Importanza degli Animali nelle aziende agricole
Importanza degli Animali nelle aziende agricole
La cosiddetta rivoluzione verde ha condotto i sistemi di produzione agricola verso modelli simili a quelli adottati in ambito industriale. E allora dov’è il problema? Potrebbe obiettare qualcuno!
Il problema è che i sistemi industriali tendono a specializzare i processi, le procedure ed i modelli di produzione, mentre i sistemi agricoli devono rispondere ai principi dell’agroecologia, cioè dei criteri da adottare per trasferire nelle aziende agricole i modelli ed i principi di funzionamento dell’ecosistema. Questi ultimi si basano sulla compartecipazione complessa di molti fattori (sistema abiotico) e di molti individui, o insiemi (sistema biotico) che per trasformare al meglio (rendimento) le energie del nostro pianeta (da quella solare a quelle del suolo e dell’acqua) devono operare in sinergia ed in modo sussidiario.
Cosa significa?
• Che da un punto di vista energetico la specializzazione è un errore in quanto rende il sistema di produzione meno efficiente;
• Che diminuiamo pericolosamente le aggregazioni ecosistemiche (ed agroecosistemiche) impoverendo il sistema di rigenerazione delle energie (chimiche, biochimiche, fisiche, ecc.);
• Che la rinnovabilità della risorsa diminuisce rapidamente con tutti gli evidenti problemi di perdita di biodiversità, erosione dei suoli, erosione dei saperi, ecc..
In questo contesto la scomparsa nell’agroecosistema della componente faunistica (equini, bovini, caprini, animali di piccola taglia, ecc.) ha tolto una importante funzione ecologica che andava ad integrarsi alla componente floristica. Un effetto immediato di questa scomparsa è la diminuita capacità delle aziende agricole di ripristinare la sostanza organica sottratta durante il ciclo produttivo e/o “bruciata” per le lavorazioni eccessive del suolo. In aggiunta, la mancanza delle piccole produzioni aziendali è stata sostituita dagli allevamenti intensivi che sono quanto di più scorretto da un punto di vista etico (domandate agli animali) ed energetico (inquinamento delle falde, necessità di mangimi non naturali, ecc.).
In poche parole: dobbiamo cambiare completamente i paradigmi produttivi.
Questo compito non può essere delegato ai PSR, ai fondi strutturali in generale ma ad una revisione totale e sostanziale delle Politiche Agricole di tutti i Paesi del mondo.
Mi piacerebbe che l’Italia (viste le sue peculiarità) fosse l’apripista. Forse è utopia? È possibile ed allora voglio concludere con una frase di Oscar Wilde: “Una mappa del mondo che non include Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo paese al quale l’umanità approda di continuo. E quando vi approda, l’umanità si guarda intorno, vede un paese migliore e issa nuovamente le vele.“.
Guido Bissanti