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Calvatia gigantea

Calvatia gigantea

La Vescia maggiore o Vescia gigante (Calvatia gigantea (Batsch) Lloyd, 1904) è un fungo appartenente alla famiglia Agaricaceae che può raggiungere notevoli dimensioni.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Fungi, Divisione Basidiomycota, Classe Agaricomycetes, Ordine Agaricales, Famiglia Agaricaceae e quindi al Genere Calvatia ed alla Specie C. gigantea.

Etimologia –
Il termine Calvatia deriva da cálvus, calvo: fungo che ricorda un cranio calvo. L’epiteto specifico gigantea proviene dal greco γιγάνειος gigánteios, gigantesco: per le dimensioni, anche in senso relativo, rispetto ad altre specie congeneri.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La vescia maggiore o gigante, cresce normalmente nei prati e nei pascoli di montagna tra l’erba di giardini, parchi e luoghi incolti; la possiamo trovare, fino a circa 3.000 metri di altitudine. La vescia gigante la si può trovare in tutt’Italia sia nel periodo estivo che invernale.

Riconoscimento –
La Calvatia gigantea si riconosce per il suo corpo fruttifero Subgloboso, tondeggiante, di 10–50 cm di diametro, con la parte esterna (esoperidio) liscia, fragile, biancastra, fugace; la parte interna (endoperidio) è invece fragile, biancastra o grigio-giallastro, quando si framenta evidenzia la gleba. La carne è bianca nei funghi giovani, per divenire pulverulenta e giallo-verdognola negli esemplari maturi; ha un odore forte, fungino, che non è apprezzato da tutti. Il sapore è comunque gradevole, tipicamente fungino. Alla microscopia le spore sono globose o tondeggianti, brevemente apicolate, verrucose, di colore bruno-tabacco in massa, 3-5,5 x 3-5 µm.

Coltivazione –
La vescia maggiore non rientra tra i funghi coltivati o per lo meno di interesse in tal senso.

Usi e Tradizioni –
La Calvatia gigantea è uno dei funghi di dimensioni più ragguardevoli. Sono stati ritrovati esemplari fino a 20–25 kg e raggiungenti 1 m di diametro.
Per queste sue caratteristiche la vescia gigante è una specie molto ricercata e di particolare pregio. La polpa interna della vescia maggiore prende il nome di gleba ed è commestibile fino a che il suo colore è bianco. Con la maturazione questa diventa bruna ed assume una consistenza polverosa. Quindi è buona da giovane, quando la carne (gleba) è ancora soda e bianca. Per questo motivo va colta quando al tatto risulta dura e soda. Questo significa che la sua polpa è ancora bianca ed è quindi idonea alla consumazione.
Una volta a maturazione, la vescia maggiore esplode liberando nell’aria una polvere scura che contiene le spore per la riproduzione. A causa di questa particolarità nel dialetto bresciano le vescie vengono chiamate scoreze de luf.
Sono sinonimi: Bovista gigantea (Batsch) Gray, 1821; Calvatia gigantea (Batsch) G. Cunn., 1926; Globaria gigantea (Batsch) Quél, 1873; Langermannia gigantea (Batsch) Rostk., 1839
Lasiosphaera gigantea (Batsch) F. Šmarda, 1958 e Lycoperdon giganteum Batsch.

Modalità di Preparazione –
La vescia maggiore si presta bene ad essere consumata tagliato a fette alla piastra, oppure impanata ma può essere consumato in svariati modi. Si presta anche ad essere consumata cruda in insalata. Per questa preparazione si prende la vescia e la si taglia a fettine. In seguito si aggiungono un po’ di sale, un po’ di limone e del prezzemolo. Dopo un paio d’ore si può consumare.
Per preparare delle ottime bistecche di vescia maggiore procedere nel seguente modo: tagliare la vescia a fette dallo spessore di un centimetro scarso. Salarle e lasciare riposare per almeno 20 minuti in modo che eliminino un po’ d’acqua. A parte prendete una scodella e sbattetevi un uovo intero. Poi prendete le fette di vescia e passatele nell’uovo sbattuto prima e nella farina di mais dopo. Fate in modo che la farina aderisca bene alla superficie del fungo che dovrà essere completamente ricoperto di farina. Quando avrete impanato tutte le fette, immergetele nell’olio bollente fino a che non avranno raggiunto una leggera doratura. Scolatele e depositatele in un piatto con carta assorbente nel fondo. Da consumarsi calde.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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