Brachycaudus schwartzi
Brachycaudus schwartzi
L’Afide bruno del pesco (Brachycaudus schwartzi (Börner)) è un afide di colore brunastro della famiglia Aphididae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha, Superfamiglia Aphidoidea, Famiglia Aphididae e quindi al Genere Brachycaudus ed alla Specie B. schwartzi.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Brachycaudus schwartzi è un afide presente nel bacino del Mediterraneo, Russia in India, Sud America, California, Nuova Zelanda. In Medio Oriente la sua presenza è stata segnalata dall’inizio degli anni ‘90.
Morfologia –
L’Afide bruno del pesco si riconosce in quanto le femmine attere sono di colore giallo-marrone, lunghe 1,6-2,0 mm, con l’ addome di colore marrone scuro. Le femmine alate, sono per lo più marroni, ad eccezione dell’addome giallo, con la lunghezza del corpo è 1,5-1,9 mm. L’Afide è di colore brunastro ma con le neanidi più chiare.
Attitudine e Ciclo biologico –
L’Afide bruno svolge un ciclo monoico e omotopo sul Pesco; supera l’inverno, prevalentemente, allo stadio di uovo, negli anfratti della scorza, oppure come femmine svernanti, nei ricoveri naturali del frutteto. Quando giunge la fine dell’inverno riprende l’attività molto presto dando origine a diverse generazioni, sempre sul Pesco. Per le tecniche di contenimento delle infestazioni si può consultare la scheda seguente.
Ruolo Ecologico –
I danni causati dal Brachycaudus schwartzi si manifestano sulle foglie e sui giovani germogli, che evidenziano marcati accartocciamenti, deformazioni ed arresti o deviazioni di sviluppo; si hanno così interruzioni dello sviluppo delle gemme, con la conseguenza che i giovani frutti infestati possono cadere. A questo danno si aggiunge l’abbondante produzione di melata dell’afide con ulteriori conseguenze biologiche e deprezzamenti della produzione. Danni ingenti si hanno anche sulle piante nei vivai.
L’Afide bruno del pesco è ad oggi l’afide che determina maggiori infestazioni sulle pesche; inoltre per via dell suo migliore sviluppo a temperature più basse, le varietà di pesche o nettarine all’inizio della stagione sono quelle più sensibili. Questo afide può trasmettere il virus Plum pox (PPV), che causa la malattia di shark, un’importante malattia delle pesche che, in Italia ha portato all’eradicazione obbligatoria dei peschi infetti.
Fino ad oggi il Brachycaudus schwartzi veniva lottato per via chimica con l’utilizzo di fosforganici ma, oltre ai residui di questi prodotti sulla frutta, le conseguenze agro ecologiche erano peggiori del provvedimento. L’infestazione di questo afide, come di altri, è aumentata per alcuni ordini di motivi:
– eccessiva specializzazione colturale e mancanza di pratiche agroeoclogiche;
– uso di azoto nitrico, con conseguente intenerimento e maggiore appetibilità dei tessuti;
– eliminazione dell’entomofauna utile;
– squlibrio generale delle biocenosi a favore dell’Afide bruno del pesco.
Il controllo biologico oggi è possibile invertendo questi modelli agricoli ed utilizzando predatori specifici, che possono essere incrementati direttamente o indirettamente. Direttamente con lanci specifici in pieno campo o indirettamente creando condizioni agrocoecologiche idonee: presenza di muretti a secco; diminuzione della specializzazione, consociazioni, inerbimenti, abbandono della chimica nella concimazione e nei trattamenti, ecc.
Tra i predatori del Brachycaudus schwartzi ricordiamo: alcuni predatori delle famiglie Cecidomyiidae (come Aphidoletes aphidomyza Rondani,) Coccinellidae (specialmente Scymnus (Pullus) argentinicus (Weise)) e Syrphidae (come Allograpta neotropica Curran), e dagli endoparassitoidi della famiglia Aphidiidae, come Aphidius colemani Viereck. Questo Afide è anche infettato dal fungo entomopatogeno Erynia neoaphidis Remaudière e Hennebert. Ad oggi però l’effetto combinato di questi nemici naturali sul parassita non è ancora noto.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.