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Plantago major

Plantago major

La Piantaggine maggiore o Cinquenervia (Plantago major L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Lamiales,
Famiglia Plantaginaceae,
Genere Plantago,
Specie P. major.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Plantago adriatica Campana;
– Plantago angustata Schur;
– Plantago borysthenica (Rogow.) Wissjul.;
– Plantago bracteata Moench;
– Plantago compressiscapa Opiz;
– Plantago crenata Blanco;
– Plantago dilatata Opiz;
– Plantago dostalii Domin;
– Plantago dregeana C. Presl;
– Plantago exaltata Hornem.;
– Plantago fonticola Kom.;
– Plantago gigas H.Lév.;
– Plantago gouanii J.F.Gmel.;
– Plantago humifusa Bernh. ex Rchb.;
– Plantago intermedia Gilib.;
– Plantago japonica Franch. & Sav.;
– Plantago jehohlensis Koidz.;
– Plantago laciniosa Domin;
– Plantago latifolia Salisb.;
– Plantago limosa Kit. ex Roem. & Schult.;
– Plantago limosa Kit. ex Sloboda;
– Plantago littoralis Nakai;
– Plantago loureiroi Roem. & Schult.;
– Plantago macronipponica Yamam.;
– Plantago major var. borysthenica Rogow.;
– Plantago major var. gigas (H. Lév.) H. Lév.;
– Plantago major var. intermedia (Gilib.) Decne;
– Plantago major var. jehohlensis (Koidz.) S.H. Li;
– Plantago major var. kimurae Yamam.;
– Plantago major f. major;
– Plantago major var. paludosa Bég.;
– Plantago major var. pauciflora (Gilib.) Bég.;
– Plantago major var. sawada i Yamam.;
– Plantago major f. scopulorum Fr.;
– Plantago major var. sinuata (Lam.) Decne.;
– Plantago minima DC.;
– Plantago namikawae Masam.;
– Plantago nana Tratt.;
– Plantago nitrophila A. Nelson;
– Plantago officinarum Crantz;
– Plantago polystachia Mazziari;
– Plantago rocae Lorentz;
– Plantago rosea Rchb.;
– Plantago sawadae (Yamam.) Yamam.;
– Plantago scopulorum (Fr. & Broberg) Pavlova;
– Plantago sinuata Lam.;
– Plantago sorokini Bunge;
– Plantago subsinuata Hornem.;
– Plantago tabernaemontani Baumg.;
– Plantago togashii Miyabe & Tatew.;
– Plantago uliginosa F. W. Schmidt;
– Plantago villifera Kitag.;
– Plantago vulgaris (Hayne) Pavlova.
Sono, inoltre sinonimi della sottospecie intermedia:
– Plantago intermedia Gilib.;
– Plantago major subsp. pleiosperma Pilger;
– Plantago major var. paludosa Bég;
– Plantago major var. pauciflora (Gilib.) Bég;
– Plantago major var. sinuata (Lam.) Decne.
Sono sinonimi della sottospecie winteri:
– Plantago major var. carnosa Moricand;
– Plantago uliginosa var. winteri (Wirtg.) Shipunov;
– Plantago uliginosa subsp. winteri (Wirtg.) Chrtek;
– Plantago winteri Wirtg..
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
– Plantago major subsp. major. L.;
– Plantago major subsp. intermedia (Gilib.) Lange, 1859;
– Plantago major subsp. winteri (Wirtg.) W.Ludw., 1956.

Etimologia –
Il termine Plantago viene da plánta pianta del piede: simile alla pianta del piede, riferimento alle dimensioni delle foglie della piantaggine maggiore.
L’epiteto specifico major è una forma ortograficamente scorretta, ma valida, per maior, us, comparativo di magnus grande: maggiore, più grande o lungo (rispetto ad altre specie delle stesso genere).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La piantaggine maggiore è una specie a distribuzione originariamente eurosiberiana ma oggi divenuta sub cosmopolita. La specie è presente in tutta Europa centrale e settentrionale e in Asia, mentre in altre parti del mondo (come in America) si è facilmente naturalizzata.
In Italia è presente in tutte le regioni.
Il suo habitat è quello delle vegetazioni erbacee seminaturali e soprattutto in ambienti ruderali calpestati, su suoli limoso-argillosi abbastanza freschi in profondità e ricchi in composti azotati, dal livello del mare sino alla fascia montana superiore.

Descrizione –
La Plantago major è una pianta erbacea perenne con una rosetta di foglie di 15-30 cm di diametro.
Ogni foglia è di forma ovale, lunga 5-20 cm e larga 4-9 cm, raramente lunga fino a 30 cm e larga 17 cm, con un apice acuto, un margine liscio ed un peziolo distinto lungo quasi quanto la foglia stessa. Sulla lunghezza della foglia ci sono da cinque a nove nervature cospicue.
I fiori sono piccoli, di colore bruno-verdastri con stami porpora, prodotto in una fitta punta lunga 5-15 cm portati in cima a uno stelo alto 13-15 cm e raramente alto 70 cm.
Il frutto è un pissidio con deiscenza trasversale, ovoide, di 2-4,5 x 1,5-2,8 mm, con numerosi semi di 1,4-1,6 x 0,5 mm, emiellissoidi o poliedrici, bruni, con la superficie interna piana.
I semi sono molto piccoli e di forma ovale, dal sapore amaro.

Coltivazione –
La Plantago major è una pianta impollinata dal vento e si propaga principalmente dai semi. Ogni pianta può produrre fino a 20.000 semi.
La pianta viene raccolta in natura per l’uso locale, soprattutto come medicinale ma anche come alimento. Viene occasionalmente coltivata come erba medicinale e talvolta viene anche commercializzata.
Bisogna comunque porre attenzione quando si raccolgono Plantago major in natura per scopi medicinali o commestibili, poiché le piante possono contenere alte concentrazioni di metalli pesanti come piombo e cadmio, soprattutto se crescono lungo le strade.
Questa pianta cresce in qualsiasi terreno moderatamente fertile ed in posizione soleggiata. Tollera il ristagno idrico, i terreni compattati e il calpestio.
La sua diffusione in tutto il mondo è legata alla sua resistenza ed anche attraverso l’attività umana. I suoi semi aderiscono facilmente agli animali o alle persone attraverso il loro tegumento mucillaginoso che ne favorisce la dispersione. Possono anche essere trasportati via acqua.
Anche se è un’erba prevalentemente spontanea sono state selezionate alcune varietà per il loro valore ornamentale.
La propagazione avviene per seme, con semina direttamente in pieno campo. La germinazione è migliore a temperature di 25 – 30°C e con un lungo fotoperiodo (16 ore).
È noto che il seme rimane vitale per più di 60 anni nel terreno.

Usi e Tradizioni –
La Piantaggine maggiore è una pianta con proprietà simili a quelle di Plantago lanceolata e delle altre specie della famiglia.
Le foglie hanno proprietà astringenti ed il suo uso risale a tempi remoti in quanto veniva usata anticamente contro le infiammazioni come emorroidi e malattie dell’apparato respiratorio, oppure veniva data ai giovani anemici. Il capolino dell’infiorescenza è molto più ricco di mucillagine e ha proprietà lassative. Come tutte le plantago possiede doti fortemente cicatrizzanti e difatti in erboristeria le foglie fresche, che contengono mucillatannino, minutamente tritate, poste a contatto con una ferita tramite bendaggio favoriscono una rapida guarigione della ferita stessa e bloccano le emorragie.
Studi recenti confermano l’efficacia di questa pianta nel trattamento di alcune malattie soprattutto della pelle (ferite, ustioni, emorragie).
La pianta trova anche impiego per uso alimentare in quanto si possono consumare le foglie giovani, crude o cotte. Queste sono piuttosto amare e complicate da preparare in quanto i fili fibrosi devono essere rimossi prima dell’uso.
Inoltre è meglio non usare il picciolo poiché questo è ancora più fibroso della foglia. Molte persone scottano le foglie in acqua bollente prima di usarle nelle insalate per renderle più tenere.
Una varietà cinese ha foglie più appetibili: contiene circa il 2,7% di proteine, lo 0,4% di grassi, il 2,2% di ceneri.
Anche il seme può essere consumato crudo o cotto; ha un sapore di nocciola e, per via delle sue piccole dimensioni, è laborioso da raccogliere. Il seme può essere macinato e mescolato con farina. È molto ricco di vitamina B1. Inoltre i semi interi possono essere bolliti e usati come il sago.
La mucillagine di semi è un ottimo addensante ed è utilizzata come stabilizzante nell’industria del gelato e nella preparazione del cioccolato.
Dalle foglie essiccate si prepara un tè accettabile.
La radice ha un sapore dolciastro e salino.
L’impiego più interessante è quello medicinale.
La Plantago major è una medicina tradizionale comunemente usata. È un trattamento sicuro ed efficace come emostatico; arresta rapidamente il flusso sanguigno e favorisce la riparazione dei tessuti danneggiati.
Nei test con Plantago major è stata riscontrata una serie di attività farmacologiche, tra cui attività cicatrizzante, antinfiammatoria, antiossidante, antibiotica, immunomodulante, diuretica e antiulcera.
I composti attivi includono polisaccaridi, lipidi, derivati dell’acido caffeico, flavonoidi, glicosidi iridoidi e terpenoidi.
Gli estratti acquosi hanno mostrato un doppio effetto immunomodulatore aumentando la proliferazione dei linfociti e mediante la secrezione di interferone-gamma a basse concentrazioni, ma questo effetto è stato inibito ad alte concentrazioni.
Un decotto, ottenuto dalle foglie essiccate ha mostrato una moderata attività diuretica.
Gli estratti di etanolo e metanolo hanno mostrato una significativa attività in vitro contro un’ampia varietà di batteri e funghi. Gli estratti di foglie erano attivi anche contro Giardia duodenalistrophozoites e il nematode Ditylenchus dipsaci, un parassita dell’aglio.
Dalle foglie sono stati isolati saccaridi, un polisaccaride, una galattoarabina e un galattano. Insieme questi sono indicati come “plantaglucidi” e sono usati per trattare le ulcere. Riduce lo sviluppo dell’ulcera peptica e riduce l’edema infiammatorio, senza effetti tossici anche dopo somministrazione prolungata.
I semi contengono sostanze mucillaginose costituite da polisaccaridi idrofili, principalmente nel tegumento. Questi si gonfiano a contatto con l’acqua e formano mucillagini ad alta viscosità, che aumentano la massa delle feci, stimolano la peristalsi e facilitano i movimenti intestinali.
Dall’olio di semi sono stati isolati numerosi acidi grassi, di cui l’acido oleico (37,5%) e l’acido linoleico (25,5%) come componenti principali.
Dalle foglie fresche sono stati isolati 0,2% di lipidi, con acido palmitico e acido stearico come componenti principali e quantità minori di acido oleanolico e acido ursolico. Questi ultimi 2 composti hanno mostrato effetti epatoprotettivi, antitumorali e antiiperlipidemici, mentre l’acido ursolico ha anche mostrato attività antinfiammatoria.
I derivati dell’acido caffeico, plantamajoside e acteoside (verbascoside) sono stati isolati dal Plantago major. Il plantamajoside ha mostrato attività antinfiammatoria e una certa attività antibatterica. L’acteoside ha effetti antibatterici, immunosoppressori, analgesici e antipertensivi. Entrambi hanno attività antiossidante.
Tra i flavonoidi isolati ci sono baicaleina, ispidulina, plantaginina e scutellareina. Questi hanno attività di scavenging dei radicali liberi e inibiscono la perossidazione lipidica, e i primi 3 sono antiossidanti. La baicaleina ha attività antinfiammatorie, antiallergiche ed epatoprotettive, ha mostrato inibizione delle linee cellulari di cancro umano e di ratto ed, in vitro, è un inibitore della trascrittasi inversa dell’HIV. L’ispidulina ha anche mostrato attività antinfiammatoria ed è un inibitore della 5-lipossigenasi, mentre la scutellareina ha attività antiallergiche e di inibizione della trascrittasi inversa dell’HIV.
Anche i glucosidi luteolina-7-glucoside e omoplantaginina sono potenti inibitori della trascrittasi inversa dell’HIV.
L’aucubina è, inoltre, uno dei principali glicosidi iridoidi isolati dalla Plantago major; il contenuto in foglie essiccate può arrivare fino all’1,3%. Ha mostrato attività antinfiammatorie ed epatoprotettive nei test sui topi, proprietà spasmolitiche nei ratti e attività antivirale contro il virus dell’epatite B.
L’aglicone dell’aucubina, l’aucubigenina, ha attività antimicrobica contro batteri e funghi.
Le foglie hanno proprietà astringenti, demulcenti, deostruenti, depurative, diuretiche, espettoranti, emostatiche e refrigeranti. Sono impiegate per uso interno nel trattamento di un’ampia gamma di disturbi, tra cui diarrea, gastrite, ulcera peptica, sindrome dell’intestino irritabile, emorragie, emorroidi, cistite, bronchite, catarro, sinusite, asma e raffreddore da fieno.
Per uso esterno vengono impiegate nel trattamento di infiammazioni cutanee, ulcere maligne, tagli, punture, ecc..
Le foglie riscaldate vengono utilizzate come medicazione umida per ferite, gonfiori, ecc..
La radice è astringente e febbrifuga. Un decotto è usato per curare la tosse. Come rimedio per il morso dei serpenti a sonagli si usa in parti uguali con Marrubium vulgare.
I semi sono emollienti, diuretici, stimolanti e tonici. Vengono usati come rimedio per la dissenteria e la diarrea e nel trattamento dei vermi parassiti.
I semi contengono fino al 30% di mucillagine che si gonfia nell’intestino, fungendo da lassativo di massa e lenisce le membrane irritate. A volte si usano le bucce dei semi senza i semi.
Dalla pianta si ottiene un’acqua distillata che è un’eccellente lozione per gli occhi.
Negli Stati Uniti la Plantago major è stata brevettata come deterrente naturale per il fumo, chiamato CIG-NO (disponibile in spray, capsule o gocce), che non contiene nicotina e non crea dipendenza. Tuttavia le relazioni esatte di causa ed effetto non sono ancora completamente comprese.
Tra gli altri usi si ricorda che la mucillagine di semi è un ottimo addensante che viene utilizzato in cosmetici come lozioni e set per capelli.
I semi possono essere utilizzati come agente gelificante a basso costo per la coltura di tessuti. La qualità è paragonabile a quella dell’agar a solo il 10% circa del suo costo.
Inoltre per la presenza di aucubina la pianta è efficace contro le punture degli insetti e per la cura delle ferite. Le foglie giovani sono commestibili in insalata.
Inoltre è una pianta visitata dalle api per il suo polline.

Modalità di Preparazione –
La Piantaggine maggiore è una pianta che trova impiego sia come pianta alimentare, come medicinale e per altri svariati usi.
Per uso alimentare si possono consumare le foglie giovani, crude o cotte. Inoltre è meglio non usare il picciolo poiché questo è ancora più fibroso della foglia. Molte persone scottano le foglie in acqua bollente prima di usarle nelle insalate per renderle più tenere.
Anche il seme può essere consumato crudo o cotto, inoltre può essere macinato e mescolato con farina. I semi interi possono essere bolliti e usati come il sago.
La mucillagine di semi è un ottimo addensante ed è utilizzata come stabilizzante nell’industria del gelato e nella preparazione del cioccolato.
Dalle foglie essiccate si prepara un tè accettabile.
La radice ha un sapore dolciastro e salino.
Per uso medicinale si utilizzano sia le foglie, che i semi e le radici preparando vari decotti o prodotti per distillazione.
Infine per la presenza di mucillagini sia i semi che altre parti della pianta trovano impiego sia in campo farmaceutico, alimentare o industriale.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto: https://gobotany.nativeplanttrust.org/species/plantago/major/

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




Un pensiero su “Plantago major

  • danilo somarriba

    En combinacion con achiote/bixa orellana y zacate limon/ citronela, combate a la helicobacter pylori.

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