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Pistacia terebinthus

Pistacia terebinthus

Il Terebinto, conosciuto anche come spaccasassi (Pistacia terebinthus L., 1753) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Anacardiacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Sapindales, Famiglia Anacardiaceae e quindi al Genere Pistacia ed alla Specie P. terebinthus.

Etimologia –
Il termine Pistacia proviene dal greco πιστάκη pistáke pistacchio, assonante con il persiano pistáh ricco di farina. L’epiteto specifico terebinthus deriva dal greco τερέβινθος terébinthos terebinto, pianta citata da Teofrasto.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Terebinto è una pianta originario dell’isola di Chio, un’isola greca dell’Egeo orientale, da dove si è diffuso, da diversi millenni, su tutte le sponde del Mediterraneo, compresi i paesi del Nordafrica e del Medio Oriente, arrivando fino ai confini occidentali dell’India. In Palestina vegeta una varietà autoctona, nata da un ibrido spontaneo con il lentisco. In Italia si trova in tutte le regioni del piano mediterraneo e submontano, comprese le isole mentre è rara al nord. Lo si ritrova soprattutto sulle coste, cresce sui pendii e nelle fessure di rupi calcaree e aride, lungo i versanti aridi e soleggiati, fino a 900 – 1000 metri di altitudine, all’interno di boschi termofili.

Descrizione –
Pistacia terebinthus è una pianta con portamento arbustivo o di piccolo alberello, con dimensioni comprese tra 1 e 5 m di altezza. È una specie dioica, ricca di resina profumata, con rami giovani con corteccia rossastra che col tempo diventa di colore bruno e tende a fessurarsi. Le foglie sono coriacee, caduche, imparipennate, con 5-11 segmenti ellittici o lanceolati, di colore verde lucido sopra, verde chiaro sotto. I fiori sono di colore bruno-porporini, riuniti in pannocchie. Il frutto è una drupa ovoidale di 6-7 mm, prima di colore verdastro e poi, a maturità, rosso scuro. Il periodo di fioritura è tra aprile e giugno.

Coltivazione –
Il Terebinto è una specie utilizzata soprattutto come porta-innesti per la coltivazione del pistacchio, formando pistacchieti naturali rinselvatichiti, specie in Sicilia. Si tratta di una pianta che ama le zone soleggiate, preferibilmente con esposizione a sud, dove cresce bene anche nei terreni calcarei a condizione che non siano eccessivamente argillosi ed in condizione di buon drenaggio. È una pianta molto rustica con poche esigenze di acqua. Questa pianta, oltre che portainnesto, viene coltivata anche a scopo ornamentale per siepi e giardini, grazie alla voluminosa fruttificazione colorata. Osservato come elemento del paesaggio, il terebinto per molti mesi l’anno arricchisce il panorama con le sue fronde lucenti, valorizzate da bacche rosa intenso che restano sui rami a lungo.

Usi e Tradizioni –
Il Terebinto era conosciuto sia gli Egizi che dai Greci che ricavavano una resina ottenuta dalla corteccia detta Trementina di Chio. Dalla fine di luglio fin verso la fine di settembre, nell’isola greca di Chio, venivano praticati tagli nei tronchi dei vecchi terebinti per raccogliere questa resina considerata fino al 1770 un buon balsamo naturale. È sempre stata una delle resine più rare e pertanto molto ricercata soprattutto contro la calcolosi.
Il legno di Pistacia terebinthus è utilizzato in ebanisteria e per lavori di intarsio. Il legno è di colore bruno, venato, pesante, compatto e omogeneo e, soprattutto un tempo, veniva utilizzato per lavori di tornitura perché si presta ad essere levigato.
In passato i grappoli delle bacche, conservate sotto aceto come i capperi oppure nel sale come le olive, venivano considerati il cibo dei poveri ed avevano anche la fama di essere afrodisiaci. Si utilizzano per aromatizzare le carni, per preparare dei particolari tipi di pane, per preparare un liquore cretese chiamato tsikoudia.
Queste bacche, in Turchia, vengono tostate per preparare una bevanda simile al caffè, mentre l’olio essenziale è impiegato nella fabbrica di saponi e di prodotti di bellezza.
Dalle galle, provocate dagli afidi Pemphigus cornicularius e P. semilunarius, si ottengono tannini che venivano utilizzate in passato per conciare le pelli. Anche in Spagna, nei tempi trascorsi, le galle venivano usate per produrre un vino astringente utilizzato per dare vigore alle gengive. Oggi, la recente ricerca, ha permesso di estrarre da queste galle un triterpene ad azione antinfiammatoria.

Modalità di Preparazione –
Il Terebinto oltre che per i suoi usi come portainnesto e come pianta ornamentale veniva usata, soprattutto in passato, per alcuni scopi alimentari. Le bacche, come detto, venivano conservate sottoaceto o sottosale ed utilizzate per aromatizzare vari piatti. In alcuni Paesi, come a Creta o in Turchia si ottengono liquori o bevande. Interessante è l’uso dell’olio essenziale da impiegare nella preparazione dei saponi o per prodotti cosmetici.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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