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Plantago indica

Plantago indica

La Piantaggine ramosa o Piantaggine delle sabbie (Plantago indica L.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Lamiales,
Famiglia Plantaginaceae,
Genere Plantago,
Specie P. indica.
Sono sinonimi i termini:
– Plantago agrestis Salzm. ex Steud.;
– Plantago arenaria Waldst. & Kit.;
– Plantago cynopsidea Schult.;
– Plantago eriocarpa Viv. ex Coss.;
– Plantago garganica Decne.;
– Plantago pseudopsyllium Desf.;
– Plantago psyllia St.-Lag.;
– Plantago psyllium L.;
– Plantago ramosa (Gilib.) Asch.;
– Plantago sicula C. Presl;
– Plantago stricta Boutelou ex Willk. & Lange;
– Psyllium afrum Mirb.;
– Psyllium annuum Mirb.;
– Psyllium annuum Thuill.;
– Psyllium arenarium (Waldst. & Kit.) Mirb.;
– Psyllium erectum Dum.Cours.;
– Psyllium indicum (L.) Mirb.;
– Psyllium indicum subsp. orientale Soják;
– Psyllium parviflorum Mirb.;
– Psyllium ramosum Gilib.;
– Psyllium scabrum (Moench) Holub;
– Psyllium scabrum subsp. orientale (Soó) Holub..

Etimologia –
Il termine Plantago viene da plánta pianta del piede: simile alla pianta del piede, riferimento alle dimensioni delle foglie della piantaggine maggiore.
L’epiteto specifico indica significa dell’India o delle Indie ma è un epiteto improprio in quanto specie con un areale di origine non centrato direttamente in India.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Plantago indica è una pianta originaria di un areale non ben definitivo che comprende il Nord Africa, Cina sudoccidentale, Europa con riferimento alla Russia e poi attraverso il Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
La pianta è stata ampiamente naturalizzata, inoltre, in aree dell’Australia, del Nord America, dell’India, del Giappone e del Pakistan.
Il suo habitat è quello delle aree sabbiose (da cui il sinonimo di Plantago arenaria) come nei deserti aridi e sulle spiagge sabbiose, ed è stata anche vista distribuita sui bordi delle strade e sui binari ferroviari e nelle aree steppiche.

Descrizione –
La Piantaggine ramosa è una pianta erbacea annuale che raggiunge un’altezza variabile da 5 a 35 cm.
Possiede un rizoma da cui si dipartono radici secondarie.
Presenta una parte area con un fusto eretto, con rami ascellari pelosi e più o meno ghiandolosi.
Le foglie sono radicate ai nodi, hanno una disposizione opposta, distanziate e formano un fusto foglioso. Presentano lamina intera, piatta con forme strettamente lineari-lanceolate attenuate verso l’apice (gli apici sono ottusi), con dimensione di pochi mm in larghezza e 35 – 70 mm in lunghezza.
La pianta porta numerose infiorescenze a forma di spiga più o meno ovoide (ovale-ellittica) su peduncoli allungati in posizione opposta alle ascelle delle foglie superiori. Sono presenti delle brattee dimorfe con forme lanceolate; quelle inferiori hanno la base allargata (3 – 4 mm), hanno una consistenza membranosa e sono sormontate (prolungate) da una resta erbacea lineare di 3 – 6 mm; quelle superiori hanno delle forme da ovali a oblanceolate e sono larghe 2,5 mm. la dimensione dell’infiorescenza è di 1 – 1,5 cm, con una lunghezza dei peduncoli di 5 – 6 cm.
I fiori sono ermafroditi, attinomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calice – corolla – androceo – gineceo) e tetrameri (4-meri: la corolla e il calice sono più o meno a 4 parti).
Il calice è formato da 4 sepali è gamosepalo e attinomorfo a forma di tubo terminante con 4 denti (la parte terminale dei quattro sepali) a forma ovata (soprattutto quelli anteriori); la superficie è glabra o cigliata. I sepali possono essere leggermente riuniti 2 a 2. Quelli dorsali sono carenati (ma non sono alati). Il calice inoltre è persistente. Lunghezza dei sepali: 3,5 – 4 mm.
La corolla è formata da 4 petali è gamopetala e attinomorfa (in realtà i petali da 5 sono diventati 4 per fusione dei due petali superiori). La consistenza è membranosa (o scariosa) ed ha un tubo allungato terminante con 4 lobi patenti. Il colore è bianco (o giallastro). Lunghezza dei lobi della corolla: 1,8 – 2,2 mm.
L’androceo presenta 4 stami didinami e epipetali (ossia adnati all’interno della corolla con disposizione alternata rispetto ai petali); la loro lunghezza supera quella della corolla. I filamenti sono colorati di marrone. Le antere sono grosse a due logge con base debolmente sagittata (le sacche polliniche sono divergenti) e deiscenza longitudinale. Il colore delle antere è bianco-giallastro. I grani pollinici sono tricolporati. Dimensione delle antere: larghezza 1,2; lunghezza 1,9 mm.
Il gineceo presenta un ovario supero formato da due carpelli saldati (ovario biloculare; ma possono essere presenti da 1 fino a 4 loculi). In ogni loculo si trova uno o più ovuli a placentazione assile (se il loculo è uno solo, allora la placentazione può essere libera, centrale o basale). Gli ovuli hanno un solo tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell’ovulo, ridotta a poche cellule). Lo stilo è unico, filiforme con uno stigma cilindrico o usualmente bilobo (a volte lo stigma è piumoso). Il disco nettario è assente (l’impollinazione è soprattutto anemogama).
L’antesi è tra maggio e luglio – settembre.
Il frutto è un pissidio con deiscenza trasversale, glabro di colore bruno chiaro, di 3-4 x 2 mm, con 2 semi di 2,5-3,5 x 0,7-1,2mm, subellissoidi, a forma di barchetta, canalicolati nella superficie interna, lucidi, di colore bruno.

Coltivazione –
Plantago indica è una pianta che viene raccolta allo stato naturale per l’uso locale come fonte di alimento e medicinali.
Questa pianta cresce in qualsiasi terreno moderatamente fertile ma in posizione soleggiata; inoltre questa specie è coltivata in molte aree per il suo seme, che viene utilizzato, come detto, in medicina.
La propagazione avviene per seme, con semina da effettuare in primavera in un semenzaio non riscaldato. Una volta germinate le giovani piantine, se già abbastanza grandi da poter essere maneggiate, vanno poste in vasetti singoli e trapiantate poi all’inizio dell’estate.
È possibile la semina direttamente in pieno campo da metà a tarda primavera se si hanno abbastanza semi.

Usi e Tradizioni –
I semi della Plantago indica, come detto, vengono impiegati per scopi medici come lassativo e sono anche usati per trattare la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e diarrea estraendo la mucillagine dal tegumento.
È stato anche riportato che la mucillagine dei semi riduce il rischio di malattie coronariche.
La Plantago indica trova impiego in campo alimentare dove si utilizzano le giovani foglie sia crude che cotte.
Tuttavia l’uso predominante è quello come lassativo sicuro ed efficace utilizzato da migliaia di anni nella fitoterapia occidentale.
Sia i semi essiccati che i gusci dei semi sono emollienti, emollienti e purganti.
I semi hanno un rivestimento mucillaginoso e si gonfiano fino a diverse volte il loro volume quando vengono immersi in acqua.
I semi e le bucce contengono alti livelli di fibra che, espandendosi e divenendo molto gelatinosi se immersi in acqua, mantiene un alto contenuto di acqua all’interno dell’intestino crasso aumentando la massa delle feci, facilitandone così il passaggio.
Il loro effetto regolatore sull’apparato digerente fa sì che possano essere utilizzati anche nel trattamento della diarrea e aiutando ad ammorbidire le feci riducendo l’irritazione dovute ad emorroidi.
Inoltre la mucillagine gelatinosa prodotta quando i semi sono immersi in acqua ha la capacità di assorbire le tossine all’interno dell’intestino crasso, per cui aiuta a rimuovere le tossine dal corpo e può essere usata per ridurre l’autotossicità.

Modalità di Preparazione –
Della La Piantaggine ramosa si utilizzano i semi, sia in cucina che in medicina ma anche, soprattutto negli ultimi tempi, nella cosmesi.
In particolare nella cosmesi trova impiego per uso esterno per trattare la pelle secca ed arrossata ma anche per calmare le infiammazioni della gola o le irritazioni delle parti intime.
In cucina invece la cuticola viene utilizzata come addensante; la farina per la realizzazione di pane, pasta e focacce. Per l’uso alimentare si trova in vendita in polvere in bustine.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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