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Abies lasiocarpa

Abies lasiocarpa

L’abete delle rocce (Abies lasiocarpa (Hook.) Nutt., 1849) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Pinaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Pinophyta,
Classe Pinopsida,
Ordine Pinales,
Famiglia Pinaceae,
Genere Abies,
Specie A. lasiocampa.
Sono sinonimi i termini:
– Abies balsamea f. compacta (Beissn.) B.Boivin;
– Abies grandis var. lasiocarpa (Hook.) Lavallée;
– Abies lasiocarpa f. compacta (Beissn.) Rehder;
– Abies lasiocarpa f. conica (Hornibr.) Rehder;
– Abies lasiocarpa var. conica Hornibr.;
– Pinus lasiocarpa f. compacta (Beissn.) Voss.
All’interno di questa specie vengono accettate alcune varietà che non trovano comunque concordi tutti i ricercatori; tra queste citiamo:
– A.lasiocarpa var. lasiocarpa, descritto da Mount Hood, presente nell’Oregon;
– A.lasiocarpa var. arizonica (Merriam) Lemmon, endemica delle zone montane di Arizona, Colorado e Nuovo Messico;
– A.lasiocarpa var. bifolia Eckenwalder 2009, presente in gran parte dell’interno del Nord America occidentale.

Etimologia –
Il termine Abies viene da Abies che è il nome classico latino (Virgilio, Egloghe, dalla radice sanscrita abh sgorgare della resina); secondo un’altra interpretazione deriverebbe dalla parola greca ἄβιος = longevo.
L’epiteto specifico lasiocarpa deriva dalle radici greche λαιοϛ = lanoso, pubescente e καρποϛ= frutto, riferendosi alla pubescenza tipica degli strobili.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’abete delle rocce è una conifera originaria dell’America settentrionale e distribuita in particolare sulle montagne dello Yukon, della Columbia Britannica e dell’Alberta occidentale, in Canada; mentre negli Stati Uniti è presente nel sud-est dell’Alaska, negli stati di Washington, Oregon, Idaho, nel Montana occidentale, in Wyoming, Utah, Colorado, Nuovo Messico, Arizona, nel nord-est del Nevada, e sulle Trinity Alps nella California nord-occidentale.
Il suo habitat è quello dei territori dal livello del mare ai 1.500 m di quota nella parte più settentrionale del suo vasto areale, dai 600 ai 3.500 m di quota nelle Montagne Rocciose e nella Catena delle Cascate; non ha particolari esigenze climatiche e di suoli, frequentando zone con precipitazioni annuali dai 600 ai 3.000 mm. Forma boschi sia esclusivi che misti, in combinazione con Tsuga mertensiana nel nord-ovest e con Picea engelmannii nelle Montagne Rocciose; la varietà Arizonica è comune anche in associazione con Pinus aristata e Pinus flexilis.

Descrizione –
L’ Abies lasiocarpa è un albero alto fino a 30 m ma che può arrivare in certi esemplari fino a 45 m.
Il tronco ha un diametro di 0,8 m, diritto e a portamento conico.
La corteccia è grigia e liscia da giovane ma diviene fessurata con l’età.
I rami principali sono dritti, rigidi, i secondari a coppie, opposti e disposti a spirale, di colore grigio verdastro o marrone chiaro; all’età di due anni la corteccia si spacca, rivelando la parte sottostante rosso-marrone. Le gemme variano dal marrone chiaro allo scuro e sono di forma rotondeggiante, con apice anch’esso arrotondato; Le perule che le rivestono sono corte, glabre, triangolari, con margine crenato o dentato.
Ha foglie aghiformi, di colore verde bluastro, lunghe fino a 3 cm, rivolte verso l’alto, con un odore pungente provocato dal ß-fellandrene, un terpene che fa parte della famiglia degli oli essenziali.
Gli strobili sono di color porpora scuro, sono cilindrici, lunghi fino a 12 cm e larghi fino a 4 cm, con scaglie di 1,5 cm, pubescenti; il polline emesso è color porpora. I semi, di colore marrone, sono lunghi circa 6 mm, con ali marrone chiaro di 1 cm. A germinazione, i cotiledoni sono 4-5.

Coltivazione –
L’Abies lasiocarpa è un albero sempreverde che cresce in un areale che varia dai siti montani costieri a quelli dell’entroterra. La neve che si accumula sui rami aiuta a proteggerli dal vento e dal caldo. Gli abeti in generale fungono da recinzione per la neve, portando alla creazione di prati attraverso un accumulo di umidità extra.
È una pianta molto tollerante all’ombra, ma molto vulnerabile al fuoco, di breve durata e a crescita lenta. Nonostante abbia un legno più debole di alcuni dei suoi associati al bosco, può sopravvivere grazie alla sua capacità di adattarsi e riprodursi tramite stratificazione in grappoli ad alta quota. La specie ha beneficiato della soppressione degli incendi negli ultimi anni.
Per la sua coltivazione si tenga conto che è una pianta che cresce nella zona temperata, ad altitudini fino alla regione subalpina. Il clima è ovunque freddo, ma umido nel nord-ovest del suo areale e secco nel sud. Le precipitazioni variano tra 500 e 3.000 mm all’anno.
In stato di dormienza tollera molto il freddo, ma la vegetazione primaverile è suscettibile ai danni del gelo. Sebbene sia molto resistente al freddo, nelle zone con inverni più miti diventa suscettibile ai danni degli afidi e delle gelate tardive.
Dal punto di vista pedologico preferisce un buon terreno umido ma non impregnato d’acqua e cresce bene in terreni argillosi pesanti. Preferisce, inoltre, condizioni leggermente acide fino a un pH di circa 5.
La pianta è molto tollerante all’ombra, soprattutto da giovane, ma la crescita è più lenta in presenza di ombra fitta ed è intollerante all’inquinamento atmosferico e preferisce crescere su un pendio esposto a nord.
Nella riproduzione le piantine dovrebbero essere piantate in pieno campo quando sono piuttosto piccole, tra i 30 ei 90 cm di altezza. Gli alberi più grandi attecchiscono con difficoltà ed hanno uno sviluppo stentato per alcuni anni, cosa che influisce negativamente anche sullo sviluppo delle radici e sulla resistenza al vento.
È una specie che si ibrida facilmente con altri membri del genere.
La propagazione avviene per seme e la semina va effettuata a fine inverno in serra o all’aperto all’inizio della primavera. La germinazione è spesso scarsa, di solito richiede circa 6 – 8 settimane. È consigliabile la tecnica della stratificazione per avere una germinazione più uniforme, per cui è meglio seminare il seme in un semenzaio non riscaldato non appena è maturo in autunno.
Il seme rimane vitale fino a 5 anni se ben conservato e le giovani piantine che si formano vanne poste, appena possibile, in singoli vasi, dove verranno fatte crescere per il primo inverno per poi trapiantarle in pieno campo.

Usi e Tradizioni –
L’ Abies lasiocampa è una conifera le cui foglie, se schiacciate, emanano un aroma balsamico.
Questa pianta ha anche usi commestibili e medicinali.
Le punte dei germogli sono usate come sostituto del tè mentre i coni possono essere macinati in polvere fine, poi mescolati con grasso e usati come confetteria. Si dice che sia una prelibatezza e un aiuto alla digestione.
La resina del tronco è usata come gomma da masticare e pare che curi l’alitosi.
Inoltre la corteccia interna viene spesso essiccata, macinata in polvere e quindi utilizzata con farine di cereali per fare il pane, ecc..
I semi, anche se troppo piccoli, sono generalmente oleosi dal sapore resinoso e possono essere consumati crudi o cotti.
In campo medicinale l’essudato gommoso che compare sulla corteccia è antisettico; questo può essere immerso in acqua fino a renderlo morbido e poi applicarlo sulle ferite.
Un infuso di resina è stato utilizzato come emetico per detergere gli interni.
La resina è stata anche masticata per curare l’alitosi.
Un decotto della corteccia è usato come tonico e nella cura del raffreddore e dell’influenza.
Un impiastro preparato con le foglie è stato usato per curare raffreddori e febbri toracici.
Inoltre, nella medicina tradizionale locale, si utilizzava un’infusione per curare la tosse con sangue, che può essere il primo segno di tubercolosi, e come lassativo.
Tra gli altri usi si ricorda che le giovani foglie e i ramoscelli profumati sono impiegati per respingere le tarme o vengono bruciati come incenso; venivano anche macinate in polvere e usate per fare un borotalco e profumi.
Dalla corteccia si ottiene una gomma che è antisettica e veniva masticata dagli indiani del Nord America per pulirsi i denti; inoltre veniva usata anche come mastice per tappare i buchi nelle canoe.
Si usa un infuso di foglie come tonico per capelli.
Le foglie possono anche essere messe nelle scarpe come deodorante per i piedi.
La legna è usata come combustibile e si dice che bruci a lungo ma non viene utilizzata a fini commerciali, se non localmente per piccoli lavori di falegnameria, principalmente a causa dell’inaccessibilità delle sue zone di crescita. A parte forse alcune cultivar quale la varietà arizonica, è una specie di scarsa importanza anche come ornamentale, anche se utilizzata in parchi e giardini, nonostante il suo aspetto giovanile da perfetto Albero di Natale, per la sua velocità di crescita molto lenta.
Il legno chiaro è considerato di scarsa qualità, ma a volte viene utilizzato per la pasta di legno, per scopi strutturali generali e per la fabbricazione della carta. Può anche essere utilizzato come bonsai e occasionalmente è stato piantato come albero da legno nel nord Europa.
Dal punto di vista ecologico è una pianta rifugio per molti animali, comprese le capre di montagna. La corteccia viene sfogliata dalla selvaggina e le sue foglie mangiate dai galli cedroni. Gli uccelli canori, il gallo cedrone di Richardson, gli scoiattoli di pino Cascade e altri mammiferi consumano i semi. Ospita funghi patogeni come la specie Delphinella balsameae.
L’ Abies lasiocampa è l’abete più diffuso, dopo Abies balsamea, in Nord America. La pianta è classificata come “Least Concern” nella Lista rossa IUCN delle specie minacciate (2013), questo anche perché, oltre ad avere un areale molto vasto, ha un’importanza bassa nello sfruttamento delle risorse forestali, a causa della relativa inaccessibilità delle zone frequentate, e dell’abbondanza di altre specie di conifere con qualità del legno equivalente.

Modalità di Preparazione –
L’ Abies lasiocampa è una conifera utilizzata soprattutto in passato dalle popolazioni locali, come detto, sia per uso alimentare che medicinale o altri impieghi mentre il legname veniva utilizzato soprattutto localmente.
Oltre alcuni usi alimentari descritti i nativi americani usavano le foglie come deodoranti e le bruciavano come incenso o vapore medicinale. La corteccia in polvere e altri componenti sono stati utilizzati nelle soluzioni per il trattamento del raffreddore. La resina veniva usata per medicare le ferite o masticata come gomma. I rami degli alberi venivano usati per la lettiera. Alcune tribù indiane dell’altopiano bevevano o si lavavano in un bollore di abete subalpino per purificarsi o per far crescere i capelli.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/149462316/original.jpeg
https://cdn.plantatlas.org/img/specimens/USF/141466.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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