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Apodemus sylvaticus

Apodemus sylvaticus

Il topo selvatico (Apodemus sylvaticus Linnaeus, 1758) è un mammifero roditore appartenente alla famiglia dei Muridae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Mammalia,
Superordine Euarchontoglires,
Ordine Rodentia,
Superfamiglia Muroidea,
Famiglia Muridae,
Sottofamiglia Murinae,
Genere Apodemus,
Sottogenere Sylvaemus,
Specie A. sylvaticus.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
– Apodemus sylvaticus arianus;
– Apodemus sylvaticus callipides;
– Apodemus sylvaticus ciscaucasicus;
– Apodemus sylvaticus dichrurus;
– Apodemus tauricus geminae;
– Apodemus sylvaticus microtis;
– Apodemus sylvaticus milleri;
– Apodemus sylvaticus orestes;
– Apodemus sylvaticus sylvaticus;
– Apodemus sylvaticus tauricus;
– Apodemus sylvaticus tscherga.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il topo selvatico è un piccolo mammifero roditore ampiamente diffuso in gran parte dell’Europa occidentale.
Il suo areale di diffusione va dalla Penisola Iberica fino a nord nella Scandinavia e ad est alla Bielorussia e all’Ucraina. È inoltre presente in alcuni territori dell’Africa settentrionale, limitatamente alle montagne del Marocco, dell’Algeria e della Tunisia, nonché in Inghilterra, Irlanda, Islanda e in numerose isole del Mediterraneo.
In Italia la specie è distribuita capillarmente in tutta la penisola, nelle isole maggiori e in numerose isole minori ed oltre alla sottospecie nominale (diffusa nel Triveneto), sono presenti anche le sottospecie dichrurus (zona centro-settentrionale del Paese) e milleri (Meridione): molte popolazioni insulari di questi animali, precedentemente ascritte come sottospecie a sé stanti (come hermani su Pantelleria ed ilvanus sull’Isola d’Elba), sono state riclassificate dopo un esame del DNA come semplici popolazioni di A. sylvaticus milleri.
L’habitat di questa specie è preferibilmente quello delle siepi e meno in aree boschive. Si tratta di mammiferi che si adattano comunque a qualsiasi biotopo che comprenda una seppur rada copertura vegetale, e li si può perciò trovare in una grande varietà di ambienti, dal livello del mare al limite superiore della vegetazione boschiva, comprese le zone rurali, le pinete, vicino o all’interno di abitazioni, ecc..

Descrizione –
Il topo selvatico è un piccolo roditore con una lunghezza testa-corpo di 7,7-11 cm, con una lunghezza della coda di 7-11,5 cm, per un peso che oscilla fra 14 e 28 grammi. È presente un leggero dimorfismo sessuale con maschio più grande della femmina.
Il pelo del mantello è di colore marrone-brunastro chiaro con le parti ventrali e le zampe bianche; in certi esemplari è presente sia sui fianchi che sul petto una macchia gialla.
Ha occhi grandi e neri, orecchie arrotondate, glabre e membranacee.
Le zampe posteriori sono nettamente più lunghe di quelle anteriori.
A differenza delle specie affini Apodemus alpicola ed Apodemus flavicollis si differenzia per la colorazione generalmente più omogenea e meno tendente al rossiccio e per le orecchie e la coda che sono in proporzione leggermente più piccole, in particolare quest’ultima nel topo selvatico comune raramente supera in lunghezza le dimensioni del corpo.
I versi sono: squittii e stridii.
Questo piccolo roditore si muove velocemente, alla maniera dei canguri anche se, a differenza di questi, lo fanno appoggiando tutte e quattro le zampe sul terreno ad ogni salto, che può superare anche il metro di lunghezza.

Biologia –
Il topo selvatico raggiunge la maturità sessuale verso i 3 mesi di vita.
Il periodo della riproduzione ha inizio nel mese di marzo e prosegue fino ad ottobre (con punte massime tra luglio ed agosto) e, in zone con inverno mite, anche durante questa stagione.
Il periodo di gestazione dura 25-26 giorni, dopo di che la femmina partorisce 3-9 piccoli, ciechi, che dopo 16 giorni sono già pronti per lasciare il nido e a 21 giorni sono svezzati. Ogni femmina può avere cinque nidiate l’anno ed i piccoli cominciano a riprodursi quando hanno appena cinque mesi.

Ruolo Ecologico –
Il topo selvatico è un animale perlopiù notturno, anche se non è raro vederli anche in pieno giorno. È una specie che tende a formare gruppi familiari, ciascuno dei quali delimita un proprio territorio che ha un’estensione media di 1000 m2.
Questo animale, all’interno del proprio territorio scava dei tunnel al di sotto dello strato di foglie morte che copre il terreno (sono infatti soprattutto abitatori di ecosistemi ben maturi), oltre che complicati sistemi di gallerie sotterranee che sboccano all’esterno con aperture del diametro di circa 4 cm. Queste gallerie di norma convergono in nidi sotterranei, che vengono foderati con erbe finemente triturate, e che sono utilizzati sia per dormire che come nursery. Oltre ai nidi sotterranei, questi animali possono utilizzare, sia per dormirvi che come dispensa, anche nidi abbandonati di uccelli, situati a volte anche a considerevoli altezze dal suolo.
La presenza di questi piccoli mammiferi può essere rivelata anche da piccoli mucchi di pietre, alti fino a 5 cm e larghi altrettanto in prossimità od addirittura al di sopra dell’entrata della tana, senza che tuttavia questi ne impediscano l’accesso.
L’ Apodemus sylvaticus si nutre principalmente di semi, cereali, ghiande, noci, frutta, gemme, funghi, insetti e anche di lumache. L nocciole vengono rosicchiate fino ad ottenere un foro irregolare dalla parte non appuntita, mentre i gusci delle lumache vengono completamente macinati ed ingeriti. I maschi mangiano più insetti e meno cibo vegetale delle femmine, mentre gli individui giovani si nutrono in prevalenza di gemme e di funghi e soltanto in minima parte di insetti.
Questo animale tende a fare incetta di cibo, di qualsiasi genere, non appena questo diventa disponibile, sia che si tratti di nocciole che di ghiande o di vari tipi di bacche, che sotterra in uno o più gruppetti, tanto è vero che se si sparpagliano le noci ritrovate in un nascondiglio su di un’area grande quanto il territorio di una famiglia di questi roditori, i topini si affanneranno a raccoglierle nuovamente e a raggrupparle in poche ore, anche in pieno giorno.
Tra i predatori di questo roditore ci sono sia mammiferi ed uccelli che si nutrono di essi, anche varie specie di civette a donnole, ermellini, volpi ed altri carnivori di medie e piccole dimensioni; anche i corvi mangiatori di carogne si cibano di essi.
Questo roditore è disturbato, secondo la IUCN, soprattutto negli ecosistemi forestali, per via del pascolo da parte degli ungulati che può avere un impatto negativo sulla specie, sebbene questa risulti meno danneggiata rispetto ad altri micro mammiferi. Negli ecosistemi agricoli sono stati evidenziati effetti negativi sulle popolazioni da parte delle principali attività umane, quali lo sfalcio dei campi coltivati e la distribuzione di insetticidi ed erbicidi, per un effetto negativo di tipo indiretto, a causa della riduzione degli invertebrati presenti.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Gordon Corbet, Denys Ovenden, 2012. Guida dei mammiferi d’Europa. Franco Muzzio Editore.
– John Woodward, Kim Dennis-Bryan, 2018. La grande enciclopedia degli animali. Gribaudo Editore.




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