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Lonicera alpigena

Lonicera alpigena

Il caprifoglio alpino o camecèraso (Lonicera alpigena L., 1753) è una specie arbustiva della famiglia delle Caprifoliaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Dipsacales, Famiglia Caprifoliaceae e quindi al Genere Lonicera ed alla Specie L. alpigena.

Etimologia –
Il termine Lonicera deriva da Adam Lonitzer (1528-1586), medico tedesco autore di un famoso testo sulle piante officinali.
L’epiteto specifico alpigena proviene da Alpes la catena montuosa delle Alpi e da genus nascita, origine, stirpe, schiatta: originario delle Alpi.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il caprifoglio alpino è una specie sud-europea (catene dell’Europa meridionale, dalla Penisola Iberica, Alpi, ai Balcani ed eventualmente Caucaso o Anatolia) il cui habitat è quello che va dall’orizzonte submontano al montano superiore (da 800 a 2100 m), legata alle faggete pure e miste con conifere, ai consorzi di cespugli di montagna ed alle boscaglie umide, su suoli generalmente fertili e, di preferenza, di natura calcarea; semisciafila (o emistegifita).
È presente in tutte le regioni d’Italia salvo che in Puglia e nelle Isole maggiori.

Descrizione –
La Lonicera alpigena è un arbusto caducifoglio, che raggiunge altezze da 0,50 a 2,50 m, piuttosto ramoso.
Ha un apparato radicale profondo e robusto. I rami giovani sono pelosi-glandulosi di colore bruno-rossastro, mentre i rami adulti sono ascendenti e un po’ contorti, rametti dell’anno con due stipole fogliari alla base.
La corteccia è di colore grigio sabbia chiara, desfogliantesi; il legno non è molto resistente al taglio e con odore di patata, color avorio; gemme opposte, fusiformi e appuntite, con squame brunastre.
Le foglie sono brevemente picciolate, opposte e decussate, lunghe 5-10(14) cm e larghe 3-5 cm, di forma ovato-ellittica, ad apice acuto, con margine intero, ondulato, finemente cigliato, glabre e lucide superiormente, opache e a volte pelose inferiormente, con marcate nervature.
I fiori sono gialli con sfumature rosse, riuniti a coppie su un unico stelo su peduncoli (2-5 cm) glabri all’ascella delle foglie, sovente appoggiati sulla nervatura centrale di queste, con calici piccoli ed ovari quasi completamente concresciuti, corolle lunghe 12-18 mm rosso carminio bilabiate; 5 stami violetti lunghi quanto le corolle. L’antesi è tra maggio e luglio
I frutti sono delle bacche velenose di colore rosso brillante, del diametro circa 1 cm, fuse a coppie su un unico lungo picciolo, dette ciliegie di montagna.
I semi sono piccoli, piatti, 3-4 per bacca, maturanti a fine estate.

Coltivazione –
Il caprifoglio alpino gradisce posizioni soleggiate o parzialmente ombreggiata. I caprifogli coltivati in vaso devono essere annaffiati abbondantemente durante la primavera-estate, meno in inverno.
Per quanto riguarda il substrato preferisce terreni freschi, ben drenati e poco argillosi. Sarà bene aggiungere anche della sostanza organica, specialmente al momento della messa a dimora delle specie rampicanti.
Per i dettagli della tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
La Lonicera alpigena può essere confusa con:
– Lonicera xylosteum L., somigliante nell’aspetto, che ha foglie e rametti molto pelosi, vellutati al tatto, fiori più grandi bianco-giallastri e frutti rossi un po’ schiacciati di dimensioni inferiori, abbinati, ma non completamente concresciuti;
– Lonicera nigra ha lo stesso portamento e dimensioni, ma ha corteccia bruna screpolata a losanghe longitudinali, foglie opposte con picciolo brevissimo (2-4 mm) decussate a lamina arrotondata all’apice non pelose, fiori zigomorfi appaiati su peduncoli di 2-4 cm con corolla bianco-rosea, bacche di 7-10 mm quasi nere e pruinose saldate solo alla base;
– Lonicera caerulea che è più rara, si trova in area alpina, ha corteccia rossastra desquamante, foglie opposte subsessili ellittico-lanceolate ottuse raramente più lunghe di 3 cm, fiori radi attinomorfi, giallo-verdastri appaiati ad ovario completamente concresciuto, sepali e tubo corollino pelosi, frutti in bacche blu ellissoidali pruinose, fuse a coppie in una sola; acidofila.
Le bacche sono tossiche per la presenza di xilosteina (ad azione emetica), ma un tempo la pianta era utilizzata a scopo medicinale.

Modalità di Preparazione –
Anche se le bacche sono velenose, della pianta si possono usare la corteccia (azione antireumatica, diuretica, antiedematosa), le foglie (proprietà antinfiammatorie, astringenti, toniche, diuretiche, disintossicanti), i fiori (proprietà espettoranti e toniche nervine), i frutti (azione diuretica e purgativa).

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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