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Ruolo ecologico delle Formiche

Ruolo ecologico delle Formiche

Le formiche appartengono alla vasta famiglia Formicidae (Latreille, 1809) e sono insetti imenotteri. Svolgono un ruolo ecologico fondamentale e la loro scomparsa dagli ecosistemi agricoli (per uso di insetticidi, diserbanti, ecc.) fa crollare spesso le produttività delle piante agrarie. Secondo uno studio del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) e dell’Università di Sidney, in un articolo pubblicato su Nature Communication, formiche e termiti, scavando gallerie nel terreno e svolgendo altre funzioni microbiologiche, aumenterebbero la resa nelle colture di frumento del 36%.
Per di più la lotta con prodotti chimici indiscriminata comporta squilibri notevoli anche tra le popolazioni degli insetti terricoli con squilibri tra le loro proporzioni e scomparsa o sapravvento di alcuni (un vero e proprio disastro ecologico sotterraneo non visibile). I difensori dei vari pesticidi, diserbanti e di altri affini non guardano mai ai sistemi complessi dell’ecosistema su cui si agisce adducendo stupide risposte sulla non pericolosità di questi principi attivi. È una visione scientifica così miope che farebbe inorridire persino uomini del medioevo.

Le formiche sono fondamentali per tutti gli ecosistemi subaerei (cioè terrestri), tranne quelli polari dove non esistono specie indigene e la loro percentuale decresce man mano che ci si allontana dall’equatore. Le formiche sono il più importante agente di rimescolamento del suolo, riportando in superficie i nutrienti lisciviati coi loro scavi e mantenendo così il terreno fertile. Ma il loro ruolo non si ferma ovviamente qui; sono anche le principali predatrici di altri insetti e ragni, soprattutto di insetti dannosi per le piante e sono fondamentali per la salute dei boschi di Conifere come quelli che si trovano sulle nostre Alpi. Altre specie possono avere un impatto diretto sulle piante, come le “tagliafoglie” americane, le quali formano colonie molto grandi, anche di due o tre milioni di esemplari, che costituiscono una vera e propria catena di montaggio. Alcune operaie escono dal nido e tagliano le foglie degli alberi nei dintorni, che poi portano all’interno di camere appositamente scavate. Lì, vari gruppi di operaie specializzate le processano in modo da renderle un substrato adatto alla coltivazione dei fungo di cui poi le formiche si nutriranno. In pratica sono capaci di coltivare il proprio cibo, proprio come noi. Altre specie sono capaci di selezionare le specie erbacee che crescono attorno al loro nido in modo da avere una prevalenza di quelle che producono i semi di cui loro di nutrono. Altre specie di formiche sono delle vere e proprie allevatrici. Un altro impatto sulle piante riguarda i parassiti, infatti oltre alle specie che li predano ne esistono anche alcune che se ne prendono cura. E’ il caso, per esempio, degli afidi (i “pidocchi delle piante”) che vengono allevati da alcune specie dei generi Lasius e Crematogaster come se fossero vero e proprio bestiame. A volte la relazione di simbiosi è così stretta che alcune specie di formica conservano anche uova di afidi all’interno del proprio nido, insieme alle proprie. È l’unico caso noto di allevamento nel mondo animale, dopo la nostra specie ovviamente. In altri casi la relazione simbiotica sia stretta direttamente con la pianta che li ospita ed in cambio le formiche forniscono protezione alla pianta dai predatori, che tengono lontani coi loro morsi e punture velenose che possono far desistere anche erbivori grandi come una giraffa.
L’agricoltore moderno, spesso non vivendo più l’esperienza di campagna, l’osservazione dei fenomeni e la pazienza di capirli, offuscato solo dal suo obiettivo di reddito sta manomettendo pesantemente tutti gli ecosistemi senza capire che se diminuiscono i servizi della biodiversità è proprio l’umanità ad impoverirsi culturalmente ed economicamente.

Guido Bissanti




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