Come coltivare il Luppolo in maniera biologica
Come coltivare il Luppolo in maniera biologica
Il Luppolo (Humulus lupulus L., 1753) è un arbusto dal portamento rampicante, della famiglia delle cannabacee, che si sviluppa in lunghezza fino ad 9 metri e con radici molto profonde e dal loro rizoma ogni primavera si ha il rigetto della nuova pianta che è quindi perenne (con impianti che possono durare anche 20 anni); vediamo in questa scheda come coltivare il Luppolo in maniera biologica.
È una pianta dioica con piante maschili (che impollinano) e piante femminili e la parte che si raccoglie è l’infiorescenza femminile, che ha una forma conica (cono). Per questo motivo (tranne che per la produzione di seme o di miglioramento varietale) nel luppoleto si coltivano solo piante femminili e, al limite alcune piante maschili per aumentare la produzione dei coni femminili.
Il luppolo è una pianta tipica dei climi più freddi (soprattutto centro Europa) per cui non tollera bene il caldo o momenti di aridità. In Italia può essere coltivata in settentrione o ad altitudini maggiori. L’esposizione solare deve essere invece ottimale. Il luppolo richiede poi suoli ben dotati di sostanza organica, capaci di una buona ritenzione idrica (ma non ristagno) con pH che può oscillare tra 6 ed 8 e terreno profondo e comunque abbastanza sciolto.
Per l’impianto del luppoleto bisogna fare una buona lavorazione preliminare per tempo e con la seconda lavorazione di affinamento si deve apportare il letame maturo o compost (300 q.li per Ha), con quantitativi dimezzati negli altri anni. Nelle zone di coltivazione si coltiva a baulature, cioè di piccole collinette (alte circa 20-30 cm) per filare che agevolano lo sgrondo delle acque. La piantagione del luppolo si fa nel periodo primaverile al termine delle gelate con i rizomi rivolti verso l’alto ed appena ricoperti di terra ed irrigando di frequente per evitare inaridimenti del suolo. La piantagione si può fare in vivaio a partire da seme e successivo trapianto. Comunque la propagazione più semplice è quella che avviene per partizione del cespo, prendendo un pollone basale della pianta madre (ottenendo così piante uniformi). Questa operazione si fa in primavera con polloni di almeno 15 cm, con le loro radici, con radicazione preventiva in vasi e successivo trapianto. Il sesto di impianto consigliato è di 80-100 cm tra le piante e anche 3 metri tra le file. Ogni filare deve avere i supporti per sorreggere le piante ed al contempo garantisca luminosità e facilità delle operazioni colturali. Questi supporti vengono realizzati (nel secondo anno) con tiranti metallici ed altezze differenti a cui legare la pianta man mano che cresce fino ad altezze di 3-4 metri.
Un’operazione importante è la sarchiatura da effettuare, su grandi estensioni con appositi attrezzi; in un concetto di coltivazione agro ecologica la sarchiatura (possibilmente con paglie) rappresenta la soluzione ottimale sia per gli ulteriori apporti di sostanza organica, la diminuzione di lavorazione di attrezzi (diminuzione dell’emissione di CO2) e di apporti irrigui. Ogni anno invece prima del ricambio della pacciamatura conviene effettuare il rincalzo delle piante (periodo primaverile-estivo) e con l’occasione si eliminano eventuali erbe infestanti. L’irrigazione, che è importante per il luppoleto va fatta con apposito impianto a goccia che consente anche un ulteriore risparmio idrico, con turni ravvicinati e medi quantitativi di adacquamento.
Tra le avversità principali si ricorda la botrite. L’uso regolare di decotto di equiseto spruzzato sulle piante aiuta a prevenire infezioni ed è un ottimo coadiuvante nella lotta anche contro afidi e ragnetto rosso.