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Riproduzione dell’Albero dei rosari

Riproduzione dell’Albero dei rosari

L’albero dei rosari o dei paternostri (Melia azedarach L., 1753) è un albero deciduo della famiglia delle Meliaceae, originario dell’India, della Cina meridionale e dell’Australia.
Questa pianta è stata introdotta in moltissimi altri paesi, tra cui l’Italia.

Habitat idoneo di riproduzione –
Il Melia azedarach è un albero originario delle regioni temperate dell’Asia, è presente in Cina, Giappone, subcontinente indiano, Insulindia, Australia e Isole Salomone. In seguito alla diffusione operata dall’azione dell’uomo, oggi è naturalizzata nell’Europa meridionale, Africa, Stati Uniti, Hawaii comprese, Messico, regione tropicale del Sudamerica e Isole Galapagos. Nelle regioni tropicali e subtropicali dove è stata introdotta è considerata una specie invasiva.
La distribuzione naturale di questa pianta è incerta ma si pensa che sia originaria dell’Asia probabilmente dal Baluchistan, (Pakistan) e Kashmir (India e Pakistan) (Troup, 1921; National Academy of Sciences, 1983), ma è stata a lungo coltivata in tutto il il Medio Oriente, il subcontinente indiano e la Cina. Mabberley et al. (1995) riporta la distribuzione di “alberi selvatici” da India, Nepal, Sri Lanka e Cina tropicale, a sud e ad est attraverso la Malesia: Sumatra, Java, Filippine (Luzon, Negros, Mindanao), le Piccole Isole della Sonda (Flores, Timor, Wetar), Papua Barat e Papua Nuova Guinea, Australia e Isole Salomone. È ampiamente diffuso in Cina, attraverso la Malesia fino alle Isole Salomone e all’Australia (Ahmed e Idris, 1997). In Australia si estende dal Queensland settentrionale al New South Wales meridionale, di solito entro 100 km dalla costa (Doran e Turnbull, 1997), e si trova anche nella regione di Kimberley nell’Australia occidentale settentrionale (Wheeler et al., 1992), settentrionale aree del Territorio del Nord e del Golfo di Carpentaria nel Queensland nordoccidentale. L’intervallo latitudinale che copre sia le popolazioni naturali che quelle naturalizzate è di circa 35°N-35°S indicando una distribuzione puramente tropicale.
È presente nell’Italia meridionale, in Sicilia, Sardegna, Marche e Liguria.
Il Melia azedarach cresc, ordinariamente, fino ad altitudini fino a 2.700 metri in Himalaya. Preferisce vecchi campi abbandonati, terreni a ridosso della carreggiata stradale ed altre zone disturbate. In Italia è coltivata a scopo ornamentale e, in genere, non ha una vera e propria tendenza a spontaneizzarsi.

Propagazione –
L’albero dei rosari è una pianta che predilige i luoghi umidi e soleggiati della zona climatica subtropicale, sebbene sia una pianta altamente adattabile che può tollerare un’ampia gamma di condizioni, da temperato caldo con qualche gelo, fino ai tropici umidi.
Viene coltivata ad altitudini fino a 1.800 metri ai tropici e può tollerare una temperatura media massima nel mese più caldo di 39 °C, con temperature che a volte scendono sotto lo zero per brevi periodi nella stagione fresca ma sopporta minimi fino a -5 °C.
La piovosità media ottimale va da appena 600 mm fino a 900 mm annui di pioggia e preferisce un terreno ben drenato (possibilmente sabbioso) in posizione soleggiata o semiombreggiata.
Non ama i terreni molto acidi e gli alberi possono iniziare a fiorire a soli 5-6 anni dalla semina.
La propagazione avviene per seme che ha una breve vitalità per cui è meglio seminare non appena è maturo.
Si ricorda che il rivestimento del seme è duro e funge da barriera all’assorbimento dell’umidità, per questo si consiglia di fare un taglio accurato in questo rivestimento facendo attenzione a non danneggiare il seme, può accelerare il processo di germinazione.
Il seme di solito germina bene, ci si può aspettare una germinazione dell’85% in 2 mesi.
Una volta germinate le piantine si deve attendere la loro crescita e, appena sono maneggiabili, vanno piantate in vasi singoli e fatte crescere fino a quando non hanno raggiunto le dimensioni per il trapianto definitivo.
In alternativa alla propagazione per seme si può adottare quella agamica per talea di radice.

Ecologia –
Il Melia azedarach, nel suo habitat naturale, si trova nelle foreste stagionali, compresi i boschetti di bambù, i boschi di Tamarindus ed Eucalyptus (Ahmed e Idris, 1997). La distribuzione di M. azedarach in Thailandia e Laos è associata a foreste miste di latifoglie. In Australia è ampiamente distribuito come alberi singoli e sparsi all’interno o ai margini di foreste chiuse (foresta pluviale) (Doran e Turnbull, 1997). Nel Nuovo sud Galles si trova nelle foreste pluviali fluviali, secche e costiere (Floyd, 1979) e nel Queensland settentrionale nelle formazioni di foresta pluviale (Tracey, 1982).
È una pianta i cui fiori non attraggono le api e gli altri insetti impollinatori. La pianta contiene, infatti, principi attivi ad azione repellente nei confronti degli insetti con proprietà simili a quelle dell’azadiractina, erroneamente ritenute insetticide. Le foglie possono essere usate come insettifughe per proteggere derrate o altri materiali. Non devono assolutamente essere mangiate, perché altamente velenose.
Tutte le parti della pianta sono velenose per l’uomo se ingerite. I principi tossici sono potenti neurotossine: il tetranortriterpene e la saponina, presenti in concentrazione maggiore nei frutti. Alcuni uccelli possono cibarsi dei frutti senza riceverne danno, diffondendo i semi con i propri escrementi, ma una dose di 0,66 g di frutta per chilogrammo può uccidere un mammifero adulto. I primi sintomi dell’avvelenamento appaiono poche ore dopo l’ingestione e possono includere perdita dell’appetito, vomito, stipsi o diarrea, sangue nelle feci, dolori di stomaco, congestione polmonare, paralisi cardiaca, rigidità, mancanza di coordinazione motoria ed in generale debolezza. La morte può sopraggiungere dopo circa 24 ore.
Per le sue proprietà tossicologiche, l’infuso diluito di foglie e corteccia è stato usato, in passato, per indurre il rilassamento dell’utero.




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