria area naturale protetta di circa 36.000 ettari, interamente compresa nella provincia di Salerno, è stata successivamente estesa fino a portare la sua superficie a 181.048 ettari, che corrispondendo oggi alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a nord, la Basilicata a est e a sud e il mar Tirreno ad ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 Comunità montane e 80 Comuni.
Questo Parco dal 1998 è Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, dal 1997 è Riserva della biosfera e dal 2010 è il primo parco nazionale italiano a diventare Geoparco. La sede del Parco è a Vallo della Lucania.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, unitamente alle straordinarie emergenze naturalistiche, dovute alla notevole eterogeneità del territorio, abbina il carattere unico e mitico di una terra ricca di storia e cultura: il richiamo della ninfa Leucosia, alle spiaggie dove Palinuro lasciò Enea, dai resti delle colonie greche di Elea e Paestum, alla splendida Certosa di Padula.
I comuni che fanno parte del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni sono: Agropoli, Aquara, Ascea, Auletta, Bellosguardo, Buonabitacolo, Camerota, Campora, Cannalonga, Capaccio, Casalbuono, Casal Velino, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale, Controne, Corleto Monforte, Cuccaro Vetere, Felitto, Futani, Gioi, Giungano, Laureana Cilento, Laurino, Laurito, Lustra, Magliano Vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Morigerati, Novi Velia, Omignano, Orria, Ottati, Perdifumo, Perito, Petina, Piaggine, Pisciotta, Polla, Pollica, Postiglione, Roccadaspide, Roccagloriosa, Rofrano, Roscigno, Rutino Sacco, Salento, San Giovanni a Piro, San Mauro Cilento, San Mauro La Bruca, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Santa Marina, Santa Maria di Castellabate, Sant’Angelo a Fasanella, Sant’Arsenio, Sanza, Sapri, Sassano, Serramezzana, Sessa Cilento, Sicignano degli Alburni, Stella Cilento, Stio, Teggiano, Torre Orsaia, Tortorella, Trentinara, Vallo della Lucania, Valle dell’Angelo.
Questo Parco, oltre alle sue ricchezze storiche, geologiche e paesaggistiche annovera una incredibile ricchezza di biodiversità floristica e faunistica, di cui, tra tutte dobbiamo ricordare la primula di palinuro, unitamente a 25 differenti habitat.
Nel Parco oltre a betulle, abete bianco e rosso è di particolare rilevanza la vegetazione delle rupi costiere che comprende, tra l’altro, il raro giglio marino mentre, a contatto con il mare vive l’endemica statice salernitana, sulle rupi la primula di Palinuro, il garofano delle rupi, la Centaurea, l’Iberide florida, la campanula napoletana e la Bassia saxicola, una pianta cespugliosa estremamente rara e di cui si era precedentemente riscontrata la presenza solo in enclavi sulle isole di Ischia e Stromboli. Sulle coste tra Palinuro e Montecorice è stata individuata la ginestra del Cilento.
Nella fascia costiera molto diffusa è la gariga ad ampelodesma è il popolamento più diffuso nella fascia costiera, fino a 700 metri di quota, dove troviamo inoltre: ginestra, ginepro fenicio, cisto di Montpellier, ginestra del Cilento, lentisco arbustivo e sparzio villoso. Nella macchia mediterranea troviamo: corbezzolo arbustivo, erica, mirto, terebinto, cisto di Montpellier, con popolazioni sopravvissute all’antropizzazione, anche di foreste di quercia spinosa, carrubo e olivo selvatico, e più raramente, palme nane.
Procedendo verso le aree interne troviamo sempre più boschi di latifoglie decidue, leccete, cerri, roverelle, aceri, Platanus orientalis, carpini neri, ornielli e castagni. Salendo ancora, al di sopra dei 1.000 m in genere preceduto da una fascia di ontano napoletano, domina il faggio, con il raro crespino dell’Etna, e le sassifraghe.
Nelle ari rupestre si riscontra inoltre, in maniera puntiforme, la finocchiella di Lucania, una specie casmofita segnalata in alcune isolate stazioni, come località Limbida, sulle pareti calcaree occidentali del Monte Bulgheria, non lontano da Palinuro e sulle pareti calcaree presso la gola del torrente Sammaro, tra Sacco e Roscigno.
Da segnalare infine che nell’intero Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni sono state censite 254 specie di orchidee selvatiche delle 319 segnalate in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo. Insomma una biodiversità praticamente unica.
Ma anche la biodiversità faunistica non è da meno.
Tra i mammiferi le specie più interessanti sono il molosso di Cestoni, il lupo e la lontra, la lepre appenninica, l’arvicola di savi, la volpe, la martora, l’arvicola rossastra, il topo selvatico, il topo dal collo giallo e il topo quercino, questi ultimi prede del gatto selvatico; inoltre non è raro il ghiro ed i cervi e numerosissimi sono i cinghiali. Sono presenti inoltre il molosso di Cestoni, numerose specie di pipistrelli, tra le quali miniottero, vespertilio maggiore, vespertilio di Capaccini e vespertilio di Blyth.
Per quanto riguarda l’avifauna, ricordiamo l’aquila reale, il biancone, il falco pellegrino, il lanario, il corvo imperiale, il gufo reale e, di grande interesse, la presenza dell’astore. Sempre tra i rapaci, annoveriamo: falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale. Tra gli uccelli in generale, comuni sono il picchio nero, il picchio muratore e la tottavilla, il succiacapre, il calandro e l’averla piccola, la ghiandaia marina, la balia dal collare, e nei pressi dei corsi d’acqua il martin pescatore, il merlo acquaiolo e il corriere piccolo. Infine, occorre segnalare un nucleo svernante del raro gabbiano corso.
Anche la fauna dei rettili è molto rappresentata; si segnalano: il cervone, il biacco, la vipera e la natrice. Nelle acque fredde vivono anche anfibi come la rara salamandrina dagli occhiali, endemismo italiano, e la più comune salamandra, il tritone italiano, l’ululone dal ventre giallo, la rana appenninica, la rana agile, e il rospo. Sono segnalati gran parte dei Ciprinidi di interesse comunitario, come il barbo, non autoctono, l’Alburnus albidus e il vairone, poi l’odonato e alla foce del Mingardo il nono.
In ultimo ma non meno importanti gli invertebrati, tra i quali ricordiamo: Rosalia alpina, Oxygastra curtisii, Cucujus cinnaberinus, Osmoderma eremita.
Guido Bissanti