Foreste nel mondo
Foreste nel mondo
Il monitoraggio delle foreste nel mondo è uno dei controlli dello stato del pianeta più importante che ci sia. Dai suoi dati e dalle sue osservazioni si possono ricavare parametri fondamentali sullo stato dell’ambiente e della sua valutazione. Secondo il rapporto di valutazione globale delle foreste elaborato dalla FAO, dal 1990 al 2015 sono andati perduti circa 129 milioni di ettari di foresta. Le foreste nel mondo sono distribuite in maniera non uniforme: sono presenti con poco meno della metà (45%) nelle zone tropicali, con circa un terzo (31%) nelle zone boreali e aree di minore entità nelle zone temperate (16%) e subtropicali (8%).
La perdita di 129 milioni di ettari di foresta equivale ad un’area equivalente quasi all’intero Sud Africa. In questo periodo si è passati dal 31,6% del territorio mondiale (circa 4.128 milioni di ettari) nel 1990 ai 30,6%, (circa 3.999 milioni di ettari) nel 2015. Una deforestazione che è stata operata soprattutto nelle aree tropicali.
Differente la situazione nei paesi temperati dove l’area netta di foreste è aumentata mentre non vi sono stati cambiamenti rilevanti nelle regioni boreali e subtropicali. Se però raffrontiamo superficie forestale e popolazione ci accorgiamo che la superficie media di foresta pro-capite è diminuita principalmente nelle zone tropicali e subtropicali e in tutte le altre regioni climatiche, con eccezione della temperata, dove la popolazione rurale è generalmente in diminuzione. Anche se il rapporto della FAO evidenzi che il tasso di deforestazione globale netto negli ultimi 25 anni si sia ridotto di oltre il 50% (passando dallo 0,18% dei primi anni 90 allo 0,08% nel periodo 2010-2015) questo tema rimane di grande preoccupazione. Soprattutto perché è la superficie forestale naturale (pari al 93% della superficie forestale del mondo) a registrare il calo maggiore, mentre aumenta l’area di foresta piantata, spesso stabilita per la produzione e che, se ben gestita, può fornire vari beni forestali e servizi e contribuire a ridurre la pressione sulle foreste naturali.
Uno studio olandese, pubblicato su Science Advances all’inizio del 2017, ha potuto verificare che la superficie delle foreste incontaminate è diminuita del 7,2% a livello mondiale nel periodo tra il 2000 e il 2013. Infatti nel 2000 sono state individuate IFL (Intact Forest Landscape) in 65 paesi, di cui due terzi in Russia, Brasile e Canada; dopo 13 anni però la riduzione delle foreste nei primi tre paesi ha toccato il 52%. Se questo trend di perdita IFL dovesse continuare al tasso medio registrato tra il 2000 e il 2013 nei prossimi 20 anni Paraguay, Laos, Cambogia e Guinea equatoriale perderebbero la loro intera area IFL e entro 60 anni altri 15 paesi subirebbero la stessa sorte. È inutile sottolineare l’importanza delle foreste nel mondo; infatti oltre a garantire cibo, energia e stabilità economica, le foreste sono indispensabili per il terreno e il clima e, se ben integrate con il settore agricolo, ne possono aumentare la produttività. Inoltre, le foreste naturali contribuiscono a conservare genotipi e a mantenere la composizione di specie arboree naturali fornendo habitat vitali a specie in pericolo. Nelle foreste abita la più alta densità di diversità biologica e queste ospitano più della metà delle specie terrestri di animali, piante e insetti. Attualmente la superficie forestale designata alla conservazione della biodiversità rappresenta il 13% delle foreste nel mondo, vale a dire 524 milioni di ettari, con le aree più grandi in Brasile e negli Stati Uniti. Dal rapporto della FAO emerge che negli ultimi 25 anni la gestione delle foreste è migliorata: un numero crescente di aree forestali è stato protetto e molti paesi stanno migliorando la gestione, la misurazione e il monitoraggio delle risorse forestali, con un maggior coinvolgimento delle comunità locali nella pianificazione e nelle politiche di sviluppo. Ma il depauperamento soprattutto delle foreste naturali è un patrimonio che porta con se un impoverimento dell’intero patrimonio mondiale non più sostituibile.
Guido Bissanti