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Castanea sativa

Castanea sativa

Il castagno europeo o più comunemente castagno (Castanea sativa Mill., 1768) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Fagaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Fagales, Famiglia Fagaceae e quindi al Genere Castanea ed alla Specie C. sativa.

Etimologia –
Il termine Castanea deriva dal nome latino del castagno, probabilmente derivato da Kastanáia villaggio della Tessaglia famoso per le sue piante. L’epiteto specifico sativa proviene da satum (che è il participio passato di sero seminare, piantare) seminato, piantato: che si semina o pianta, coltivato, domestico.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Castanea sativa è una specie arborea originaria dell’Europa meridionale, Nord Africa e Asia occidentale. Il castagno si sviluppa in un areale circumediterraneo, ad estensione frammentata, che va dalla penisola iberica alle regioni del Caucaso prossime al Mar Nero. In Europa, la maggiore estensione di questa pianta si ha nelle regioni occidentali. In Italia, i castagneti da frutto sono ormai notevolmente ridotti, anche se in questi ultimi anni si sta assistendo ad un tentativo di recupero non solo ai fini produttivi.

Descrizione –
Il castagno europeo è un albero, che può raggiungere i 25 metri, con chioma conico-piramidale nei giovani esemplari, con tendenza a diventare negli esemplari adulti espansa, globosa ed irregolare. Il fusto è abbastanza diritto, con ramificazioni nella parte medio alta, con scorza brunastra con sfumature grigiastre negli esemplari adulti, grigio-nocciola in quelli giovani. Le foglie sono caduche, con margine seghettato e apice appuntito, di colore verde intenso e lucide, più chiare nella parte inferiore. Si tratta di una pianta monoica, con infiorescenze maschili rappresentate da spighe lunghe 10-20 cm di color giallo-verdastro e femminili costituite da fiori singoli o riuniti a gruppi di 2-3 posti alla base delle infiorescenze maschili. L’antesi si svolge nel periodo della piena estate. Il frutto è una noce, chiamata castagna, interamente rivestita da una cupola spinosa, detta riccio.

Coltivazione –
Castanea sativa è una specie mesofila e moderatamente esigente in umidità. Sopporta abbastanza bene i freddi invernali, che inizia a subire danni solo a temperature inferiori a -25 °C ma è esigente durante la stagione vegetativa. Per la sua coltivazioni l’areale più idoneo si ha nel piano montano tra 600 e1300 m delle regioni mediterranee o in alta collina più a nord, ma se trova condizioni di umidità favorevoli può essere coltivato anche nelle stazioni fresche del Lauretum, spingendosi perciò a quote più basse. In condizioni di moderata siccità estiva si ha un rallentamento dell’attività vegetativa ed una fruttificazione irregolare. Particolari problemi creano le nebbie persistenti e la piovosità eccessiva nei mesi di giugno e luglio che ostacolano l’impollinazione incidendo negativamente sulla fruttificazione.
Durante la prima fase, quando le piantine sono giovani, il castagno tollera un moderato ombreggiamento, fatto, questo, che favorisce una buona rinnovazione nei boschi maturi, ma in fase di produzione manifesta una maggiore eliofilia.
Dal punto di vista pedologico predilige terreni ben dotati di potassio e fosforo e di humus con pH di terreni neutri o moderatamente acidi; si adatta anche ad un’acidità più spinta, mentre rifugge in genere dai suoli basici, in quanto il calcare è moderatamente tollerato solo nei climi umidi. I suoli preferiti sono quelli sciolti o tendenzialmente sciolti, mentre non sono tollerati i suoli argillosi o, comunque, facilmente soggetti ai ristagni. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il castagno era già conosciuto ed apprezzato dai Greci per le sue numerose potenzialità: abbondante produzione di frutti molto nutrienti, utilizzo di legname, corteccia, foglie e fiori (farmacopea). Gli ellenici ne svilupparono la coltivazione selezionando le varietà, per poi consumare le castagne nei modi più diversi (pane nero di Sparta, sfarinate e minestre). Greci, Fenici ed Ebrei commerciavano questi frutti in tutto il bacino del Mediterraneo, la cui pianta era definita “albero del pane” da Senofonte (IV secolo a.C.). Virgilio dava consigli sulla coltivazione del castagno, mentre Marziale indicava che nell’Impero Romano nessuna città poteva gareggiare con Napoli nell’arrostire questo frutto. Plinio raccontava invece come con la farina di castagne si preparasse un pane particolare di cui si cibavano le donne durante le feste in onore di Cerere, periodo in cui era loro vietato mangiare cereali. I latini cocevano le castagne sulla fiamma diretta, sotto la cenere, nel latte, o come suggeriva Apicio, al tegame con spezie, erbe aromatiche, aceto e miele. Durante il Medioevo furono soprattutto gli ordini monastici a migliorare la coltivazione (rimboschimenti nelle aree pedemontane), la conservazione e la trasformazione delle castagne. Fu allora che si affermò il mestiere di “castagnatores”, svolto da contadini specializzati nella raccolta e lavorazione di questi prodotti del bosco.
La specie Castanea sativa è una delle più importanti essenze forestali dell’Europa meridionale, in quanto ha riscosso, fin dall’antichità, l’interesse dell’uomo per i molteplici utilizzi. Oltre agli aspetti ecologici questa specie è stata largamente coltivata, fino ad estenderne l’areale, per la produzione di legname e dei frutti, che, in passato, hanno rappresentato un’importante risorsa alimentare per le popolazioni rurali degli ambienti forestali montani e, nelle zone più fresche prealpine, d’alta collina, in quanto erano utilizzate soprattutto per la produzione di farina di castagne.
Negli ultimi decenni l’importanza economica del castagno ha subito un drastico ridimensionamento, sia per la produzione del frutto limitato a cultivar di particolare pregio che per il legname. Molto diminuita è poi la produzione della farina, che riveste un impiego secondario nell’industria dolciaria.
Le castagne sono ricche di amido mentre il legno semiduro trova impiego soprattutto nella fabbricazione di mobili e pali di sostegno per l’agricoltura.
La corteccia e il legno del castagno sono particolarmente ricchi di tannini (circa il 7%) e possono essere impiegate per la sua estrazione, destinata alle concerie. Uso che, in Italia, ha riscosso un particolare interesse nei primi decenni del XX secolo, epoca in cui l’industria del tannino nazionale faceva largo impiego del castagno, ma dopo il 1940 ha perso importanza sia per la contrazione di questo settore sia per il ricorso, come materia prima, al legno di scarto.
Inoltre, anche se marginalmente, questa specie è considerata pianta officinale nella farmacopea popolare: per il contenuto in tannini, la corteccia ha proprietà astringenti, impiegabile in fitocosmesi per il trattamento della pelle. Alle foglie, oltre alle proprietà astringenti, sono attribuite proprietà blandamente antisettiche e sedative della tosse.
Sempre nella farmacopea popolare di alcune regioni, la polpa delle castagne, cotta e setacciata, trova impiego in fitocosmesi per la preparazione di maschere facciali detergenti ed emollienti.
In base alla scelta produttiva i castagneti possono dividersi in castagneti da frutto o palina di castagno, boschi cedui con turno che può variare dai 20 a 30 anni. Importanti sono anche i boschi da legno, dove si allevano cultivar innestate per la produzione di legname adatto alla produzione di mobili ed altri manufatti.
Pur avendo impollinazione prevalentemente anemogama, i fiori maschili del castagno sono bottinati dalle api, perciò questa pianta è considerata mellifera.
Per la ricchezza di amidi e zuccheri complessi, sono particolarmente indicati nella dieta di giovani, sportivi e persone che praticano attività fisiche impegnative.
Le quantità di zuccheri rendono la castagna un alimento alternativo per i bambini allergici al latte di vacca o al lattosio. La farina di castagna risponde al fabbisogno di carboidrati nell’alimentazione di persone con intolleranza ai cereali.
L’alto contenuto di sali minerali, come fosforo e magnesio, soddisfa le esigenze di oligoelementi essenziali al nostro benessere; sono inoltre considerati una vera miniera di potassio, sostanza indispensabile al buon funzionamento degli apparati cardiovascolari e neuromuscolari, importante il suo contributo nell’aumentare la nostra resistenza alla fatica migliorando così le capacità lavorative.
A differenza della gran parte dei frutti a polpa (mele, pesche ecc.) il contenuto in acqua è relativamente modesto, nel prodotto fresco si aggira intorno al 50 %. Le castagne fresche hanno un elevato contenuto calorico (160 Kcal ogni 100 g).
Il consumo della castagna è consigliato perché con il suo alto contenuto di fibra previene disturbi gastrointestinali, accelera il transito di sostanze nell’intestino ed esercita benefici effetti sulla microflora.

Modalità di Preparazione –
Per tanti, il termine castagna riporta subito alla mente il sapore travolgente delle caldarroste che, nelle fredde giornate invernali, vengono consumate con gusto. Ma le castagne possono essere usate in cucina per preparare molti piatti elaborati e saporiti. Si spazia dagli gnocchi di castagne e ricotta al ragù di coniglio, per chi ama servire primi piatti diversi dal solito, agli spiedini di castagne al rosmarino senza rinunciare a dolci come il rotolo al cioccolato e crema di castagna o il più classico strudel friabile alle castagne. Inoltre con la farina di castagne si possono preparare innumerevoli piatti, sia dolci che salati.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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