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Persicaria hydropiper

Persicaria hydropiper

Il Poligono pepe d’acqua (Persicaria hydropiper (L.) Delabre 1800) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Polygonaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Caryophyllidae,
Ordine Polygonales,
Famiglia Polygonaceae,
Genere Persicaria,
Specie P. hydropiper.
È basionimo il termine:
– Polygonum hydropiper L..
Sono sinonimi i termini:
– Persicaria acris Gilib.;
– Persicaria fastigiatoramosa (Makino) Nakai;
– Persicaria glandulosa Nakai & Ohki;
– Persicaria hydropiper (L.) Opiz;
– Persicaria hydropiper (L.) Spach;
– Persicaria maximowiczii (Regel) Nakai;
– Persicaria urens Garsault;
– Persicaria vernalis Nakai;
– Peutalis hydropiper (L.) Raf.;
– Polygonum chloroleucon Gand.;
– Polygonum ciliare Kitt.;
– Polygonum fallacinum Gand.;
– Polygonum fastigiatoramosum Makino;
– Polygonum glandulosum Poir.;
– Polygonum gracile Salisb.;
– Polygonum gramineum Meisn.;
– Polygonum hecasanthum Schur;
– Polygonum hidropiper Neck.;
– Polygonum koreense Nakai;
– Polygonum maximowiczii Regel;
– Polygonum obtusifolium Schur;
– Polygonum oleraceum Schur;
– Polygonum pallidium Gand.;
– Polygonum podophyllum Gand.;
– Polygonum purpuratum Gand.;
– Polygonum schindleri Danser;
– Polygonum schinzii J.Schust.;
– Polygonum vernale (Nakai) Makino & Nemoto.

Etimologia –
Il termine Persicaria proviene da malus persica, pesco: per le foglie simili a quelle del pesco di molte specie in questo genere.
L’epiteto specifico hydropiper viene dal prefisso greco ὕδρο- hýdro- relativo all’acqua e da piper pepe: pepe d’acqua.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Poligono pepe d’acqua è una pianta annua a vasta distribuzione circumboreale e presente in molte parti d’Europa, nel Mediterraneo, nell’Asia temperata e tropicale fino all’Australia.
In Italia è presente in quasi tutte le regioni (manca in Puglia e Sardegna).
Il suo habitat è quello delle zone con presenza di acque poco profonde, stagni, fossati ecc. e in luoghi umidi sulla terra e sulle rive di fiumi, ruscelli, valli umide, dove a volte cresce anche sommersa e ad altitudini dal livello del mare fino a 1300 m circa ma potendo spingersi oltre come in Cina, fino ai 3.500 metri.

Descrizione –
La Persicaria hydropiper è una pianta erbacea annuale, alta fino a 70 cm.
Ha un fusto eretto o ascendente glabro e ramoso a volte radicante nei nodi inferiori.
Le foglie, dal sapore piccante, sono di colore verde lucente, lanceolate o oblungo-lanceolate, attenuate in un corto picciolo, con guaine rossastre munite di alcune lunghe ciglia.
L’infiorescenza è una sottile spiga, lassa, arcuata-pendente; i fiori sono di colore bianco-verdastro a volte rosati, ascellari alla guaina, in gruppi di 1-3, sorretti da pedicelli più lunghi della guaina stessa, perianzio ricoperto di piccoli punti glandulosi.
L’antesi è tra luglio e ottobre.
Il frutto è un diclesio con perianzio di 3-4 mm che racchiude l’antocarpo (achenio) di (2,5)3 – 3,5 mm, trigono o piano su una faccia e carenato-convesso sull’altra, acuminato, brunastro.

Coltivazione –
La Persicaria hydropiper è una pianta annuale che viene raccolta in natura per l’uso locale come medicinale e cibo.
È una pianta che viene comunque coltivata in Giappone per le sue foglie commestibili.
Per la sua coltivazione bisogna essere in presenza di suoli umidi o con presenza di acque poco profonde e cresce nella maggior parte dei terreni purché non siano ombreggiati.
La pianta si può propagare per seme che può essere seminato direttamente in pieno campo o, preventivamente, in vasi immersi in acqua per poi essere trapiantata.
La germinazione è generalmente abbondante.

Usi e Tradizioni –
La Persicaria hydropiper è una pianta che da molto tempo viene utilizzata sia a scopo alimentare che medicinale.
Per uso commestibile si utilizzano sia le foglie che gli steli crudi o cotti. Ha un sapore molto piccante, forte e pepato.
Queste parti possono anche essere trasformate in un condimento pepato.
Il seme può essere mangiato crudo o cotto. È piuttosto piccolo e poco pratico da utilizzare ma viene usato come condimento, in sostituzione del pepe.
I semi germogliati o le giovani piantine possono essere usati come guarnizione o aggiunti alle insalate e sono comunemente venduti nei mercati giapponesi.
Per uso medicinale ha una lunga storia sia nell’erboristeria orientale che occidentale. Non è usata molto spesso, ed è vista più come un rimedio domestico apprezzata soprattutto per le sue proprietà astringenti che la rendono utile nel trattamento di emorragie, problemi della pelle, diarrea ecc..
Le foglie sono antinfiammatorie, astringenti, carminative, diaforetiche, diuretiche, emmenagoghe, stimolanti, stomachiche, emostatiche.
Le foglie pestate o triturate sono usate come cataplasma e come rimedio per il mal di denti.
L’intera pianta, da sola o mescolata con altre erbe, viene decotta e utilizzata nel trattamento di un’ampia gamma di disturbi tra cui diarrea, dispepsia, prurito cutaneo, mestruazioni eccessive ed emorroidi.
Un impiastro della pianta viene utilizzato nel trattamento di aree gonfie e infiammate.
Nei test cinesi, la pianta si è classificata al 20° posto in un sondaggio su 250 potenziali farmaci antifertilità.
Il seme è carminativo, diuretico e stimolante.
La radice è amara, stimolante e tonica.
Dalle foglie si ottiene, tra l’altro, un rimedio omeopatico che viene usato nel trattamento di emorroidi, dolori mestruali e altri disturbi mestruali.
Le foglie contengono rutina, che aiuta a rafforzare i capillari fragili e quindi aiuta a prevenire il sanguinamento.
Le foglie contengono circa il 7,5% di proteine, l’1,9% di grassi, l’8% di carboidrati, il 2% di ceneri.
In generale l’intera pianta possiede diversi principi attivi. Sono presenti due sesquiterpenoidi biciclici, polygodial (tadeonal, una dialdeide insatura con uno scheletro drimano), e warburganal, che gli conferisce il suo sapore pungente. Tutta la pianta contiene rutina, che conferisce il sapore amaro.
Inoltre contiene un olio essenziale (0,5%) costituito da monoterpenoidi e sesquiterpenoidi: α-pinene, β-pinene, 1,4-cineolo, fencione, α-umulene, β-cariofillene, trans-β-bergamotene. Acidi carbossilici (acido cinnamico, valerico e caproico) e loro esteri erano presenti in tracce. La composizione dipende comunque fortemente dai fattori genetici e quindi dalla variabile delle varietà.
Tra gli altri usi si ricorda che dai gambi si ottiene una tintura giallo-oro.
Inoltre questa pianta produce oli che causano irritazione alla pelle.
La pianta contiene molti acidi, incluso l’acido formico, che la rende sgradevole per il bestiame. Sebbene gli animali non la mangino alcuni insetti lo fanno, dando origine al detto giapponese “Tade kuu mushi mo sukizuki” (蓼食う虫も好き好き “Alcuni insetti mangiano il pepe d’acqua e gli piace”), che può essere tradotto come ” Non si tiene conto del gusto” o “Alcuni preferiscono le ortiche”.
Le foglie sono usate come veleno per i pesci.

Modalità di Preparazione –
Il Poligono pepe d’acqua è una pianta che viene consumata in Giappone, dove è conosciuto come tade (蓼), o più specificamente, yanagi tade (柳蓼). Le foglie sono (di alcun cultura) sono usate come ortaggio.
L’erba viene solitamente venduta nei mercati come piantine. I giovani germogli rossi sono conosciuti come beni-tade (紅蓼), e sono usati per guarnire sashimi, tempura e sushi. È popolare per la cucina estiva. I semi possono anche essere aggiunti al wasabi.
La salsa al pepe d’acqua, nota come tade-zu (蓼酢), è una salsa tradizionalmente composta da foglie di pepe d’acqua tritate finemente, imbevute di aceto e una piccola quantità di riso al vapore. Di tanto in tanto, viene aggiunto il succo di un kabosu spremuto. Nella cucina giapponese è tradizionalmente usato come complemento al pesce d’acqua dolce alla griglia, ma non al pesce d’acqua salata.
In Cina, il pepe d’acqua è conosciuto come la liao (辣蓼), ed è usato nella medicina tradizionale cinese.
Anche in Europa, il pepe d’acqua, un tempo, veniva coltivato e consumato in tempo di guerra come sostituto del pepe.
Per uso medicinale le foglie pestate o triturate sono usate come cataplasma e come rimedio per il mal di denti.
Dall’intera pianta, da sola o mescolata con altre erbe, si ottengono dei decotti utilizzati nel trattamento di un’ampia gamma di disturbi.
Dalla pianta si ottiene un impiastro che viene utilizzato nel trattamento di infiammazioni.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://www.biolib.cz/IMG/GAL/BIG/170985.jpg
http://tropical.theferns.info/plantimages/P/e/PersicariaHydropiper1.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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