Un Mondo Ecosostenibile

Il Colonialismo del libero mercato

Il Colonialismo del libero mercato

Nonostante “ufficialmente” oggi non esistano colonie, gli effetti delle politiche colonialiste si fanno ancora sentire ed il dibattito sul colonialismo rimane attuale.
Il colonialismo è definito come l’espansione di una nazione su territori e popoli all’esterno dei suoi confini, spesso per facilitare il dominio economico sulle risorse, il lavoro e il commercio di questi ultimi.

Il termine indica anche, in senso stretto, il dominio coloniale mantenuto da diversi Stati europei su altri territori extraeuropei lungo l’età moderna e indica quindi il corrispettivo periodo storico, cominciato nel XVI secolo, contemporaneamente alle esplorazioni geografiche europee e formalmente conclusosi nella seconda metà del XX secolo, con la vittoria dei movimenti anti-coloniali.
Il termine indica anche l’insieme di convinzioni usate per legittimare o promuovere questo sistema, in particolare il credo che i valori etici e culturali dei colonizzatori siano superiori a quelli dei colonizzati.
Colonialismo e “Libero Mercato” ai più sembrano argomenti non collegati ed invece in questo breve contributo vedremo che le due cose sono più connesse di quanto sembrino.
Per colonialismo, come visto, non può intendersi in senso stretto solo l’opera di dominio di una nazione su un’altra ma anche gli effetti delle sue politiche su un’altra.
Le teorie del libero mercato sono state fondate sul “libero scambio” in condizione di trasparenza e non predominanza ma non hanno quasi mai considerato che esse si inseriscono in un modello biodiverso, ecodiverso e caratterizzato qual è appunto il nostro Pianeta.
In tale contesto e sistema le considerazioni e le applicazioni tout court di questo principio contengono le stesse storture che hanno portato, tramite il colonialismo, alla distruzione e/o eliminazione di intere civiltà o popolazioni o ecosistemi. Eccidi in nome dell’esportazione della nostra “non civiltà”.
Basti pensare all’eccidio ed alla decimazione delle tribù indiane d’America e a tutti i genocidi operati in nome di tutti i colonialismi occidentali quali: quello Armeno, quello del Ruanda o quello Assiro per citare quelli più tristemente “famosi” e sanguinari.
Il colonialismo del libero mercato è molto più sopraffino in quanto non si manifesta apparentemente come azione contro un popolo ma produce, per certi versi, conseguenze più pericolose e preoccupanti andando ad incidere sui delicati equilibri sociali ed ambientali con effetti di medio e lungo periodo più devastanti.
Non entrando qui nel dispendio energetico (in barba al Protocollo di Kyoto) del libero mercato, già trattato in altra parte, esso si inserisce in dinamiche complesse e delicate trascinando con se tradizioni, arti, mestieri, sistemi agricoli, industriali, ecologici e produttivi con conseguenze spesso imprevedibili.
Purtroppo l’Ambiente con i suoi Ecosistemi (sia ecologici che sociali) è legato a variabili geografiche non liberalizzabili e non omologabili ed in esso gli effetti indiscriminati di modelli liberali dei mercati provocano spostamenti di equilibri che Storia e Geografia pretendono.
Un Bosco della Norvegia sarà sempre un Bosco della Norvegia ed una ipotetica vendita liberalizzata di legno in quella regione provocherà di certo un’incidenza in quel contesto ecosistemico e sociale, come un sistema agricolo dei Nebrodi in Sicilia (con le sue caratterizzazioni agro-silvo-pastorali) subirà, senza ombra di dubbio, la concorrenza di un libero mercato di prodotti e servizi “colonizzanti”.
Argomentare su questo aspetto richiederebbe un vero e proprio trattato.
Sulla pietra filosofale del libero mercato molti studiosi, economisti e scienziati iniziano a prendere le opportune distanze in quanto gli effetti semplicisti della “non politica” del libero mercato e di molte teorie liberiste rispondono esclusivamente alle logiche di potere di grandi gruppi di interesse (che si muovo in condizione di predominanza e quindi fuori dalle regole del libero mercato) e ad una cultura occidentale Riduzionista e tendente a deprimere il vero ruolo della Politica.
In agricoltura, tra gli altri, il sistema degli aiuti della PAC (Politica Agricola Comune) entra a gamba tesa sul libero mercato creando (con il suo livello differenziato di sostegno) veri e propri casi politici ad oggi irrisolti e lontani dall’essere decifrati.
Su questo livello di Coscienza vanno coinvolti i nostri Amministratori e Politici troppo spesso distratti, disinformati ed appiattiti ad una cultura del Liberismo antitesi occidentale della Libertà e fonte di ingiustizia, di predominanza e di assoggettamento dei più deboli.

Guido Bissanti
publicato il 22/03/2015