Come coltivare l’albicocco in maniera biologica
Come coltivare l’albicocco in maniera biologica
Per la coltivazione dell’albicocco (Prunus armeniaca L.) bisogna partire dall’attenta scelta delle condizioni climatiche e dal tipo di suolo; in questa breve guida vediamo come coltivare l’albicocco in maniera biologica. L’albicocco pur se è una specie che ha un alto fabbisogno in freddo teme le gelate primaverili, anche se esistono varietà recenti con minor fabbisogno in freddo. In Italia gli ambienti più adatti per la coltivazione dell’albicocco sono quelli collinari. Inoltre l’albicocco non tollera bene aree sottoposte a venti gelidi. La sua adattabilità alle caratteristiche del suolo sono legate alla scelta ideale del portainnesto. Senza entrare nel dettaglio dei portainnesti esistenti si ricorda che, se innestato su franco l’albicocco non tollera terreni pesanti ed umidi, condizioni che vengono maggiormente tollerate con portainnesti di mirabolano da seme. Comunque sia è meglio scegliere terreni di medio impasto con ottimo drenaggio.
Per l’impianto di un albicocco è necessario scavare una buca di dimensioni intorno ai 70 x 70 x 70 cm. L’impianto va fatto alla fine del periodo di freddo avendo cura di mettere nella buca, m non molto in profondità, almeno 15-20 Kg di letame ben maturo o di compost. Successivamente, dopo l’impianto si dovranno integrare gli elementi nutritivi con sostanza organica e cenere ottenute dalla bruciatura di materiale vegetale aziendale, da interrare alla lavorazione di inizio primavera. Se il terreno è con un pH tendente al sub alcalino non eccedere con la cenere. Dopo l’impianto si dovrà aver cura di compattare leggermente il terreno, effettuare una prima irrigazione per far aderire le radici e stimolare la ripresa vegetativa. Per la scelta del portainnesto leggete la sua adattabilità al terreno e, comunque, fatevi consigliare da un agronomo.
Se dovete effettuare una piantagione tenete in conto che il sesto d’impianto è bene che sia di 5 x 5 metri ma questo può aumentare anche in funzione di portainnesti più vigorosi. Ricordatevi inoltre che alcune varietà di albicocco non sono autocompatibili per cui nell’impianto dovrete utilizzarne almeno due varietà differenti, ed essendo l’impollinazione entomofila dovete aver cura di promuovere tutte le tecniche che favoriscano l’incremento di questi insetti.
L’irrigazione questa è durante il periodo che va normalmente da primavera inoltrata all’estate con un breve periodo di sospensione solo in prossimità della maturazione dei frutti. Evitare di bagnare la pianta. ottima è la tecnica della pacciamatura (con paglia o altro materiale organico) che fa diminuire le esigenze irrigue, funge da sostanza organica per l’annata successiva e salvaguarda la pianta da malattie fingine dell’apparato radicale.
Per la potatura è preferibile effettuare quella a vaso abbastanza aperto ed impalcatura bassa. La potatura, che deve essere costante e leggera, ha lo scopo di diminuire l’alternanza di produzione. Inoltre vanno eliminate gli eventuali polloni (nel mirabolano) ed i succhioni (rami che crescono verso l’alto. Altra tecnica importante è il diradamento dei frutti che si esegue poco prima dell’indurimento del nocciolo, lasciando uno o due frutti per dardo e un frutto ogni 5-6 centimetri sui rami misti.
Per quanto riguarda le fitopatie principali (monilia, corineo ed oidio, tra i funghi) e l’anarsia tra gli insetti è opportuno utilizzare macerati di equiseto e di ortica, evitare il reimpianto dell’albicocco e l’utilizzo di fertilizzanti di sintesi, soprattutto azoto nitrico, ed alla fine di ogni anno allontanare e bruciare le foglie ed i rami della potatura per il riutilizzo della cenere come fertilizzante.