Un Mondo Ecosostenibile

Economia Patrimoniale

Economia Patrimoniale

Sappiamo che nel momento in cui è iniziato ad esistere l’universo è iniziata la Vita. Ma cosa contraddistingue ciò che è vita? Possiamo dire che la vita è movimento; la materia stessa è in movimento, basta analizzare un singolo atomo per renderci conto di questa realtà. Affinché ci sia movimento è necessario però che ci sia energia. Senza Energia non può esserci vita, evoluzione, sviluppo, crescita.
Ogni attività ed ogni evento hanno bisogno costantemente di energia.

 

Dobbiamo costantemente rifornire il nostro pianeta di energia e se questa termina cessa ogni forma di vita. Noi sappiamo che abbiamo a disposizione due forme di energia: le energie non rinnovabili e quelle rinnovabili. Per le prime è evidente che non ne possiamo fare un uso illimitato ed è pertanto necessario applicare metodi di risparmio e di recupero e riciclo; per le seconde, prendendo in prestito l’affermazione di Einstein “Dio non gioca a dadi con l’universo”, possiamo ugualmente affermare che non possiamo improvvisare il loro utilizzo senza conoscere profondamente ogni aspetto e componente. Noi siamo infatti parte integrante di un Mondo che ha delle leggi inderogabili, se le trasgrediamo interferiamo su noi stessi.
Comunque sia è certo che ambedue le forme servono al medesimo scopo: alimentare e sostenere la Vita.
Per il Limite della Conoscenza Filosofica, Scientifica, Umanistica e Tecnica si sono contrapposte nel mondo due realtà: L’Ecosistema Umano e l’Ecosistema Biologico; il primo con meccanismi e relazione spesso non collegati ed individualistici, il secondo con relazioni interdipendenti ed in continuo equilibrio dinamico. Anche qui l’aspetto in comune è quello del fabbisogno energetico.
La differenza sostanziale tra i due modelli è che quello umano ha percorso sistemi di approvvigionamento energetico meccanicistici, molto rigidi, poco adattabili alle differenti condizioni ambientali e molto inquinanti (poco efficienti). I sistemi biologici si sono avvalsi di un criterio autoevoluzionistico con modelli più efficienti e maggiormente adattabili alle condizioni ambientali. In sintesi si evince che i sistemi naturali tendono a patrimonializzare l’energia attraverso la più alta diversificazione possibile in forme e sostanze. Di questi aspetti, in maniera incredibilmente lucida, se ne erano gia accorti, tra gli altri, uomini come Aristotele (384-324 a.c.), San Francesco d’Assisi (1182-1226) e San Tommaso d’Aquino (1224-1274). La differenziazione si manifesta poi in diverse forme e sostanze quali:
1. a livello molecolare (vedi DNA)
2. con la biodiversità;
3. con la diversità delle razze umane;
4. con la diversità delle colture e tradizioni;
5. con la diversità dei saperi;
6. con la diversità delle vocazioni (i talenti).
7. e così via.
Tutto questo conferisce al sistema Vita maggiore forza e solidità.
La civiltà moderna (soprattutto quella di estrazione occidentale) ha invece posto le cose del mondo su due livelli: quello delle cose utilizzabili a fini monetari e quelle ritenute inutili; così operando ha prodotto un mondo sofferente e a minore potenza (ha diminuito il patrimonio mondiale).
Il patrimonio del Pianeta è dato dall’accumulazione in epoche lunghe di tutta l’energia (solare, geologica, ecc.) in diversità e la diversità è il Patrimonio del pianeta. Come una casa ben fatta e ben arredata può dare un buon canone di fitto così un ambiente ben patrimonializzato è in grado di produrre maggiore ricchezza.
Con il nostro modello di sviluppo invece abbiamo diminuito questo patrimonio, diminuendo la diversità:
1. Nelle specie viventi – Estinte 844 specie in 500 anni;
2. Nelle specie coltivate – 250.000 quelle commestibili – 500 quelle attualmente utilizzate – 3 (riso, frumento e mais) quelle che praticamente alimentano il 90 % della popolazione mondiale;
3. Nei suoli desertificando il 70 % degli stessi;
4. Nelle risorse, bruciandone (o compromettendo) il 70 % delle stesse;
5. Nelle razze umane – con la perdita di alcuni genomi;
6. Nelle culture – dovuto alla globalizzazione economica;
7. Nelle tradizioni – con il falso progresso dell’illuminismo;
8. Ecc…..
La ricchezza fittizia del nostro tempo si è fondata sulla diminuzione del patrimonio ambientale originario attraverso la sua monetizzazione. Tale accumulazione viene definita (PIL) Prodotto Interno Lordo che viene visto (in maniera scriteriata) quale indice del benessere di una nazione.
Tale concetto è un vero e proprio paradosso economico che indurrà lo stesso sistema finanziario ad un tracollo senza precedenti. La nostra civiltà si comporta come uno sciatore che ha preso notevole velocità e non riesce più a fermarsi.
Per invertire questo assurdo sistema di valutare la ricchezza di un sistema dovrà sostanzialmente rimodulare lo stesso concetto di ricchezza. La vera ricchezza (Anche come concetto filosofico ed epistemologico) è l’economia patrimoniale.
Ma per creare una Economia Patrimoniale bisogna creare un sistema che promuova la diversificazione delle forme e delle sostanze. Promuovendo la valorizzazione di ogni singolo componente e contabilizzandolo. Tutto ciò seguendo i principi della Vocazionalità e dei Talenti facendo svolgere ad ogni componente di questo pianeta il ruolo che gli compete.
Come?
Recuperando la capacità produttiva del nostro territorio;
Promuovendo le potenzialità energetiche del nostro territorio;
Recuperando le potenzialità ed i talenti dei nostri giovani;
Recuperando e riscoprendo la cultura, le tradizioni, la storia e l’arte del luogo;
Recuperando e rilanciando le arti ed i mestieri;
Perché un territorio ed una società che non sono in grado di produrre questi patrimoni sono destinati a degradarsi.
Questa politica tenderà a porre sullo stesso piano, e non conflittuali, Economia ed Ecologia.
Rivedendo sostanzialmente la nostra visione del mondo dove Politica, Scienza e Società giacciano sullo stesso piano e siano complementari e complanari.
Come attuiamo tutto ciò?
Nella cultura e formazione, educando i giovani (nella famiglia, nella scuola e nella società) alla comprensione che ogni singola arte, cultura, professione, tradizione, territorio, razza, ecc., sono le reali ricchezze (anche economiche) del mondo;
Nel territorio, riorganizzandolo secondo le sue vocazionalità e potenzialità;
Nella ricerca scientifica ponendola di fronte ad una questione etica ed epistemologica nuova, dove l’obiettivo non sia il mercato ma i patrimoni dell’umanità.
Ridando capacità alla Materia di complessizzarsi.
Di queste cose, già nel 1968, si era reso conto Robert Kennedy con un discorso che vale la pena di riportare integralmente per la sua profondità e ricchezza.
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo (PIL). Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.”
Tre mesi dopo (1968) Robert Kennedy viene assassinato;
Nel 1972 si Svolge a Stoccolma la prima conferenza ambientale;
Nel 1987 il Rapporto Brundtland;
Nel 1992 la Confernza di Rio;
Nel 1997 la Conferenza di Kyoto:
Solo per citare le tappe fondamentali di una dimensione della storia tutta da scrivere.
Noi non possiamo più permetterci che gente senza scrupoli, scienza e coscienza governino il mondo al di fuori di questa LOGICA.
Siamo giunti alla soglia di quel gradino della storia dove l’orizzonte è talmente ampio che i segreti della materia superano il finito per ricongiungersi all’Infinito.

Guido Bissanti