Maclura pomifera
Maclura pomifera
Il Moro degli Osagi (Maclura pomifera (Raf.) C.K. Schneid.), nota anche come Maclura aurantiaca, è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rosales, Famiglia Moraceae e quindi al Genere Maclura ed alla Specie M. pomifera.
Etimologia –
Il termine del genere Maclura è stato dedicato al geologo W. Maclure, amico del botanico Thomas Nuttall (1786-1859) che per primo in America descrisse la specie. L’epiteto specifico pomifera proviene da pómum frutto e da féro portare: che ha frutti rotondeggianti simili a pomi. Il termine Moro degli Osagi deriva dal fatto che questo albero era ben noto agli Indiani d’America, in particolare, sembra, alla tribù degli Osage.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Maclura pomifera è una pianta originaria del Nordamerica (la zona di origine è individuata in un’area degli Stati Uniti centrali) ed è stata introdotta in Europa nel 1818 ed in Italia nel 1827. La Maclura fu descritta per la prima volta da Thomas Nuttall nel 1811 il quale le attribuì il nome dell’amico geologo William Maclure.
Descrizione –
La Maclura pomifera è una specie arborea alta 8-12 metri con una chioma folta ed irregolare. Il tronco è alquanto tormentato con una corteccia bruno-aranciata profondamente fessurata e screpolata contenente tannino in discreta quantità, mentre dalle radici si estrae un colorante denominato morina. Le foglie assomigliano a quelle dell’albero dell’arancio, sono alterne, acuminate, coriacee e furono impiegate in passato anche nell’alimentazione del baco da seta. È una pianta dioica, con le infiorescenze, sia quelle maschili che quelle femminili, di forma sferica e con diametro di 2-3 centimetri. Il frutto è un ammasso sferico, di diametro variabile dagli 8 ai 15 centimetri, verde e rugoso, di consistenza legnosa, con una superficie verdastra e rugosa, e con succo lattiginoso. Il frutto che è un sorosio derivato dalla trasformazione di un’intera infiorescenza non è commestibile.
Coltivazione –
La Maclura pomifera è un albero vigoroso e resistente al freddo ed al caldo; nei secoli passati la coltivazione di questo albero venne introdotta in gran parte d’Italia, dalla Sicilia alla pianura Padana dove, si è dimostrato di vegetare senza problemi ovunque venne posta a dimora. La pianta ha comunque bisogno di una zona ben soleggiata, con un terreno ricco, fertile e molto ben drenato; in realtà si adatta praticamente a qualsiasi terreno ed anche alla coltivazione a mezz’ombra. La coltivazione in Italia della maclura è comunque puramente come albero ornamentale, utilizzato come esemplare singolo, in modo che dispieghi la sua chioma, oppure come pianta per produrre alte siepi.
Usi e Tradizioni –
La Maclura pomifera è conosciuta anche come gelso del Texas, oppure arancio degli Osagi, o ancora melo da siepi, melo dei cavalli, moro degli Osagi e legno d’arco.
La Maclura pomifera veniva utilizzata nelle aree d’origine, dalla tribù degli Osage, per via del suo legno flessibile ed elastico, per la costruzione di archi (motivo per il quale, nel Lazio viene anche detto “legno d’arco”) e riuscivano a ricavare, sempre da quest’albero, un pigmento giallastro con il quale si tingevano il volto.
Grazie alla caratteristica spinosità della pianta in passato fu spesso utilizzata per la costruzione di siepi invalicabili.
La storia della Maclura pomifera si intreccia con quella dell’allevamento del baco da seta; infatti intorno alla metà dell’800 i gelsi bianchi (impiegati per la bachicoltura) incominciarono a manifestare una particolare infezione radicale che li portava rapidamente alla morte. Ciò mese in crisi l’intero settore che rappresentava un’importante e sicura fonte di reddito per le popolazioni rurali di molte zone, soprattutto perché in essa si utilizzavano le forze deboli delle famiglie, donne, vecchi e bambini, mentre i maschi in età da lavoro erano impegnati nei lavori più pesanti e redditizi. Per fronteggiare l’emergenza si sperimentò l’impiego di questa pianta, da alcuni decenni importata in Europa.
La sperimentazione fu portata per qualche tempo in Trentino dove però alla fine ci si rese conto che il potere nutrizionale delle foglie per il nutrimento del baco da seta non aveva rese paragonabili con quelle del gelso.
Oggi viene usata in Italia a scopo ornamentale o per realizzare siepi impenetrabili.
Il legno è pesante, duro, flessibile, resistente al tempo ed alle intemperie, e, all’interno del tronco, presenta un meraviglioso colore ocra screziato. Per queste può essere utilizzato per creazioni artigianali pregiate o per la realizzazione di attrezzi durevoli.
Gli Indiani usavano il suo legno come rimedio per congiuntiviti e infiammazioni oculari.
Il frutto è molto apprezzato dagli scoiattoli, mentre, pur se non velenoso, non è commestibile e causa il vomito se ingerito dagli esseri umani.
Modalità di Preparazione –
La Maclura pomifera è una specie che oggi, oltre agli scopi ornamentali o di lavorazioni particolari del legname non ha altri utilizzi alimentari o farmaceutici.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.