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Pinus pinea

Pinus pinea

Pino domestico o Pino da pinoli (Pinus pinea L., 1753) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Pinaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Pinophyta, Classe Pinopsida, Ordine Pinales, Famiglia Pinaceae e quindi al Genere Pinus ed alla Specie P. pinea.
Sono sinonimi i termini Pinus sativa, Pinus fastuosa, Pinus domestica, Pinus maderiensis e Pinus esculenta.

Etimologia –
Il termine del genere Pinus deriva dal nome latino del pino, connesso con il sanscrito pítu resinoso, citato da Plinio, Virgilio e altri. L’epiteto specifico pinea, fa riferimento al nome latino delle pigne (frutti dei pini domestici che producono pinoli commestibili) che era nux pinea, sostantivato in pinea: Pinus pinea suona quindi come il pino delle pigne eduli.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Pinus pinea è una specie arborea originaria delle coste del Mediterraneo, largamente diffuso in Italia (dal Lauretum alla sottozona calda del Castanetum). Questa ha un areale originario che si trovava probabilmente in Corsica e Sardegna, ma è stato coltivato da quasi 6000 anni per i semi che sono anche diventati merce di scambio. Forma boschi litoranei dette pinete, dove vive in associazione con altre piante della macchia mediterranea. Predilige terreni rocciosi vulcanici a reazione acida ed anche scogliere in zone litoranee o interne. In Italia è coltivato ovunque, ad eccezione delle zone montuose. Si è inoltre naturalizzato in Africa meridionale, dov’è considerato invasivo, e piantato comunemente in California, Australia e Europa occidentale, fino alla Scozia meridionale.

Descrizione –
Il Pino domestico è un albero che può raggiungere i 30 metri di altezza e con un diametro del tronco massimo di quasi 2 metri. Ha una chioma caratteristica ad ombrello, formata da rami che si concentrano nella parte alta del tronco terminando con le punte rivolte verso l’alto. Il tronco è diritto e spesso biforcato nei vecchi alberi ad una certa altezza mentre la corteccia è dapprima grigia e finemente rugosa, poi profondamente solcata in placche bruno-grigiastre. Le foglie sono degli aghi lunghi da 12 a 15 cm, rigidi, di colore verde vivo, pungenti all’apice che alla base sono avvolti da una guaina trasparente e persistente. I coni maschili sono numerosi, piccoli, gialli alla base dei rametti dell’anno; quelli femminili sono prima piccoli e tondeggianti, poi globosi e pesanti del diametro di 10-12 cm, prima verdi, poi rosso-bruni a maturità (dopo te anni). Le squame legnose contengono ciascuna due semi dal guscio legnoso (pinoli).

Coltivazione –
Il Pino domestico è una specie rustica, adattabile a tutti i terreni, poco esigente e gradisce maggiormente quelli sciolti e sabbiosi; non tollera invece i terreni troppo calcarei, compatti e/o eccessivamente acquitrinosi. È una specie spiccatamente eliofila (non tollera l’ombra) ed è molto sensibile alle temperature minime assolute, che non dovrebbero scendere mai di molto sotto allo zero. Anche la neve danneggia l’albero, stroncandone i rami.
L’albero sopporta invece molto bene l’aridità estiva, con massime superiori ai 30°C e piogge scarse, anche se, contrariamente a quanto si crede, una siccità eccessivamente prolungata nel tempo lo danneggia. Non sopporta inoltre l’inquinamento atmosferico, specialmente quello veicolato dai venti salmastri provenienti da aree marittime inquinate da tensioattivi.
Per la messa a dimora di questa pianta è bene coltivarle in vaso per alcuni anni prima di porle a dimora. È abbastanza difficile ottenere piantine da seme, vista la fragilità dei giovani esemplari, che vengono attaccati facilmente da parassiti o da malattie; generalmente si procede alla propagazione per talea, in primavera o in estate inoltrata.
La messa a dimora dei semenzali deve essere effettuata a fine primavera-inizio estate, raggiunti i 5-10 cm di altezza e possibilmente non devono essere più trapiantati. Bisogna però aver cura di proteggerli dal freddo per i primi due inverni trascorsi all’aperto e di pacciamare l’area circostante per scoraggiare la competizione delle infestanti. Per i dettagli della tecnica di coltivazione si rimanda alla seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il Pinus pinea è stato largamente utilizzato in selvicoltura e le tecniche di mantenimento delle pinete consistono in diradamenti dopo la piantagione (che anticamente avveniva con la semina) ed in tagli di rinnovazione delle intere parcelle giunta a maturità, intorno agli 80-100 anni.
Dopo quest’ultimo taglio, detto taglio raso, la parcella viene oggi ripiantata per ricominciare il ciclo. In questo modo si assicura alle piantine un giusto apporto di luce. Questa partica attuata da tempo, negli anni ‘80 del XX secolo è andata verso una interruzione dei tagli rasi programmati, sia per motivi economici che per motivi di conservazione del paesaggio; la ripresa delle attività selvicolturali negli ultimi venti anni avviene ora in un contesto sociale, economico e ambientale diverso, il che pone nuovi problemi e nuove sfide a proprietari e gestori.
Per quanto riguarda invece la produzione dei pinoli, questa sta subendo un crollo drammatico a partire dal 2005-06 in tutta Italia. Ciò viene attribuito principalmente all’insetto Leptoglossus occidentalis, che si nutre degli strobili (pigne) in fase di maturazione, provocandone l’aborto (le pigne non maturano, oppure mancano i pinoli, oppure sono vuoti). Altre probabili cause sono la monocoltura, l’acidificazione del suolo, i mancati diradamenti e potature nei tempi giusti, le ripetute e prolungate siccità estive, e più in generale il cambiamento climatico. Attualmente il maggior produttore mondiale risulta essere la Spagna.
Per l’alto numero di esemplari in Italia, viene da molti considerato l’albero simbolo del Paese, tanto che negli stati anglosassoni il pino domestico viene denominato “Italian stone pine” ed in Francia “Pin d’Italie”.
Nei tempi antichi l’utilizzo principale del Pino domestico era la produzione di pinoli che costituivano una base molto importante dell’alimentazione umana. Per questo è stato largamente impiegato per l’impianto di pinete lungo le zone litoranee, anche dove il clima non è quello ottimale per la specie (pinete alto Adriatico). Per quanto riguarda il suo legname, questo legno trova impiego in falegnameria (anche se trova pochi impieghi in quanto è molto resinoso), per imballaggi e per puntellature ed armature nei lavori in galleria, anche se i nodi, di grandi dimensioni, rendono il legno poco resistente dal punto di vista meccanico.
Per quanto riguarda invece la resina, pare sia molto aromatica e capace di combattere affezioni dell’apparato respiratorio.
Soprattutto un tempo le pigne venivano utilizzate per la realizzazione di ghirlande. I piccoli esemplari, inoltre, venivano decorati come alberi di Natale.

Modalità di Preparazione –
Come detto dalle pigne si ricavano i pinoli, molto utilizzati in pasticceria e in alcuni piatti tipici (in particolare liguri) o nella famose pasta con le sarde siciliana o in ripieni.
Per quanto riguarda la resina questa veniva fatta sciogliere sulla fiamma in maniera che il profumo impregnasse la stanza dei malati e per curare, come detto, le affezioni respiratorie..

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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