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Importante Decisione del Parlamento UE sulla Strategia biodiversità 2030

Importante Decisione del Parlamento UE sulla Strategia biodiversità 2030

Che la visione politica dei Paesi dell’UE (chi più, chi meno) sul valore del patrimonio naturale sia ancora all’anno zero ce lo dimostra l’ultimo atto del Parlamento UE che il 10 Giugno 2021, con 515 voti a favore e 90 contrari, ha chiesto alla Commissione di adottare le policy specifiche per rendere vincolanti per legge gli obiettivi sulla tutela della biodiversità (che oggi sono volontari), sulle foreste primarie e di vecchia crescita, di ridurre i pesticidi del 50% e approvare una moratoria sul deep sea mining (cioè le attività di estrazione di minerali in acque profonde).
In sintesi queste sono le conclusioni sulla Strategia sulla biodiversità UE per il 2030, votate dal parlamento europeo.
La sensazione è, infatti, che continuando in questa direzione si otterranno gli stessi risultati che si sono avuti con la strategia al 2020: una vera e propria debâcle, con una mancanza totale di tutti gli obiettivi che si erano prefissati.
Per questo motivo diventa necessario passare, a livello di singolo Paese, dalle adozioni volontarie a tutela dell’ambiente a norme obbligatorie, vincolate da leggi.
Tra l’altro tra le ragioni della debâcle c’è proprio l’assenza di un sistema di monitoraggio standardizzato dei progressi che faccia riferimento a obiettivi precisi. Spesso, anzi, gli Stati membri hanno fissato degli obiettivi senza curarsi di stanziare anche le risorse necessarie per raggiungerli, come a dire che ci preoccupiamo di stanziare ingenti fondi per salvare le banche, che detengono beni immateriali, quali il denaro, ma non ci preoccupiamo minimamente se ogni giorno perdiamo quel patrimonio che, ci piaccia o no, è fonte della Vita sul Pianeta Terra.
In questo senso il Parlamento UE, con il suo voto, a larga maggioranza, impone criteri legalmente vincolanti.
Questo per rafforzare le forme di tutela per gli ecosistemi più preziosi e a rischio, a partire dalle foreste, senza trascurare quella parte sommersa (in tutti i sensi) di tutela verso le nuove frontiere dello sfruttamento delle risorse, come il deep sea mining.
La decisione si è resa necessaria (ed era ora) visto che dai primi degli anni di questo secondo millennio tutte le strategie sulla tutela della biodiversità sono tristemente fallite con un aggravio esponenziale dello stato di salute dei nostri ecosistemi.

Tra questi il destino delle foreste europee e delle zone umide. Dopo un dibattito acceso l’europarlamento ha sostenuto l’obiettivo di proteggere almeno il 30% delle terre e dei mari europei entro il 2030, che era uno dei perni della Strategia sulla biodiversità UE.
Inoltre per il 10% – cioè un terzo del totale – le norme di tutela devono essere particolarmente stringenti. Proprio in questa seconda categoria, ha stabilito il rapporto finale votato dal parlamento, devono ricadere tutte le foreste primarie (quelle vergini, praticamente incontaminate dall’uomo) e le foreste di vecchia crescita.
In pratica un modo di intendere la politica totalmente differente e che costringerà adesso la Commissione UE, a partire dal rapporto dell’europarlamento, a proporre delle policy concrete.
Ricordiamo che tra le altre misure contenute nel rapporto, votato dall’europarlamento con 515 voti a favore e 90 contrari, c’è la riduzione dell’uso dei pesticidi del 50% entro il 2030 e l’adozione di una moratoria sul deep sea mining, frontiera su cui diversi attori statali e industriali si stanno iniziando a muovere ma i cui impatti sull’ecosistema sono sostanzialmente sconosciuti.
Cosa significa in concreto?
Significa che il modello politico di legiferare per salvaguardare i grandi interessi, come quello che oggi sta accadendo nell’invasione di grandi impianti fotovoltaici su suoli agricoli, lo sfruttamento delle risorse nei fondali marini, un’agricoltura di tipo industriale che ha fatto il suo tempo (ed in cui si concentra la stessa Farm to Fork strategy dell’UE) devono tradursi in atti normativi e leggi vincolanti.
In questo senso il dibattito incredibile (e poco qualificante) contro la legge sul biologico (utilizzando il cavallo di troia del biodinamico) ci ha fatto comprendere quanta influenza hanno ancora su alcuni parlamentari i grandi interessi di quelle lobby che non vedono di buon occhio sovranità alimentare ed energetica.
Al di fuori c’è solo un continuo impoverimento di tutte le risorse (comprese quelle bancarie) a cui poi la politica non getti ulteriori ciambelle di salvataggio.

Guido Bissanti




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