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Dracaena draco

Dracaena draco

L’albero del drago (Dracaena draco L.) è una specie a portamento arbustivo della famiglia delle Agavaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Liliopsida, Ordine Liliales, Famiglia Agavaceae e quindi al Genere Dracaena ed alla Specie D. draco.
Sono sinonimi i termini:
– Asparagus draco L.;
– Yucca draconis L..

Etimologia –
Il termine Dracaena proviene dal greco δράκαινα drákaina, la femmina del drago (δράκων drákon drago); la resina rossa di una specie di questo genere è venduta come sangue di drago.
L’epiteto specifico draco viene da draco, draconis (in greco δράκων drákon) drago, dragone: epiteto rafforzativo del genere.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’albero del drago è una pianta endemica della Macaronesia dove la popolazione complessiva è ridotta a poche centinaia di esemplari, delle isole di Capo Verde (specialmente a São Nicolau, ove si trovano circa cento esemplari, e a Santo Antão) e di Madera, ove ne restano solo pochi esemplari selvatici.
Negli ultimi tempi è stata determinata la sottospecie Dracaena draco subsp. Ajgal, che è diffusa in Marocco, nella regione di Anezi, sui monti dell’Anti-Atlante, ove è stata individuata una colonia di alcune migliaia di esemplari.

Descrizione –
L’albero del drago è una specie a portamento arbustivo che può raggiungere anche i 20 metri di altezza.
Si riconosce per il tronco di colore grigio scuro che si divide dicotomicamente in rami al cui apice si formano rosette di foglie; queste sono di consistenza coriacea, di forma lanceolata e di colore verde glauco e disposte a formare una chioma a forma di ombrello.
I fiori si formano su racemi terminali e sono di colore bianco-verdastri.
I frutti hanno dimensioni di 1-1,5 cm, di consistenza carnosa e di forma tondeggiante e di colore arancione.

Coltivazione –
Per la coltivazione della Dracaena draco si tenga conto che sono piante a crescita lenta che impiegano circa un decennio per raggiungere l’altezza di 1 m.
Oggi gli esemplari più antichi rinvenuti si ritiene che possano essere millenari; il più antico esemplare vivente si trova a Icod de los Vinos, nella zona nord-occidentale di Tenerife.
Essendo una monocotiledone, la Dracaena draco non mostra anelli annuali e l’età può essere stimata solo in base al numero di suddivisioni dei rami.
Per la sua coltivazione bisogna scegliere una zona relativamente luminosa.
Sono piante che hanno bisogno moderato di acqua e, comunque, bisogna sempre lasciare asciugare il suolo tra un’annaffiatura e l’altra, senza però farlo inaridire, soprattutto perche sono piante suscettibili al marciume radicale. Il terreno deve essere pertanto possibilmente sciolto e ben drenato.
Per la temperatura si ricordi che questa pianta è più tollerante al freddo rispetto ad altre specie di Dracaena e può tollerare brevemente temperature inferiori a 10 °C.
Per l’apporto di sostanze nutritive si ricordi di intervenire, possibilmente, ogni sei mesi con concime a rilascio controllato o, meglio ancora, organico. Le piante ben nutrite svilupperanno una sfumatura leggermente rossastra sulle foglie.
Per le piante coltivate in vaso ricordarsi di scegliere vasi pesanti (in terracotta) e rinvasare annualmente o ogni due anni. Siccome questa pianta cresce leggermente in vaso, bisogna fare attenzione che la pianta non diventi troppo pesante e si rovesci.

Usi e Tradizioni –
L’albero del drago ha una lunga tradizione storica.
Per i Guanci, le popolazioni indigene delle Isole Canarie, questo albero possedeva proprietà magiche. Tale credenza è in parte dovuta al fatto che quando la corteccia o le foglie vengono recise, secernono una resina che ossidandosi assume una colorazione rossastra, conosciuta come sangue di drago.
Inoltre il sangue di drago era già noto agli antichi romani, che lo utilizzavano come colorante, e nel medioevo era molto ricercato da maghi e alchimisti che gli attribuivano virtù terapeutiche. Nel XVIII secolo era utilizzato come mordente per il mogano.
L’albero del drago è il simbolo vegetale di Tenerife.
Dal punto di vista biochimico e farmacologico la Dracaena draco contiene delle molecole quali esteri benzoici e benzoilacetici di resinotannoli e resinoli. Sono state isolate le molecole Dracocarminio (C31H24O5) e Dracorubino (C32H24O5). Il Dracocarminio e il Dracorubino sono i pigmenti responsabili del colore rosso e dell’uso del sangue di drago come tintura. Fin dal XVII secolo infatti viene usato dai maestri liutai per rifinire violini e per conferire il colore intenso che conosciamo al legno degli strumenti ad arco.

Modalità di Preparazione –
L’estrazione del colorante avviene eseguendo delle incisioni sulla corteccia dalle quali sgorga la resina che a contatto con l’aria si ossida assumendo il caratteristico colore rosso. La formazione della resina aumenta in risposta a un danno meccanico, a una infestazione di insetti, di microrganismi o di funghi come Fusarium proliferatum o come reazione alla presenza di sostanze chimiche come l’acido ossalico.
La resina di qualità superiore è quella raccolta nel periodo febbraio-marzo e, una volta secca, diviene cristallina, di consistenza dura e dal caratteristico colore rosso brillante; la resina di qualità inferiore differisce dalla prima per il periodo di raccolta, per la presenza di pezzetti di corteccia al suo interno e per il colore rosso scuro.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/152152218/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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