Un Mondo Ecosostenibile
Guide PraticheTecniche

Riproduzione del Faggio

Riproduzione del Faggio

Il faggio (Fagus sylvatica L., 1753) è un albero della famiglia delle Fagacee diffuso in Europa dalla Svezia meridionale ai monti della Sicilia e della Gran Bretagna alla Russia sudorientale.

Habitat idoneo di riproduzione –
Il Fagus sylvatica è una pianta la cui distribuzione naturale della specie va dalla Svezia meridionale (con popolazioni più rade in Norvegia) a nord fino all’Italia meridionale, alla Sicilia e alla Penisola iberica a sud, mentre a est si estende fino alla Turchia nord-occidentale dove si sovrappone con quello del Fagus orientalis.
Questa pianta, sebbene spesso considerato originario dell’Inghilterra meridionale, prove recenti suggeriscono che il Fagus sylvatica non arrivò in Inghilterra fino al 4000 aC circa, o 2.000 anni dopo la formazione del Canale della Manica dopo le ere glaciali; potrebbe essere stata una prima introduzione da parte degli umani dell’età della pietra, che usavano le noci come cibo.
L’habitat naturale di questa pianta, pur non essendo esigente per il tipo di terreno, è quello degli ambienti umidi (precipitazioni ben distribuite durante tutto l’anno e nebbie frequenti) e su suoli ben drenati (non sopporta un eccessivo ristagno di acqua). Predilige terreni moderatamente fertili, calcificati o leggermente acidi, pertanto si trova più spesso sul fianco di una collina che sul fondo di una conca argillosa. Tollera il rigido freddo invernale, ma è sensibile alle gelate primaverili. Nel clima oceanico della Norvegia gli alberi piantati crescono ben a nord di Bodø, producono piantine e possono diffondersi naturalmente a Trondheim. In Svezia, i faggi non crescono a nord come in Norvegia.

Propagazione –
Il faggio è un albero molto resistente al freddo, tollerando temperature fino a circa -25 °C quando è in stato di dormienza.
Cresce bene su suoli leggeri o di medio impiasto, andando bene sul gesso, ma poco adatto a un terreno pesante e umido.
Gli alberi oramai attecchiti tollerano la siccità e sono molto tolleranti ai venti ma non a quelli salmastri.
Si tratta di alberi a crescita lenta e possono anche essere molto lenti da stabilirsi dopo il trapianto. Tuttavia, in buone condizioni sono in grado di crescere fino a un metro in un anno.
La propagazione di questa pianta avviene per seme.
Si ricorda che il seme ha una breve vitalità per cui è meglio seminarlo non appena è maturo, nel periodo autunnale, avendo cura, dove presenti, di proteggerlo dai topi.
La germinazione avviene in primavera.
Le piantine vanno poi poste in vasi singoli, fatte crescere in ambiente protetto per il primo inverno e trapiantate l’anno successivo in primavera o inizio dell’estate, comunque dopo le ultime gelate previste. Le piantine sono a crescita lenta per i primi anni e sono molto suscettibili ai danni delle gelate tardive.
Il seme può essere seminato anche in semenzaio all’aperto in autunno.
Le piantine possono essere lasciate in piena terra per tre anni prima del trapianto, ma è meglio se messe nelle loro posizioni finali il prima possibile e con una certa protezione dalle gelate primaverili.

Ecologia –
In natura la sostenibilità delle faggete è garantita da un equilibrio tra l’utilizzo delle risorse forestali e la conservazione dell’habitat e della biodiversità. Il faggio è una materia prima rinnovabile all’interno di un habitat ottimale. Il progetto FAGUS che fa parte del programma LIFE definisce l’habitat ideale per la conservazione delle faggete. L’antropizzazione delle foreste può essere bilanciata dal mantenimento nel tempo della biodiversità e della eterogeneità della struttura. L’habitat delle faggete appenniniche in uno stato ottimale comprende tasso, agrifoglio e abete bianco. Questa composizione è oggi rara e predominano strutture omogenee, sono poco presenti specie arboree diverse dal faggio.
In Italia la Regione Piemonte, seconda dopo l’Abruzzo per estensione di faggete appenniniche, nel 2012 ha definito un piano di sostenibilità applicabile al territorio. Lo studio delle faggete e delle loro caratteristiche ha stabilito progetti di intervento diversificati per la conservazione di specifici habitat. Vi sono tre modi di coltivare le faggete: a bosco ceduo, ovvero tagliando i faggi per consentire il rinnovamento dell’habitat con la riproduzione tramite polloni; a fustaia, lasciando crescere gli alberi fino all’altezza massima. La coltivazione adottata dipende dalla specificità della faggeta e dall’utilizzo del legname. Si considera per esempio la coltivazione a fustaia per la lavorazione del legno. La coltivazione a fustaia in Piemonte è poco diffusa mentre in Calabria, Campania e Abruzzo è maggiormente praticata. La coltivazione a bosco ceduo consente di ottenere legna per la combustione.
Dal 1994 la FSC (Forest Stewardship Council) si occupa di una gestione sostenibile delle foreste che offrono materie prime al sistema produttivo. Nel 2001 nasce FSC italiano che monitora e certifica l’utilizzo delle foreste del territorio nazionale garantendo la sostenibilità della filiera legno-carta per proteggere e mantenere le condizioni ottimali degli specifici habitat.
Si ricorda, inoltre, che il Fagus sylvatica forma ectomicorrize con una serie di funghi tra cui molte specie di Russula, oltre a Laccaria amethystina, e con la specie Ramaria flavosaponaria.Tomentella Pat. specie e Cenococcum geophilum sono stati trovati nelle faggete danesi e spagnole. Questi funghi sono importanti per migliorare l’assorbimento di acqua e sostanze nutritive dal suolo.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *