Un Mondo Ecosostenibile
ColtivazioniGuide Pratiche

Come coltivare il Farinello buon-enrico

Come coltivare il Farinello buon-enrico

Il Farinello buon-enrico o orapo (Chenopodium bonus-henricus L., 1753) è una specie erbacea perenne ed edule appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae. È una pianta perenne semi-selvatica originaria del Sud Europa che può raggiungere anche i 75 cm di altezza. Si ricorda che anche se è disponibile in natura, il Farinello buon-enrico si può coltivare, ma in terreno aperto, e devono essere scavate delle scanalature. La raccolta può iniziare in primavera con le prime foglie, per proseguire fino all’estate. Dovrebbe poi interrompersi per permettere alla pianta di ricrescere. In questa scheda vedremo come coltivare il Farinello buon-enrico e gli accorgimenti agronomici e tecnici di cui tenere conto.
Si tratta di una pianta che predilige terreni ricchi di humus, e risulta più produttiva se coltivata in posizione soleggiata; è una pianta molto rustica, che tollera anche situazioni di notevole trascuratezza e riesce bene nella maggior parte dei terreni. Un tempo il Farinello buon-enrico era coltivato nei giardini come un vegetale perenne: una trentina di piante davano una buona scorta di cibo per quattro persone.
Per la sua propagazione si deve partire da un semenzaio, dove si fanno sviluppare le giovani piantine da mettere a dimora a fine aprile, cercando di sistemarle a ugual distanza l’una dall’altra (stessa accortezza si deve avere se si decide di seminare direttamente in pieno campo); la distanza di semina dipende dalla organizzazione produttiva; se coltiverete tutto manualmente potete scegliere una distanza tra le piante di 60 cm sulla fila ed 80-100 tra le file in modo da poter accedere con vanga ed altri attrezzi; se utilizzerete attrezzi meccanici conviene lasciare una distanza tra le file di un 15-20 cm superiori alla larghezza degli organi lavoranti.

Utile è la tecnica della pacciamatura con paglie e fogli che di fatto elimina la necessità di sarchiature meccaniche e manuali e fa diminuire drasticamente la necessità di irrigazione. Inoltre a fine ciclo vegetativo il materiale vegetale utilizzato per la pacciamatura ritorna al terreno come utile sostanza organica.
Per una buona resa dell’impianto si consiglia di aspettare il secondo anno per la raccolta delle foglie e dei germogli, lasciando sempre una porzione della pianta in salute: ci offrirà così il suo raccolto più volte durante la stagione e per molti anni a venire.
Il sapore del Farinello buon-enrico può ricordare quello degli spinaci (d’altrone appartiene alla stessa famiglia) ma diventa sempre più amaro con l’avanzare della stagione di raccolta. Le foglie possono essere consumate crude, in insalata, oppure bollite o cotte al vapore. Anche i fiori e i germogli sono commestibili, ma sono consumati normalmente solo cotti.
Nel Regno Unito questa pianta viene chiamata con un’ampia gamma di appellativi diversi, dei quali i più noti sono: “Good King Henry”, “spinacio dello Lincolnshire” o “spinacio selvatico”. La lunga lista di nomi suggerisce che nel passato questa pianta era consumata diffusamente in tutto il Paese. La sua presenza nei giardini inglesi è documentata del resto fin dall’epoca dei Tudor. Molti resti antichi dimostrano che era parte della dieta anglosassone diversi secoli orsono, quando era parte integrante dell’alimentazione locale e costituiva una valida alternativa agli asparagi o agli spinaci. Oggi però il consumo di farinello buon-enrico è concentrato soprattutto nel Lincolnshire e la sua popolarità è calata di fronte alla presenza sul mercato di ortaggi più produttivi.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *