Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è un parco nazionale compreso per 3/4 circa in provincia dell’Aquila in Abruzzo e per il rimanente in quella di Frosinone nel Lazio ed in quella di Isernia nel Molise. Questo parco fu inaugurato il 9 settembre 1922 a Pescasseroli, attuale sede e direzione centrale del parco. L’ente omonimo era stato già costituito il 25 novembre 1921 con direttorio provvisorio e la sua istituzione è avvenuta con il Regio decreto-legge dell’11 gennaio 1923.
È sicuramente il parco più famoso d’Italia, ed anche conosciuto in tutto il mondo come modello per la conservazione della natura e la difesa dell’ambiente. Negli ultimi 20 anni il parco ha potuto svilupparsi armonicamente grazie alla “zonizzazione” del territorio, che ha permesso di integrare conservazione e sviluppo in accordo con i comuni del parco per superare i problemi urbanistici.
Il territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è costituito principalmente da un insieme di catene montuose di altitudine compresa tra i 900 e i 2.200 m s.l.m.
La fauna del Parco offre esempi di eccezionale valore, con specie che da sole potrebbero giustificare l’esistenza dell’area protetta. All’interno del parco si trovano una grande varietà di animali che ovviamente un tempo occupavano un areale assai più esteso all’interno dell’Appennino. Sono state censite: 67 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 14 di rettili, 12 di anfibi, 15 di pesci, e 4.764 specie di insetti, comprendenti importanti endemismi.
Tra tutti è possibile osservare anche gli animali più spettacolari e rappresentativi del Parco, come il camoscio appenninico, l’orso bruno marsicano, il lupo, il cervo e l’aquila reale.
La flora del Parco, è così ricca ed interessante, da essere stata, da sempre, oggetto di studio. In totale è possibile elencare circa 2.000 specie di piante superiori, oltre ai muschi, i licheni, le alghe ed i funghi. Tra le peculiarità floristiche, spicca il giaggiolo (Iris marsica) un endemismo del parco, che cresce solo in alcune località e che fiorisce tra maggio e giugno.
Sono presenti inoltre numerose e variopinte orchidee come la grande e rara scarpetta di Venere o pianella della Madonna (Cypripedium calceolus), che fiorisce negli angoli più nascosti, tra maggio e giugno e che rischia l’estinzione a causa di una raccolta inutile e pertanto vandalica. Un’altra rarità è il pino nero di Villetta Barrea (Pinus nigra), una specie relitta risalente probabilmente al Terziario; si tratta di una varietà esclusiva del Parco, localizzata in alcune zone della Camosciara e della Val Fondillo. Tra le conifere spontanee, troviamo, il pino mugo (Pinus mugo), un relitto glaciale che occupa la fascia vegetazionale tra la faggeta e la prateria di altitudine anch’esso localizzato prevalentemente nella zona della Camosciara.
Nel parco troviamo inoltre una piccola stazione di betulle (Betula pendula), localizzata a Barrea in una località chiamata Coppo Oscuro. Si tratta di una specie relitta, tipica delle epoche glaciali quaternarie, che testimonia la vegetazione fredda un tempo predominante sull’Appennino.
Ma il paesaggio vegetale predominante del Parco è costituito dalle foreste di faggio: il nome scientifico di questa specie, Fagus syIvatica, ricorda l’origine spontanea di questa specie sulle montagne dell’Italia appenninica, dove la presenza dei faggi risale a decine di secoli fa ed oggi occupano più del 60% dell’intera superficie del Parco. Dai rami dei faggi pendono inoltre, abbondanti ciuffi di “barba di bosco” (Usnea florida), un lichene tipico di questo ambiente dell’Appennino. Purtroppo prima della riorganizzazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, tra il 1957 e il 1967, furono tagliate oltre 650.000 piante d’alto fusto.
Dal 1969, con la riorganizzazione dell’Ente, sono stati vietati tutti i tagli a uso industriale, stroncando cosi una vera e propria speculazione boschiva.
Oltre il limite delle foreste troviamo inoltre il ginepro nano (Juniperus communis nana), di forma prostrata, e relitti della brughiera nordica come il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e l’uva ursina (ArctostaphyIos uva-ursl), che rivelano la presenza, in tempi passati, di uno strato superiore di vegetazione a conifere. Inoltre sulle praterie che occupano creste e sommità intorno ai 1.900-2.000 metri di quota troviamo una vegetazione di Graminacee e Ciperacee, cui si accompagnano nella bella stagione la gialla genziana maggiore e tantissime altre specie: genziane, genzianelle, primule, ciclamini, viole, anemoni, scilie, gigli, orchidee, sassifraghe, ranuncoli, asperule, dentarie, ofridi, ellebori, epatiche. Sono molto vistosi i gigli rossi (Lilium bulbiferum croceum), propri dei pendii assolati e asciutti, il giglio martagone (Lilium martagon), che troviamo nelle faggete meno fitte, l’aquilegia (Aquilegia ottonis), abbondante nei pascoli e nei terreni incolti, la genziana appenninica (Gentiana dinarica), di un azzurro intenso, e la già citata Iris marsica.
Questa grande biodiversità naturale, unita a quella morfologica e geologica crea una dei più grandi ecosistemi del mondo dove solo una nuova politica di convivenza tra Uomo e Natura può garantire una nuova era Ecologica.
Guido Bissanti