Come coltivare il cardo in maniera biologica
Come coltivare il cardo in maniera biologica
Il cardo (Cynara cardunculus L.) è una specie di pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae di origine mediterranea; in questa scheda vedremo come coltivare il cardo in maniera biologica ed i suggerimenti più utili.
Partiamo dall’epoca di semina; questa va operata a maggio in modo da far vegetare la pianta con il calore estivo e poterli raccogliere poco prima del periodo invernale. Infatti il cardo è una pianta che ama il caldo dell’estate e teme invece il gelo (la pianta si danneggia sotto -2 °C). Per quanto riguarda il terreno è una pianta che si adatta a molti substrati purché siano ben dotati in sostanza organica (letame maturo, compost, humus di lombrico) ma non deve entrare in contatto con azoto nitrico, pratica molto diffusa che pur se fa aumentare lo stato vegetativo della pianta crea una serie di problemi di natura ambientale ed alimentare da evitare assolutamente. Inoltre il terreno deve mantenere sempre una buona umidità.
Per quanto riguarda la semina il cardo si può seminare direttamente a dimora facendo delle postarelle distanti circa 80 cm l’una dall’altra, collocando tre semi per ognuna e da mettere a poca profondità. Oppure si può preparare un semenzaio con trapianto sempre tra fine aprile e metà giugno. Siccome la crescita iniziale dei cardi è lenta si può ricorrere alla pacciamatura con paglia vegetale per evitare di sarchiare il terreno con frequenza per evitare che le erbacce prendano il sopravvento; oltretutto questo sistema richiede un minor quantitativo d’acqua. Dopo questa prima fase, giunti in piena estate, i cardi si sviluppano intensamente e possono arrivare quasi a un metro e mezzo di altezza. Ricordiamo che il cardo richiede poca acqua nella fase iniziale, ma il terreno non deve mai comunque inaridirsi (ecco l’utilità della pacciamatura); comunque dal mese di fine agosto è bene incrementare il quantitativo d’acqua di irrigazione.
Se volgiamo poi operare la tecnica dell’imbianchimento, migliorando la qualità della verdura ottenuta che altrimenti sarebbe dura e parecchio amara, privando la pianta della luce otteniamo un ortaggio più tenero, carnoso e saporito. Questa tecnica si inizia a fine ottobre: la pianta del cardo va legata con una prima legatura che si fa a circa 40 cm di altezza; trascorsi circa dieci giorni si possono legare le foglie più in alto, lasciando libero solo il centro della pianta. quando poi arrivano i primi freddi i cardi vanno tolti dall’orto. A questo punto si termina la vera fase dell’imbianchimento che può avvenire con differenti tecniche; attraverso l’imbianchimento in fossa. Con questa tecnica si scava una fossa di un metro di profondità in cui si mettono i cardi in verticale e con una piccola porzione di radice alla base; a questo punto si copre poi con la paglia; con l’imbianchimento in pieno campo. Questa tecnica, che si può operare solo nei climi meridionali più miti, dove non c’è pericolo di gelate, consiste nel lasciare i cardi nell’orto, fasciandoli e ricoprendoli con teli; con la tecnica dei Cardi gobbi. Questa consiste nel piegare le piante di lato, scalzandole parzialmente dal terreno e ricoprendole poi di terra lasciando fuori solo la cima; in questo caso la pianta continua la crescita curvandosi; infine l’imbianchimento in cella, dove le piante di cardo si mettono intere in cella frigorifera. Comunque sia i cardi si raccolgono prima dell’inverno, in modo che le gelate non facciano in tempo a rovinare la pianta. Ovviamente se si attua l’imbianchimento il cardo rimane un ortaggio invernale, ottimo perché coltivato in un periodo in cui negli orti non interferisce con altre colture.
Tra le avversità, anche se il cardo è una pianta molto rustica, ricordiamo i topi o arvicole che ne rosicchiano le radici, soprattutto in autunno, e gli afidi neri (questi ultimi proliferano molto meno se evitiamo concimazioni con azoto nitrico. Ricordiamo alcune varietà: Gobbo del Monferrato, Cardo gigante inerme, Cardo di Asti o Bianco Avorio, Cardo gigante di Romagna, Cardo di Bologna, Cardo di Chieri, Cardo Mariano ed, ovviamente, il Cardo selvatico.