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Riproduzione del Cedro dell’Atlante

Riproduzione del Cedro dell’Atlante

Il cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica (Endl.) Manetti ex Carrière, 1855) è una conifera della famiglia delle Pinaceae originario del Marocco e dell’Algeria.
Questa pianta è molto diffusa nella catena montuosa dell’Atlante, dove si trova nei versanti più freschi a settentrione dai 1.500 ai 2.200 metri.
È stato introdotto in Europa a metà del XIX secolo dove si trova spesso nei parchi soprattutto nella varietà glauca, molto ornamentale.

Habitat idoneo di riproduzione –
Il cedro dell’Atlante è una pianta originaria del Nord Africa, in un areale compreso tra Marocco e Algeria ed il suo habitat naturale è quello delle pendici superiori delle montagne dell’Atlante dove c’è poca o nessuna pioggia nella stagione di crescita, ma con il suolo alimentato dallo scioglimento della neve delle cime sovrastanti.
Questa conifera forma foreste sui pendii delle montagne a 1.370-2.200 m, spesso in foreste pure, o mescolate con: Abies numidica, Juniperus oxycedrus, leccio – Quercus ilex e Acer opalus.

Propagazione –
Per la propagazione del Cedrus atlantica si tenga conto che questa pianta, quando riesce a stabilirsi, prospera sulla maggior parte dei terreni, essendo molto tollerante al gesso, ai siti aridi e alla siccità.
Preferisce un ricco terriccio o un’argilla sabbiosa con esposizione in pieno sole; inoltre questa specie è più tollerante all’inquinamento atmosferico rispetto ad altri membri dello stesso genere.
La pianta riesce a crescere in zone calde e secche con meno di 40 cm di pioggia all’anno, ma anche in zone con estati fresche e fino a 200 cm di pioggia.
Inoltre gli alberi più piccolo, inferiore a 50 cm di altezza, si stabiliscono molto più rapidamente e meglio degli alberi più alti;quelli più alti di 2 metri sono difficili da far attecchire.
La propagazione del Cedrus atlantica avviene per seme: la tecnica prevede la raccolta dei coni in inverno, tenendoli in una stanza calda finché non si aprono. A questo punto vanno seminati subito al freddo. Secondo alcuni autori una breve stratificazione a freddo di un mese migliora il tasso di germinazione.
Una volta seminato bisogna mantenere umido il vaso (o il bancale) ma bisogna fare attenzione perché le giovani piantine non devono bagnarsi troppo per cui vanno tenute in ambiente ventilato.
Quando le piantine hanno raggiunto le dimensioni per essere maneggiate vanno poste in vasi individuali. In questi contenitori vanno coltivate in serra fredda per il loro primo inverno e trapiantate poi nelle loro posizioni permanenti in tarda primavera o all’inizio dell’estate.
Si consiglia di proteggere queste piantine dal freddo per 1-2 inverni.
Si può ottenere la propagazione anche per talee di germogli terminali che possono essere piantate in serra nel tardo autunno; l’attecchimento però non è facile.

Ecologia –
Attualmente il Marocco ha la superficie totale di cedro dell’Atlante più alta al mondo, e forma vaste foreste nelle zone umide del paese, intorno alla catena del Medio Atlante, dell’Alto Atlante orientale e settentrionale, e nelle zone occidentali e centrali Catena montuosa del Rif. L’attuale superficie totale è di circa 163.000 ettari, di cui circa 115.000 ettari (80%) sono situati nelle montagne del Medio Atlante. La specie è in pericolo a causa dell’uso umano, della raccolta del legno e degli incendi. I dati che risalgono al 1927 mostrano un numero maggiore di cedri dell’Atlante (più di 150.000 ettari) solo nelle montagne del Medio Atlante. Le montagne del Rif avevano una delle più grandi foreste di cedri in passato, ma oggi le foreste sono molto più piccole, il 15% del totale delle foreste di cedri in Marocco. Recentemente nella regione della provincia di Ifrane hanno avuto luogo massicce campagne di rimboschimento.
In Algeria, il cedro dell’Atlante è in significativo declino. Secondo i dati del 1966, la specie occupava 23.000 ettari, formando foreste intorno ai monti Djurdjura in Cabilia e nei monti Aures. Tuttavia, si prevede che attualmente abiti meno di 15.000 ettari a causa degli incendi estesi e dell’uso umano.
Uno studio effettuato su questa specie ha riscontrato, inoltre, che i cedri dell’Atlante occupavano una gamma più ampia a quote più basse durante l’Olocene medio rispetto a oggi. L’espansione geografica del medio Olocene si manifestava con basse temperature invernali e una maggiore disponibilità di acqua su tutta la catena montuosa del Rif rispetto alle condizioni moderne. Una tendenza all’aumento dell’aridità osservata dopo 6.000 anni ha ridotto progressivamente l’areale del cedro dell’Atlante e ne ha spinto la migrazione verso altitudini superiori a 1.400 m s.l.m.
Quello che preoccupa di più è che tra il 1960 e il 2010 l’areale del cedro dell’Atlante è diminuito di circa il 75% e che le popolazioni orientali dell’areale nelle montagne del Rif erano ancora più minacciate dalla mancanza complessiva di disponibilità di acqua rispetto a quelle occidentali. Oggi, le popolazioni di cedro dell’Atlante nelle montagne del Rif persistono in aree ristrette e isolate (Jbel Kelti, Talassemtane, Jbel Tiziren, Oursane, Tidighine) che consideriamo moderni microrifugi. La conservazione di queste popolazioni isolate è essenziale per la futura sopravvivenza della specie, preservando i polimorfismi e il potenziale di recupero della popolazione in diverse condizioni climatiche.
Tra l’altro a queste foreste ed al loro habitat è legata l’esistenza in vita di altre specie tra cui una scimmia (Macaca sylvanus Linnaeus, 1758), un primate che aveva una distribuzione preistorica molto più ampia nel nord del Marocco e in Algeria.




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