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Agricoltura Sintropica

Agricoltura Sintropica

L’ Agricoltura Sintropica è un modello produttivo che cambia gli attuali sistemi di produzione agro-silvo-pastorali relazionandosi diversamente all’ecosistema in una forma che segue comunque i principi ispiratori dell’agroecologia.
Oggi, nel mondo, l’agricoltura sintropica è costituita da un contesto teorico e pratico in cui i processi naturali, propri dell’ecosistema, vengono tradotti in interventi agricoli nella loro forma, funzione e dinamica.
L’ Agricoltura Sintropica è quindi una vera e propria rigenerazione di sistemi agricoli che si traduce nella fornitura di servizi ecosistemici, con particolare attenzione alla tutela e formazione del suolo, alla regolazione del microclima e al favorire cicli dell’acqua. In tal senso l’agricoltura è sincronizzata con la rigenerazione degli ecosistemi.
Il creatore di questa forma di agricoltura, Ernst Götsch (nato nel 1948) è un agricoltore e ricercatore svizzero che lavora principalmente in Brasile e che ha dato vita a un sistema di tecniche agricole sostenibili rispettose del clima e della biodiversità, note come agricoltura sintropica o, anche, agroforestazione dinamica.
In questa disciplina la logica che guida il suo processo decisionale segue un percorso che nasce dall’etica di Kant e incrocia fisica, filosofia greca e matematica.
Ha fondamenti, ovviamente, nel campo della biologia, chimica, ecologia e botanica e incorpora l’attuale scena tecnologica, adattando tecniche e strumenti di altre aree. L’agricoltura di Ernst Götsch si basa su una catena di dati coerente e sistematica, priva di contraddizioni interne, che non è solo sostenuta da una narrazione logica, ma include anche un’espressione pratica e concreta.
I principi dell’agricoltura sintropica, come nell’agroecologia, prendono le mosse dal comportamento dinamico dei sistemi dissipativi (propri degli ecosistemi) simulando i processi ed adattandoli alle necessità agro-silvo-pastorali.
Si può affermare che nell’agricoltura sintropica i buchi diventano nidi, i semi diventano geni, il diserbo diventa raccolta, la competizione lascia il posto alla cooperazione e parassiti e malattie sono visti come gli “agenti del dipartimento di ottimizzazione dei processi vitali”. Questi e altri termini non nascono per caso, ma derivano da un cambiamento nel modo in cui vediamo, interpretiamo e ci relazioniamo con la natura e di cui i capostipiti scientifici si trovano in scienziati vissuti nel secolo scorso e che con le loro scoperte hanno modificato profondamente la nostra conoscenza del mondo.
Tra questi citiamo Ilya Prigogine e tra le scienze, ovviamente, la meccanica quantistica, che ha implementato dei principi di interdipendenza delle singole grandezze della realtà, con evidenti ricadute sugli aspetti applicativi: non ultimi quelli agricoli.
Nell’agricoltura sintropica molte delle pratiche agricole sostenibili si basano sulla logica della sostituzione degli input. Le sostanze chimiche vengono sostituite con quelle organiche, le plastiche con materiali biodegradabili, i pesticidi con ogni tipo di preparato. Tuttavia, il modo di pensare è ancora molto vicino a quello a cui si oppongono. In comune combattono le conseguenze della mancanza di condizioni adeguate per una sana crescita delle piante. L’agricoltura sintropica, invece, aiuta l’agricoltore a replicare e accelerare i processi naturali di successione e stratificazione ecologica, conferendo a ciascuna pianta le condizioni ideali per il suo sviluppo, ponendo ciascuna nella propria posizione “giusta” nello spazio (strati) e in tempo (successione). È un’agricoltura basata sui processi, piuttosto che basata sugli input. In questo modo, il raccolto è visto come un effetto collaterale della rigenerazione dell’ecosistema, o viceversa.

Il vantaggio dell’agricoltura sintropica, oltre a produrre un’ampia varietà di piante alimentari (cosa che procede in senso inverso in quella intensiva), quali frutta, verdura, tuberi, cereali, piante medicinali, legname, ecc., è quello della corretta applicazione di sistemi agroforestali che permette non solo la preservazione delle risorse naturali, ma anche il recupero di terreni degradati, il progressivo ripristino della biodiversità e persino la rinascita delle fonti idriche.
L’agricoltura sintropica è oramai sperimentata in Brasile da più di 40 anni ma applicata oramai in varie parti del mondo come nel nord Europa ed in altri territori.
In tale modello agroecologico, se realizzato correttamente, dopo 2 o 3 anni dall’impianto del sistema agroforestale, questo non richiede l’applicazione di concimi esterni e di irrigazione, essendo pertanto un metodo che combina aspetti sociali, economici ed ecologici.
Si passa gradualmente dai sistemi termodinamici aperti (propri dell’agricoltura intensiva) a basso rendimento a quelli chiusi, ad alto rendimento. Il flusso di materia (input) diminuisce mentre il ricavo energetico migliora e, con esso, la produttività primaria.
In questo modello ecologico la metodologia si basa nel replicare, adattandoli a necessità produttive, i meccanismi di funzionamento e sviluppo di una foresta, rispettando le successioni vegetative dei gruppi di piante (pioniere, secondarie di ciclo corto e lungo e primarie o perenni). Prevede l’applicazione di differenti consociazioni di specie tradizionali (sia agricole che legnose) – a cui ne vengono affiancate altre non convenzionali – e lo sfruttamento intensivo fino a cinque strati produttivi verticali, consociando varie specie con cicli di crescita diversi che crescono nello stesso spazio orizzontale ottimizzando al massimo la cattura della luce solare.
Le applicazioni concrete ed i riscontri dell’applicazione dell’ agricoltura sintropica stanno rivoluzionando, dove applicati, i paradigmi dell’agricoltura e della sostenibilità poiché, contrariamente alle tecnologie convenzionali, non impoverisce i suoli ma ne favorisce il ripristino, riducendo fino al 75% l’uso di acqua e terra, poiché non sottrae biomassa da una zona (impoverendola) per recuperare la fertilità del suolo di un’altra terra ma è in grado, di fatto, di rigenerare suoli “morti”, poiché la biomassa è fornita endogenamente dalla parte silvicola del sistema, dopo appena 2 o 3 anni.
Anche la FAO ha recentemente dato risalto agli studi in materia celebrandone il potenziale in termini di sostenibilità ambientale, redditività e nutrizione. L’Agricoltura Sintropica è, di fatto, un’evoluzione dell’agroforestry ed è inoltre contemplata e riconosciuta dall’approccio della “Climate Smart Agricolture- CSA” (http://www.fao.org/climate-smart-agriculture/en/), in quanto promuove la resilienza e l’adattamento dei produttori agli effetti del cambiamento climatico.
In definitiva l’agricoltura sintropica cambia i paradigmi produttivi ma necessita di profonde conoscenze di termodinamica dei sistemi complessi, quali sono gli ecosistemi, che sono sistemi dissipativi in grado di ottimizzare la grande disponibilità planetaria di energia solare in energie accumulate in serie ecologiche correlate.
Per tale motivo nei prossimi anni gli studi propedeutici delle facoltà di Scienze Agrarie e Scienze Forestali dovranno subire una notevole evoluzione, implementando discipline che si andranno ad affiancare alle note agronomiche, chimiche, pedologiche, ecc.
L’agricoltura sintropica essendo una branca delle Scienze Agroecologiche pretende, pertanto, una profonda revisione ed evoluzione non solo delle discipline di base ma anche una differente correlazione tra le stesse traslando il punto di vista agro-forestale dall’esclusiva preoccupazione delle rese produttive delle singole specie o razze a quella dell’incremento delle efficienze di produttività primaria.
Siamo di fronte ad un grande processo trasformativo ed evolutivo che richiede però, prima ancora che un approfondimento di queste discipline, un cambio olistico del nostro punto di vista sul mondo e grande umiltà nel riapprendere i segreti della Natura e nel rapportarsi con essa.

Guido Bissanti




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