Recuperare la canna comune per una nuova ecologia rurale
Recuperare la canna comune per una nuova ecologia rurale
Quando ero piccolo, e vivevo il vero contatto con un’agricoltura immersa nella natura, non potevo non notare quei grandi cannucciati alcuni dei quali erano dei propri confini aziendali o, comunque, luoghi più umidi sedi di importanti microsistemi ecologici.
La canna comune (Arundo donax L., 1753) ci accompagnava nella crescita, dall’utilizzo come primo materiale per i nostri rudimentali giochi fino a materiale per una vera e propria bioedilizia.
Poi è arrivato il “progresso” e la canna comune è diventata un “problema” per un’agricoltura moderna che doveva risolvere i problemi del mondo .
Di fatto la canna era materia primaria per le abitazioni, ma anche per un’altra miriade di usi: dalla realizzazione degli sbarramenti nelle peschiere, alle messa in opera di recinzioni, dalla costruzione di strumenti musicali alla fabbricazione di giocattoli, dalla creazione di solidi contenitori per la casa ed il lavoro (cesti di ogni tipo) all’uso delle sue radici come combustibile, fino ad arrivare all’uso farmaceutico di alcune sue parti.
Con il progresso è arrivata la distruzione sempre più spinta di questi microecosistemi che, oltre a fornire tanta materia prima (in maniera gratuita), erano luogo di abitazione di organismi e microorganismi che davano equilibrio anche all’ecosistema agricolo.
La canna comune vanta una storia millenaria per l’uomo. Gli antichi Egizi, ad esempio, usavano le foglie di questa pianta per avvolgere le spoglie dei defunti, ma il suo utilizzo spaziava dalla creazione di barriere frangivento, alla fabbricazione di canne da pesca, dai bastoni da passeggio ai tutori per piante rampicanti e vegetali, dall’uso come combustibile a materia prima per strumenti musicali. Per la sua flessibilità la canna era considerata un ottimo materiale per il confezionamento di strumenti musicali a fiato (flauti e le launeddas) ed ancora oggi con la canna si fabbricano anche strumenti musicali a fiato come oboe, fagotto, clarinetto e sassofono.
Per fortuna qualcuno, dopo anni di abbandono in favore di materiali di sintesi (che distruggono pianeta e uomo), la canna è stata riscoperta in molti campi, non ultimo quello di una possibile fonte di biomassa per la produzione di energia. La Comunità Europea ha stimolato la messa a dimora di colture da energia (tra cui la canna), coltivazioni destinate a fornire massa lignocellulosica per la produzione di energia elettrica e/o termica.
Se n’è accorta anche la moderna bio edilizia. Infatti la canna è stata ampiamente rivalutata nella logica del risparmio energetico, per creare un buon isolamento termico e dei locali sufficientemente insonorizzati, oltre che salubri. Di fatto è solo riscoperta, in quanto in passato la canna era già stata, a livello abitativo, uno dei materiali più utilizzati. Dai tetti fino ad isolamento di pareti la faceva da padrona.
Insomma la bioedilizia si sta accorgendo che come lei (la canna) non c’è nessuno. Dove c’è la canna come isolante e materiale edilizio la frescura, anche neo mesi di agosto, è unica.
Senza entrare nelle tecniche di utilizzo nella bioedilizia che lascio alle pubblicazioni specializzate, è evidente quanto l’esserci allontanati dalla natura sia stato quel teorema a cui dobbiamo porre una notevole inversione di tendenze partendo da una buona informazione.
Guido Bissanti