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L’energia pulita che non utilizziamo

L’energia pulita che non utilizziamo

L’energia meccanica dei corsi d’acqua è conosciuta da tempo memorabile. È stata utilizzata fin dagli antichi Greci e Romani come forza primaria per azionare mulini per macinare il grano ed altri cereali. Allo stesso modo in altre parti del mondo e con sistemi simili  hanno fatto diverse popolazioni con i mulini a vento, e successivamente (Basso Medioevo) con lo sviluppo di nuove soluzioni e tecnologie che hanno permesso un miglioramento sensibile dei dispositivi di estrazione dell’energia, consentendone un impiego più efficiente.
L’energia dei corsi d’acqua, è stata cosi “estratta” mediante la ruota idraulica “da sotto” o “da sopra” nel caso di utilizzo rispettivamente di ruote che sfruttano l’energia cinetica del corso d’acqua (essendo in parte immerse in esso) o di ruote che sfruttano l’energia potenziale (ricevendo l’acqua per caduta).
Nei tempi moderni lo sfruttamento dell’energia dei corsi d’acqua ha visto profondi mutamenti rispetto alle soluzioni storiche, ma i principi che stavano alla base dei vecchi impianti si ritrovano nei moderni impianti idroelettrici, così come è possibile trovare importanti similitudini tra le moderne turbine idrauliche e le ruote idrauliche.
Oggi un moderno impianto idroelettrico può essere di tre tipi:

  • ad acqua fluente: lungo un corso d’acqua avente caratteristiche di portata adatte allo sfruttamento si provvede ad un’opera di presa, ovvero un punto di intercettazione del corso, ed alla realizzazione di un tratto di condotta ed una sala per la turbina idraulica, il cui scarico avverrà nel corso d’acqua stesso a valle dell’opera di presa, dopo averne estratto parte dell’energia meccanica contenuta in essa;
  • a bacino: si tratta di impianti per i quali viene costruito a monte della turbina un bacino di raccolta che permette di innalzare il pelo libero dell’acqua (e quindi incrementarne l’energia potenziale) ed inoltre di regolare la portata verso le turbine in modo da consentirne il funzionamento ottimale ed a seguire le richieste di energia elettrica;
  • a doppio bacino: si tratta di impianti definiti anche “di pompaggio“, i quali presentano molte analogie con gli impianti a bacino, ma prevedono un bacino anche a valle dal quale l’acqua può venire ripompata a monte durante le ore notturne per consentire di disporre del bacino di monte sempre pieno al fine di operare la regolazione fine della richiesta elettrica.

Questi tre tipi di impianto presentano caratteristiche distintive che li rendono adatti a particolari situazioni e condizioni di funzionamento nello scenario globale della produzione elettrica e, soprattutto per il nostro Paese, possono risolvere differenti situazioni ecologiche e morfologiche.
Parliamo di impianti che possono produrre energia elettrica con potenza installata massima di 100 kW o comunque intorno a questi valori.
Stiamo insomma parlando delle incredibili potenzialità del micro idroelettrico per produrre energia dall’acqua e per risolvere, in buona parte, due grandi questioni dell’agricoltura italiana.

  • L’ approvvigionamento di acqua;
  • L’ approvvigionamento di energia elettrica pulita;

Come si suol dire in maniera figurata: due piccioni con una fava.
Eppure nel nostro Paese morfologicamente adatto a questo doppio utilizzo energetico (perché anche l’acqua da sola è energia in forma di potenzialità biologica) non esistono in pratica politiche di incentivazioni “serie” che consentano alle aziende agricole di poter accedere a fondi o mutui agevolati per una incredibile risorsa che abbiamo a casa e fingiamo di non conoscere.
Parliamo insomma di impianti di non elevati costi di realizzazione ma di grande vantaggio per tutta la comunità (non solo agricola) perché pochi sanno (o fanno finta di non sapere) che gran parte del particolato prodotto dalle motorizzazioni agricole convenzionali (trattori, frese, ecc.) va poi a depositarsi sui terreni e sui frutti e verdure di cui ci nutriamo.
L’energia pertanto pulita generata da questi tipi di impianto eliminerebbe in un sol colpo tutta una serie di questioni che vengono sottaciute o troppo grossolanamente trascurate.
Un impianto micro-idro sfrutta l’energia potenziale posseduta dalla corrente di un corso d’acqua. Per gli impianti di dimensioni molto ridotte (2-3kW), la turbina, che è il componente principale di un impianto, può alloggiare direttamente nel corso d’acqua, mentre per gli impianti di dimensioni più grosse si utilizzano apposite opere civili come canali di adduzione, vasche di carico, condotta forzata ecc., che prelevano parte dell’acqua dalla corrente del corso e dopo che ha attraversato la turbina viene restituita al corso d’acqua in un punto più a valle.
Il costo varia con la potenza installata e quindi con le relative opere civili da realizzare (opere di presa, canali, vasca di carico e condotta forzata).
Per impianti al disotto dei 3 kW si hanno costi per kW installato molto contenuti, mentre per impianti con taglie maggiori i costi aumentano per kW installato, questo è dovuto al costo aggiuntivo delle opere civili da realizzare.
Il tempo di ritorno dell’investimento è tra i 5 e 10 anni circa, in base alla taglia dell’impianto. Per potenze al di sotto dei 10kW il tempo di ritorno è inferiore ai 6 anni. Per un impianto con una potenza elettrica installata compresa tra i 10 e 100kW il tempo di ritorno è di 10 anni.
La produzione di energia elettrica attraverso impianti idroelettrici esclude l’utilizzo di qualsiasi combustibile, quindi azzera le emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e di altri inquinanti.
Nel contesto generale del nostro paese si potrebbe pertanto pensare ad una misura specifica dedicata per esempio all’accesso al credito agevolato (che si ripagherebbe in pochi anni) e che consentirebbe di garantire una maggiore risorsa idrica da utilizzare in agricoltura (e da non sottrarre agli usi civili) ed una disponibilità elettrica pulita.
Difficile è fare una stima della potenza idroelettrica che si potrebbe produrre ma se a questa aggiungiamo l’aumentata disponibilità idrica che questo progetto comporterebbe allora i numeri diventano grandi ed importanti.

La domanda che ci facciamo è: la politica su tutto questo che fa?

Guido Bissanti




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