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Come coltivare la zucchina siciliana in maniera biologica

Come coltivare la zucchina siciliana in maniera biologica

La coltivazione di questa zucchina (Lagenaria longissima), particolarmente diffusa nel sud Italia (ma è possibile coltivarla anche al nord a partire dal mese di maggio), necessita di temperature piuttosto elevate per crescere e fruttificare e non sopporta bene le umidità di inizio autunno. Per la produzione di ottime ed affusolate zucchine (che possono superare abbondantemente il metro) è necessario creare delle vere e proprie pergole (resistenti per sopportare il peso di pianta e frutti) realizzate con la canna comune a cui la pianta si attacca tramite dei filamenti vegetali del tutto simili ai viticci della vite. È bene che il pergolato abbia un’altezza di due metri per consentire non solo la crescita dei frutti ma soprattutto le cimature e le raccolte.

Le canne vengono tenute saldamente tra loro per mezzo di raffia (meglio la naturale) preventivamente bagnata e poi predisposta per legare le canne verticali e quelle orizzontali. Il sesto è bene che sia tra pianta e pianta (e quindi tra le canne) di 1,0 – 1,5 m sulla fila e 1,50-2,00 m tra le file. In prossimità di ogni canna verticale si può piantare o un piccolo gruppo di semi (di cui poi durante le prime fasi della crescita si lascerà il più robusto) o direttamente con piantine già sviluppate; è bene nei mesi precedenti alla semina (che si effettua nel periodo di marzo-aprile) apportare sostanza organica che verrà miscelata durante una prima lavorazione.
La raccolta delle lunghe zucchine (50-60 giorni dal trapianto)deve avvenire quando sono già sviluppate ma ancora tenere (basta fletterle leggermente per capirlo). Superato questo periodo va in eccessiva maturazione con presenza di troppi semi coriacei e la polpa spugnosa e meno sapida.
La formazione di queste zucchine (come per le altre) avviene sui fiori femminili che si trovano sui rami secondari che nascono dai getti principali. Per distinguere i fiori femminili da quelli maschili (se non siete esperti) basta considerare che quelli maschili sono biancastri e poco appariscenti. La crescita di questa pianta è velocissima e per favorirla si pratica la cimatura, che consiste nel rimuovere gli apici dei rami principali. Dopo pochi giorni, dalle ascelle delle foglie sottostanti, nasceranno i nuovi germogli destinati a diventare lunghi rami, che a loro volta offriranno altre “cime” da raccogliere. Queste cime vengono chiamati “tenerumi” e cucinati in vari modi tra cui la famosa pasta con i tenerumi.
Tra le avversità e fitopatie ricordo: la strozzatura del colletto che può manifestarsi dopo il trapianto per eccessivo caldo; scatolatura, che si manifesta con frutti con cavità interne causate da eccesso di acqua e azoto, elevate escursioni termiche e elevata umidità dell’aria; colpo di sole, che si manifesta con frutti che presentano delle ustioni in seguito a esposizione al sole per scarsa presenza di foglie; maculature idropiche, con presenza di  macchie oleose presenti sulla buccia per eccesso di umidità ambientale e del terreno; spaccature dei frutti per errate irrigazioni nel periodo di maturazione.
Per combattere i parassiti in modo da non avere residui è consigliabile effettuare irrorazioni fogliari con prodotti naturali quali: oli vegetali, sapone di Marsiglia, estratti di ortica, aglio, propoli, ecc.. Si ricorda altresì che queste piante, con opportuni accorgimenti possono essere consociate con fagiolini e patate mentre per quanto riguarda la rotazione non far ritornare prima di almeno tre anni la pianta sullo stesso appezzamento e non coltivarla mai dopo angurie, cetrioli, meloni, ecc..




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