Erosione dei suoli del Mondo
Erosione dei suoli del Mondo
Un accurato studio della FAO ha evidenziato come i suoli sono in pericolo, anche se il deterioramento non è irreversibile ma occorre applicare delle politiche di salvaguardia e di recupero politicamente concrete.
Secondo lo studio della FAO i suoli di tutto il mondo si stanno rapidamente deteriorando per via dell’erosione, dell’esaurimento dei nutrienti, della perdita di carbonio organico nel suolo, della loro impermeabilizzazione e di altre minacce, ma questo trend può essere invertito se i paesi si impegnano a promuovere delle pratiche di gestione sostenibile e l’uso di tecnologie appropriate.
I suoli sono essenziali per produrre colture ricche di nutrienti, filtrano e puliscono decine di migliaia di chilometri cubi di acqua ogni anno. Fungendo da grandi serbatoi di carbonio, i suoli aiutano a regolare le emissioni di anidride carbonica ed altri gas serra, e sono quindi fondamentali per regolare il clima.
Tuttavia la principale conclusione del rapporto é che la maggioranza dei suoli del mondo si trova in condizioni discrete, mediocri, o molto negative, e nella maggior parte dei casi la situazione sta peggiorando. In particolare, il 33% delle terre sono moderatamente se non altamente degradate a causa dell’erosione, della salinizzazione, della compattazione, dell’acidificazione e dell’inquinamento chimico dei suoli.
Se non si inverte questo trend ulteriori perdite di terre produttive danneggerebbero fortemente la produzione agricola e la sicurezza alimentare, aumentando la volatilità dei prezzi alimentari, e potenzialmente spingendo milioni di persone sotto la soglia della fame e della povertà. Il rapporto tuttavia dimostra che la perdita di risorse e di funzioni dei suoli può essere evitata.
Tra i cambiamenti nella condizione dei suoli va annoverato anche l’aumento demografico e la crescita economica, fattori che si stima persisteranno nei decenni a venire.
Il rapporto mette in evidenza come oggi oltre il 35% della superficie terrestre del pianeta – non ricoperta dai ghiacci – sia stata convertita ad uso agricolo allo scopo di nutrire una popolazione che ha raggiunto i 7,3 miliardi di persone. Il risultato é che i suoli privati della vegetazione naturale per ospitare coltivazioni non ecosostenibili o pascoli soffrono drastici aumenti dell’erosione e pesanti perdite di carbonio, nutrienti e biodiversità.
Ma anche l’urbanizzazione sta avendo un peso sostanziale. La rapida espansione delle città e delle industrie ha contribuito al degrado di aree sempre più vaste, in parte contaminando i suoli con quantità eccessive di sale, acidità e metalli pesanti; comprimendoli sotto pesanti macchinari; e sigillandoli permanentemente sotto asfalto e cemento.
A questo bisogna aggiungere le alte temperature ed eventi legati a condizioni climatiche estreme quali siccità, alluvioni e tempeste che colpiscono la quantità e la fertilità del suolo in diversi modi, ad esempio riducendone l’umidità ed impoverendo gli strati superiori dei suoli ricchi di nutrienti.
Il rapporto si è concentrato sulle 10 maggiori minacce alle funzioni dei suoli: erosione, perdita di carbonio organico, squilibrio dei nutrienti, acidificazione, contaminazione, impaludamento, compattazione, impermeabilizzazione e perdita di biodiversità.
La cosa peggiore in tutto questo contesto che non esistono strategie univoche a livello politico.
La soluzione dovrà essere quella di indirizzi governativi forti sulla gestione sostenibile del suolo richiedendo pertanto la partecipazione di un’ampia gamma di stakeholder che vanno dai governi ai piccoli contadini.
Nel settore agricolo l’erosione può essere fermata ed addirittura invertita solo se si ripensa globalmente ad un modello agroalimentare di nuova generazione e fortemente sincronizzato a principi di eco sostenibilità.
Dalle risultanze di tale rapporto sono state individuate quattro priorità di azione:
- Ridurre il continuo degrado dei suoli e ripristino della produttività di quei terreni già degradati in regioni dove le persone sono più vulnerabili;
- Stabilizzare gli stock mondiali di materiale organico dei suoli, tra cui anche il carbonio organico ed altri organismi presenti nel terreno;
- Stabilizzare o ridurre l’uso globale di fertilizzanti al nitrogeno e al fosforo, aumentando l’uso di fertilizzanti in regioni con carenze di nutrienti;
- Migliorare la nostra conoscenza sullo stato e i trend delle condizioni del suolo.
Tali azioni dovranno però essere supportate da politiche mirate, tra le quali:
- Promuovere lo sviluppo di sistemi di informazione sui suoli per monitorare e prevedere i loro cambiamenti;
- Aumentare la conoscenza e la consapevolezza sulle tematiche relative al suolo, integrandole nell’istruzione formale e nella formazione – dalla agronomia alla geologia alla geografia, dalla biologia all’economia.
- Investire nella ricerca, sviluppo e divulgazione per condurre test, e diffondere tecnologie e pratiche di gestione sostenibili del suolo.
- Introdurre normative ed incentivi appropriati ed efficaci. Questo potrebbe includere delle tasse che scoraggino pratiche nocive come l’uso eccessivo di fertilizzanti, erbicidi o pesticidi. I sistemi di ripartizione in zone possono essere usati per proteggere i terreni agricoli migliori dall’urbanizzazione. I sussidi potrebbero essere usati per incoraggiare le persone a comprare strumenti ed altri inputs che hanno un impatto meno dannoso sui suoli, mentre la certificazione di pratiche agricole e d’allevamento sostenibili può rendere la produzione più commercialmente attraente a prezzi più alti.
- Promuovere il raggiungimento della sicurezza alimentare locale, regionale ed internazionale tenendo in considerazione le risorse del suolo dei singoli paesi e le loro capacita di gestirle in maniera sostenibile.
Alcune delle principali conclusioni del rapporto:
L’erosione porta via tra i 25 e i 40 milioni di tonnellate ogni anno, riducendo significativamente i rendimenti delle coltivazioni e la capacità del suolo di immagazzinare e riciclare carbonio, nutrienti ed acqua. Le perdite nella produzione cerealicola annua dovute all’erosione sono stimate attorno ai 7,6 milioni di tonnellate ogni anno. Se non si agirà per frenare l’erosione, si può prevedere una riduzione totale di tale produzione di oltre 253 milioni di tonnellate entro il 2050. Tale perdita produttiva equivarebbe a rimuovere 1,5 milioni di chilometri quadrati di terra dalla produzione agricola – pari a quasi l’intera superficie arabile in India.
La mancanza di nutrienti nel terreno é il principale ostacolo ad un miglioramento della produzione alimentare e delle funzioni del suolo in molti contesti ambientali degradati. In Africa tutti i paesi, eccetto tre, estraggono dal suolo ogni anno più nutrienti di quelli che vengono restituiti attraverso l’uso di fertilizzanti, residui agricoli, concime ed altro materiale organico.
L’accumulo di sali nel suolo riduce i raccolti agricoli e può arrivare a bloccare completamente la produzione. La salinità indotta dall’uomo colpisce circa 760.000 chilometri quadrati di terra in tutto il mondo – un’area più ampia di tutta la terra arabile del Brasile.
L’acidità del suolo costituisce un serio limite alla produzione agricola in tutto il mondo. Gli strati superficiali più acidi nel mondo si trovano in quelle aree del Sud America che hanno subito deforestazioni ed agricoltura intensiva.
Da questi dati e queste informazione emerge pertanto una situazione tanto preoccupante, ma ancora più preoccupante è la mancanza di strategie politiche in materia e soprattutto l’assenza di parametri/punteggi idonei nelle misure di investimento di alcuni paesi dell’Unione Europea (tra cui l’Italia) nei PSR. Il risultato è che si continua a fare impresa agricola ed agricoltura ancora con un modello superato e che giova solamente alla GDO e nuoce fortemente all’Uomo ed al Pianeta.
Guido Bissanti