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Raphanus raphanistrum sativus

Raphanus raphanistrum sativus

Il ravanello comune o anche rafano comune o ramolaccio (Raphanus raphanistrum subsp. sativus (L.) Domin) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Dilleniidae,
Ordine Capparales,
Famiglia Brassicaceae,
Genere Raphanus,
Specie R. raphanistrum.
Sottospecie R. r. sativus.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Raphanistrum gayanum Fisch. & C.A.Mey.;
– Raphanus acanthiformis Morel ex L.Sisley;
– Raphanus caudatus L.;
– Raphanus caudatus L.f.;
– Raphanus chinensis Mill.;
– Raphanus gayanus (Fisch. & C.A.Mey.) G.Don;
– Raphanus indicus Sinskaya;
– Raphanus macropodus H.Lév.;
– Raphanus niger Mill.;
– Raphanus oleifer Steud.;
– Raphanus orbicularis Mill.;
– Raphanus radicula Pers.;
– Raphanus rotundus Mill.;
– Raphanus sativus L.;
– Raphanus sativus subsp. acanthiformis (Morel ex L.Sisley) Stank.;
– Raphanus sativus var. aka-daikon (Kitam.) Sazonova;
– Raphanus sativus f. albescens (Makino) M.Hiroe;
– Raphanus sativus f. esculentus (Metzg.) M.Hiroe;
– Raphanus sativus f. exsuccus (Thell.) M.Hiroe;
– Raphanus sativus convar. hybernus (Alef.) Sazonova;
– Raphanus sativus var. incarnatus Sazonova;
– Raphanus sativus var. lobo Sazonova & Stank.;
– Raphanus sativus var. longipinnatus L.H.Bailey;
– Raphanus sativus convar. minowase (Kitam.) Sazonova;
– Raphanus sativus subf. niger (Mill.) M.Hiroe;
– Raphanus sativus var. niger (Mill.) J.Kern.;
– Raphanus sativus var. nonpinnatus L.H.Bailey;
– Raphanus sativus subf. oleifer (DC.) M.Hiroe;
– Raphanus sativus var. parvipinnatus L.H.Bailey;
– Raphanus sativus convar. radicula (Pers.) Sazonova;
– Raphanus sativus var. roseus Sazonova;
– Raphanus sativus var. rubidus Sazonova;
– Raphanus sativus subf. silvester (W.D.J.Koch) M.Hiroe;
– Raphanus sativus subsp. sinensis Sazonova & Stank.;
– Raphanus sativus var. syrengeus Sazonova;
– Raphanus sativus var. virens Sazonova;
– Raphanus sinensis Thunb. ex Pritz.;
– Raphanus stenocarpus Kitag.;
– Raphanus taquetii H.Lév..

Etimologia –
Il termine Raphanus proviene dal greco ῥάφᾰνος ráphanos rafano, ravanello, da ῥα rha, contrazione di ῥίζα rhiza radice, e dal tema del verbo φαίνω phaíno apparire: con radici visibili.
L’epiteto specifico raphanistrum è il dispregiativo del genere Raphanus, rafano, rapanello: rapanello selvatico.
Il nome della sottospecie satum è il participio passato di sero seminare, piantare, quindi seminato, piantato: che si semina o pianta, coltivata, domestica.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il ravanello è una pianta di origine ignota, forse un ibrido fissato originario dall’Asia sud-orientale, con distribuzione Mediterranea e Cosmopolita.
La distribuzione delle varietà spontanee è comunque molto ampia in quanto si trova in Europa, Asia occidentale, Africa boreale e l’India, Giappone e America (queste ultime tre aree probabilmente per naturalizzazione).
In Italia è comune su tutto il territorio. Nelle Alpi italiane si trova nelle seguenti province: Bergamo, Bolzano e Belluno.
Fuori dall’Italia (sempre nelle Alpi) si trova nelle seguenti regioni: Alpes-de-Haute-Provence e Isère per la Francia; Vallese, Berna, Ticino e Grigioni per la Svizzera; Vorarlberg, Tirolo settentrionale, Carinzia e Stiria per l’Austria.
Sui rilievi europei si trova nelle seguenti zone: Massiccio del Giura, Pirenei e Alpi Dinariche.
Il suo habitat tipico è quello dei campi, in presenza di colture di altre specie, vigne, oliveti, ambienti ruderali, scarpate e ovviamente coltivazioni specifiche. Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo con pH neutro e alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
Dal punto di vista altimetrico è presente fino a 1000 m s.l.m..

Descrizione –
Il Raphanus raphanistrum sativus è una specie erbacea biennale che può raggiungere l’altezza massima di un metro, oscillando da un minimo di 20 cm e con un’altezza media di 30 cm.
Questa radice ha la caratteristica di accumulare inizialmente al suo interno diverse quantità di sostanze nutritive per poi essere utilizzate durante lo sviluppo successivo del fiore e del frutto. È questo il motivo per cui la radice si gonfia così notevolmente. Il colore normalmente è rosso vivo (ma vi sono molte varietà a colori diversi). Nelle piante selvatiche la radice tende a regredire in una forma sottile. Mentre invece nelle varietà coltivate la forma è molto varia (rotonda, globosa, semi-lunga, lunga). La radice ha dimensioni che oscillano da una larghezza di 0,5 – 45 cm ad una lunghezza di 1 – 100 cm, in funzione anche della varietà.
Ha un’asse fiorale eretto con poche foglie la radice è del tipo a fittone ingrossato con varie forme. La superficie nella parte bassa è sparsa di setole riflesse o peli globulosi (lunghi 2 mm).
Le foglie inferiori (quelle basali) sono picciolate, lirate e divise in segmenti (normalmente 7 o più lobi). Il segmento terminale (apicale) è più grande ed ha una forma tonda; quelli laterali sono più piccoli ed hanno una forma ovale o oblunga e possono essere intercalati da altri segmenti più piccoli. Tutti i segmenti sono variamente dentati. Le foglie superiori (progressivamente ridotte) sono intere a forma lanceolata o ovale e con bordi dentati. Lunghezza del picciolo: 1 – 30 cm. Lunghezza delle foglie basali 4 – 8 cm. Dimensioni del lobo apicale: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 2 – 4 cm. Dimensione degli altri lobi laterali: larghezza 3 – 6 mm; lunghezza 8 – 12 mm.
L’infiorescenza è formata da un racemo terminale e aperto composto da diversi fiori (nessuno dei quali in posizione apicale) con un brevi pedicelli. La fioritura avviene nel secondo anno di vita della pianta.
Ha fiori ermafroditi, colorati di violetto, rosa-lillacino o bianco-rosato, ma a volte anche giallognolo, con un diametro di 15 – 25 mm; sono attinomorfi (in realtà sono fiori dissimmetrici – a due piani di simmetria) e tetrameri (calice e corolla composti da 4 parti).
Il calice è formato da 4 sepali a volte screziati di violetto, eretti e addossati alla base dei petali. Lunghezza dei sepali 7 – 8 mm. Larghezza dei sepali: 1 – 2 mm.
La corolla ha i petali in posizione alternata ai sepali, sono 4 a forma obovato-obcordata, lievemente biloba; sono inoltre unguicolati. La superficie presenta delle vistose nervature a colore più scuro. La dimensione dei petali è di: lunghezza 12 – 15 mm; larghezza 3 – 8 mm.
L’androceo è composto da 6 stami didinami (2 brevi e 4 lunghi) e sono privi di appendici; le antere sono sagittate. Lunghezza dei filamenti 5 – 12 mm. Lunghezza delle antere: 1,5 – 2 mm.
Il gineceo ha un ovario bi-carpellare, supero a forma oblungo-lineare sormontato da uno stilo con stimma capitato.
L’antesi è da maggio a settembre, mentre l’impollinazione è entomofila.
Il frutto è una siliqua rigonfiata nella zona centrale e ristretta all’apice. Da un punto di vista anatomico è formata da due segmenti: una parte inferiore senza semi e una parte superiore semi-infera terminante con un becco. Le dimensioni di questo frutto sono tali per cui è quattro volte più lungo che largo. Non è deiscente lungo le due valve come le altre silique (delle specie di altri generi della stessa famiglia). Il frutto contiene diversi semi disposti nella direzione longitudinale e sono separati uno dall’altro da setti spugnosi trasversali. Tra un seme e l’altro la siliqua è appena strozzata (non così vistosamente come nelle altre sottospecie dello stesso genere). Alcune serie di semi sono aderenti alla placenta che è molto fine. La superficie del frutto è percorsa da 6 – 8 solchi longitudinali. Dimensione dei frutti: larghezza 8 – 15 mm; lunghezza 30 – 70 mm. Lunghezza del becco: 10 – 15 mm.

Coltivazione –
Il ravanello è una pianta che viene coltivata per le radici ingrossate commestibili in insalata, era nota già agli antichi Greci e Romani, che ne conoscevano diverse cultivar. Attualmente è una pianta ampiamente coltivata in varie parti del mondo nelle regioni tropicali e temperate per le sue radici commestibili.
Il ciclo biologico è biennale (la fioritura avviene nel secondo anno) e la pianta è monocarpica ossia produce un solo frutto all’anno.
Per la coltivazione di questo ortaggio si tenga conto che è originario della zona temperata, ma da lì può essere coltivato ai tropici, dove cresce meglio a latitudini superiori a 10° N e S, o ad altitudini superiori a 500 metri.
La pianta cresce meglio in aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 12 e 25 °C, ma può tollerare da 3 a 30 °C.
Preferisce una piovosità media annua nell’intervallo 800 – 1.000 mm, ma tollera 500 – 2.800 mm.
È, in generale, una pianta molto facile da coltivare e di rapida crescita che predilige una posizione soleggiata e un substrato ricco e leggero con molta umidità.
Non amano invece i terreni molto pesanti o acidi e preferisce un pH compreso tra 6 e 7, tollerando 5,2 – 8,3.
Sono piante suscettibili alla siccità e richiedono irrigazione durante i periodi caldi dell’estate o la qualità delle radici si deteriorerà rapidamente e le piante tenderanno ad andare a seme.
Le radici possono essere pronte per il raccolto da 22 a 50 giorni dopo la semina.
È possibile ottenere rese di circa 7-10 tonnellate per ettaro di ravanello fresco per le piccole cultivar a maturazione precoce.
Esistono innumerevoli varietà, sia a ciclo invernale che estivo, che si distinguono per la forma, la grandezza ed il colore della radice.
La propagazione è per seme. La germinazione avviene pochi giorni dopo la semina e per avere una produzione scalare si dovrà seminare, durante la stagione idonea ogni 2-3 settimane.

Usi e Tradizioni –
Il ravanello è una pianta coltivata da tempi remoti ed utilizzata per lo più per scopi alimentari anche se ci sono interessanti applicazione in campo medicinale.
Queste piante sono infatti conosciute già da diversi millenni come attestano dei ritrovamenti fatti nelle varie civiltà antiche della Grecia, della Cina e dell’Egitto. Da Plinio il Vecchio (Como, 23 – Stabia, dopo l’8 settembre 79), scrittore latino, sappiamo che gli antichi coltivavano delle piante chiamate Raphanus che probabilmente sono ascrivibili al moderno genere Raphanus. Il medico greco antico Androcide ne consigliava l’uso ad Alessandro Magno per evitare le conseguenze dannose dell’uso eccessivo del vino.
La radice si consuma cruda o cotta.
Ha una consistenza croccanti e succosa, un sapore piccante, a condizione che venga consumato quando è ancora tenero, e molto impiegata in aggiunta alle insalate.
Si possono anche consumare i mazzi di fiori giovani crudi o cotti; hanno un sapore pepato e consistenza gradevole e croccante, sono un’ottima aggiunta alle insalate o possono essere usati come sostituti dei broccoli.
Anche i semi crudi sono commestibili. Il seme può essere messo a bagno per 12 ore in acqua tiepida e poi lasciato germogliare per circa 6 giorni. Hanno un sapore piccante e si sposano bene con le insalate.
Dal seme si può ottenere un olio commestibile.
Si mangiano anche i giovani baccelli crudi.
Si ricorda che i ravanelli delle varietà giapponesi hanno concentrazioni più elevate di glucosinolato, una sostanza che agisce contro la ghiandola tiroidea, per cui è meglio rimuovere la pelle.
Il ravanello è una pianta che contiene, inoltre: rafanolo, diverse sostanze solforose, zuccheri e poco amido.
Possiede delle proprietà curative: per questa sottospecie la medicina popolare riconosce alcune proprietà come quella antiscorbutica (combatte lo scorbuto con la presenza di vitamine), antielmintica (elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti), antibatterica (blocca la generazione dei batteri), antispasmodica (attenua gli spasmi muscolari, e rilassa anche il sistema nervoso), astringente (limita la secrezione dei liquidi) e stimolante (rinvigorisce e attiva il sistema nervoso e vascolare). In particolare le radici stimolano l’appetito e la digestione.
Inoltre le radici stimolano l’appetito e la digestione, avendo un effetto tonico e lassativo sull’intestino e stimolando indirettamente il flusso della bile. Il consumo di ravanello si traduce generalmente in una migliore digestione, tuttavia alcune persone sono sensibili alla sua acrimonia e alla sua azione vigorosa.
La pianta viene utilizzata nella cura dei parassiti intestinali, sebbene non sia specificata la parte della pianta utilizzata, ed è antibatterica ed antimicotica.Inibisce la crescita di Staphylococcus aureus, E. coli, streptococchi, pneumococchi, ecc. e pare che mostri anche attività antitumorale.
Le vecchie foglie, semi e radici sono usati nel trattamento dell’asma e di altri disturbi al torace.
Il succo delle foglie fresche è diuretico e lassativo.
Il seme è carminativo, diuretico, espettorante, lassativo e stomachico; viene assunto internamente per trattare indigestione, gonfiore, gas, rigurgito acido, diarrea e bronchite.
La radice è antiscorbutica, antispasmodica, astringente, colagoga, digestiva e diuretica; viene frantumata e utilizzata come cataplasma per ustioni, lividi e cattivi odori dei piedi.
Tra gli altri sui si ricordano quelli agroforestali.
La pianta respinge i coleotteri del pomodoro e del cetriolo ed è utile per respingere altri insetti nocivi come la mosca della carota.
Inoltre nelle consociazioni vanno bene con lattuga, nasturzio, piselli e cerfoglio, pomodori e cetrioli.
Esiste una varietà da foraggio che cresce più vigorosamente e viene utilizzata come sovescio.

Modalità di Preparazione –
Il Raphanus raphanistrum sativus è una pianta coltivata da tempo remoto di cui si utilizzano soprattutto le sue radici, specialmente in insalata o anche da sole con olio, aceto e sale.
Le radici devono essere però tenere e vanno raccolte prima che la pianta fiorisca.
Si possono mangiare anche i fiori giovani crudi o cotti ed i semi crudi.
Si mangiano anche i giovani baccelli crudi.
Dai semi si ottiene un olio che non secca e può essere utilizzato nella produzione di sapone.
Svariati, come detto, sono gli impieghi in campo medicinale, oggi meno usati ma importanti in particolari correzioni alimentari.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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