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Come coltivare l’origano in maniera biologica

Come coltivare l’origano in maniera biologica

La coltivazione dell’origano (Origanum vulgare L., 1753) è oramai molto diffusa in vaste aree dell’Italia meridionale e delle isole, anche perché è una delle erbe più utilizzate, per il suo aroma e profumo, nella cucina mediterranea. Nella coltivazione per scopi commerciali la pianta viene tenuta dai 3 ai 5 anni mentre nella coltivazione familiare può essere considerata una pianta perenne.
È una pianta che si adatta ad una vasta gamma di terreni ma è importante che non gli si destinino quelli troppo pesanti e con difficoltà di drenaggio. Specie che riesce a crescere ed a produrre anche in assenza di irrigazione, se non nella fase iniziale dopo il trapianto, le sue rese però aumentano notevolmente con la tecnica irrigua. Bisogna però dire che le produzioni qualitativamente migliori si hanno in condizioni ci pochi apporti irrigui.

Vediamo adesso come coltivare l’origano in maniera biologica. Prima dell’impianto il terreno va lavorato nel mese di febbraio in modo da consentire una buona aerazione del suolo, la rimozione delle erbe infestanti e l’aggiunta in questa fase di un quantitativo di letame maturo o di compost tra i 3 ed i 5 Kg per metro quadrato. Importante che il letame (o il compost) vengano ben miscelati al terreno e che il terreno venga ben livellato. L’origano si può consociare con specie dalle esigenze simili quali erba cipollina, finocchio selvatico, lavanda, menta, rosmarino, salvia, ed altre aromatiche simili. Il periodo dell’impianto oscilla dal mese di marzo ad aprile anche in funzione della latitudine. L’impianto può essere fatto direttamente con piantine da vivaio o preparando un semenzaio da seme conservato l’anno precedente. Il semenzaio va preparato nel mese di febbraio in luogo riparato dal freddo ed abbastanza luminoso. Le distanze dipendono anche qui dall’obiettivo dell’impianto. Comunque è buona regola lasciare 30-50 cm tra le piante nella fila ed una distanza sufficiente tra le file per il tipo di organo lavorante che avete. Ottima la pacciamatura con paglia per diminuire o addirittura annullare gli apporti idrici.
La tecnica di raccolta varia a secondo se l’obiettivo è quello di una produzione aziendale su maggiori estensioni o se la pianta viene coltivata in un orto o giardino familiare. Nel secondo caso si può raccogliere scalarmente ma si consiglia di recidere lo stelo intero a fioritura avvenuta. Nei casi di coltivazione per la produzione aziendale le piante, a fioritura avvenuta, vengono raccolte recidendole ad alcuni centimetri dal suolo in modo da ricacciare per la produzione successiva. Dopo la raccolta l’origano va essiccato in luoghi asciutti, ventilati e bui ma il suo consumo è gradevolissimo in vari modi anche allo stato fresco.
Anche se una pianta molto rustica, soprattutto se coltivata in asciutto, l’origano può essere preda da parte di cicaline ed afidi. Questi insetti difficilmente assumono proporzioni pericolose se avete rispettato le tecniche agronomiche suggerite, in caso però di disturbo eccessivo conviene, anche alle prime presenze, trattare con una soluzione molto leggera di sapone di Marsiglia da ripetere anche a distanza di una settimana se le condizioni climatiche (soprattutto umidità) persistono. In aiuto a questa tecnica conviene sfoltire un po’ le piante d’origano per farle respirare e far penetrare meglio la luce del sole all’interno.




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