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Myrica cerifera

Myrica cerifera

L’albero della cera (Myrica cerifera L.) è una piccola specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Myricaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Hamamelidae,
Ordine Myricales,
Famiglia Myricaceae,
Genere Myrica,
Specie M. cerifera,
sono sinonimi i termini:
– Cerothamnus ceriferus (L.) Small;
– Cerothamnus pumilus (Michx.) Small;
– Morella cerifera L.;
– Myrica cerifera var. pumila Michx.;
– Myrica pusilla Raf..

Etimologia –
Il temine Myrica proviene dal greco μΰρω mýro stillare, gocciolare.
L’epiteto specifico cerifera viene da cera cera e féro produco, porto: che produce sostanze cerose.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’albero della cera è una pianta originaria delle coste orientali degli Stati Uniti e presente nel Nord America orientale, New Jersey ed a sud attraverso l’America centrale fino all’Honduras britannico e a Porto Rico.
La pianta è stata introdotta anche in Europa dove viene coltivata.
Il suo habitat è quello dei boschi dei tropici su terreni sabbiosi vicino a paludi e acquitrini ma è adattabile a diversi habitat sia in terreni aridi che in foreste di aghifoglie che miste di latifoglie fino a 1.000 m. s.l.m..

Descrizione –
La Myrica cerifera è una pianta in forma di piccolo albero o di grande arbusto che raggiunge fino a 14 m di altezza.
È una pianta sempreverde con foglie di forma allungata con consistenza coriacea e bordi seghettati che contengono composti aromatici.
È una pianta dioica, con fiori maschili e femminili portati in amenti su piante separate.
I fiori maschili hanno tre o quattro stami e sono circondati da brevi brattee.
I fiori femminili si sviluppano in frutti, che sono globosi e circondati da un rivestimento naturale simile alla cera. La specie fiorisce dalla fine dell’inverno alla primavera e fruttifica a fine estate o autunno. Non è presente endosperma sui semi.
Questa specie si presenta in due forme, ma non c’è una chiara linea di demarcazione tra di loro, in quanto si hanno molte forme intermedie. Gli esemplari nelle zone più secche e sabbiose sono simili ad arbusti, hanno rizomi e foglie più piccole. Quelli che crescono in zone umide con terreno più ricco sono più simili ad alberi con foglie più grandi.

Coltivazione –
L’albero della cera è una pianta che cresce allo stato spontaneo in un areale che va dall’America centrale, verso nord fino al sud-est e al centro-sud degli Stati Uniti ma anche nelle Bermuda e nei Caraibi.
Viene coltivato con successo fino a nord, nell’area di New York City e nella valle dell’Ohio meridionale ed in altre zone del mondo compresa l’Europa.
È una pianta resistente e molto versatile che oltre essere utilizzata allo stato spontaneo viene coltivata e utilizzata localmente come fonte di cera, come alimento, medicinale e fonte di coloranti. A volte viene coltivata anche come siepe.
La pianta predilige comunque una posizione in zone aperte e con terreno umido, ben drenato al sole o all’ombra leggera. Preferisce un terreno argilloso o torboso privo di calcare. Inoltre le piante attecchite sono abbastanza resistenti alla siccità ed in zone esposte ai venti anche salmastri.
Si ricorda, inoltre, che molte specie di questo genere hanno un rapporto simbiotico con alcuni microrganismi del suolo, questi formano noduli sulle radici e fissano l’azoto atmosferico. Parte di questo azoto viene utilizzato dalla pianta in crescita, ma alcuni possono essere utilizzati anche da altre piante che crescono nelle vicinanze.
C’è da sottolineare che le radici di questa pianta ospitano una specie simbiotica di batteri actinomicotali, che fissano l’azoto a una velocità maggiore rispetto ai legumi.
La propagazione può avvenire per semina in autunno, utilizzando seme appena maturo, in serra fredda.
Il seme immagazzinato germina meglio se sottoposto a una stratificazione fredda di 3 mesi e quindi seminato in un semenzaio non riscaldato.
La germinazione è generalmente buona ed il trapianto va effettuato quando le piantine sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate e coltivale.
Si possono anche ottenere delle talee con legno semi-maturo, di 5 – 8 cm. questa hanno una percentuale di attecchimento da discreta a buona.

Usi e Tradizioni –
L’albero della cera è una pianta utilizzata da tempi remoti sia per scopi alimentari che medicinali.
Veniva utilizzata dopo la bollitura come trattamento per la febbre. Nel 1722, è stato riferito che i coloni della Louisiana bevevano una miscela di cera e acqua calda per curare la dissenteria grave.
In un resoconto del 1737 si affermava che veniva usata per trattare convulsioni, coliche, paralisi e convulsioni. A partire dall’inizio del XIX secolo, l’erborista Samuel Thomson raccomandava questa pianta per produrre “calore” all’interno del corpo e come trattamento per malattie infettive e diarrea. Quest’uso è diminuito più tardi nel 19° secolo, a favore dell’uso per una varietà di disturbi, incluso un uso topico per le gengive sanguinanti. Inoltre per vent’anni a partire dal 1916, la corteccia della radice di questa pianta è stata elencata nell’American National Formulary.
Ancora oggi i frutti possono essere consumati sia crudi che cotti, hanno un diametro di circa 3 mm con un seme grande, c’è pochissima carne e la qualità è comunque scarsa. Inoltre il frutto è ricoperto da un deposito di cera dall’odore balsamico e questo può rimanere sulla pianta per diversi anni.
Le foglie e le bacche sono usate come aroma alimentare; costituiscono un sostituto aromatico, attraente e gradevole delle foglie di alloro e possono essere utilizzate per aromatizzare zuppe, stufati, ecc..
Le foglie essiccate vengono preparate per ottenere un tè forte.
La Myrica cerifera è, come detto, una pianta con molti utilizzi medicinali. È infatti un rimedio erboristico popolare in Nord America, dove viene impiegato per aumentare la circolazione, stimolare la sudorazione e tenere sotto controllo le infezioni batteriche.
La corteccia della radice è antibatterica, astringente, emetica (in grandi dosi), provoca starnuto, stimolante e tonica.
La pianta contiene diversi composti organici, tra cui: triterpeni come miricadiolo, taraxerolo e taraxerone, nonché sostanze chimiche come diversi flavonoidi, tannini, resine, gomme e fenoli. Il miricadiolo ha un leggero impatto sui livelli di potassio e sodio, ed è presente, inoltre, la miricitrina con possibili proprietà antibiotiche.
Si ricorda comunque che la pianta non deve essere utilizzata durante la gravidanza.
È stato riferito che alcuni dei costituenti della cera sono cancerogeni ma mancano opportune verifiche e ricerche.
La cera è astringente e leggermente narcotica.
Viene considerata una cura sicura per la dissenteria ed è anche usata per trattare le ulcere interne.
Un tè, che viene ricavato dalle foglie, è utilizzato nel trattamento delle febbri ed esternamente come detergente per la pelle pruriginosa.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali. La pianta può essere coltivata come siepe informale, ottima in siti ventosi.
Inoltre il rivestimento ceroso del frutto contiene acido palmitico e si estrae scottando i frutti con acqua bollente e immergendoli per alcuni minuti, la cera galleggia in superficie e viene poi scremata. Il frutto viene poi fatto bollire in acqua per estrarre la cera dalla polpa e ancora una volta la cera viene scremata. Viene quindi filtrato attraverso un panno di mussola e può essere utilizzato per realizzare candele aromatiche, ceralacca ecc..
Le candele fatte con questa cera sono piuttosto fragili ma sono più consistenti e meno unte quando fa caldo. La cera è infatti solida e dura e per questo motivo le candele sono particolarmente adatte ai climi caldi.
Le candele sono leggermente aromatiche, con un gradevole odore balsamico e non fumano quando vengono spente, il che li rende molto più piacevoli da usare rispetto alle candele di cera o di sego.
La cera viene anche usata per fare saponi e lucido da scarpe. Da 4 chili di bacche si ottiene circa 1 chilo di cera. Tuttavia la Myrica cerifera è stata sempre meno utilizzata per la produzione di cera e soppiantata dalla produzione di candele da sostituti a base di paraffina. Le candele sostitutive hanno colori e profumi artificiali che creano candele dall’aspetto e dall’odore simili a quelle naturali.
Inoltre dal frutto si ottiene un colorante blu.
Il legno di questa pianta è, inoltre, leggero, morbido, fragile e a grana fine ma non ha valore commerciale.
Dal punto di vista ecologico i frutti sono una fonte di cibo per molte specie di uccelli, tra cui la quaglia bianca settentrionale e il tacchino selvatico. In inverno, i semi sono alimenti importanti per lo scricciolo della Carolina e specie di passera mattugia ed altri animali. L’apparato digerente degli uccelli rimuove la cera dal frutto, un prerequisito per la germinazione del seme che viene così diffuso.
Queste piante, per via della presenza di cera, vanno però soggetti agli incendi, tuttavia l’apparato radicale di M. cerifera è resistente al fuoco ma non può resistere in condizioni di incendi ripetuti.

Modalità di Preparazione –
La Myrica cerifera è una pianta di cui si utilizzano varie parti.
La corteccia viene raccolta in autunno, asciugata accuratamente, poi polverizzata e conservata in un luogo buio in un contenitore ermetico.
Viene utilizzata per uso interno nel trattamento di diarrea, sindrome dell’intestino irritabile, ittero, febbre, raffreddore, influenza, catarro, mestruazioni eccessive, perdite vaginali, ecc..
Per via esterna viene applicata su ulcere indolenti, mal di gola, gengive spugnose, piaghe, condizioni cutanee pruriginose, forfora ecc..
In genere si usa o un decotto o una tintura. Sono stati utilizzati anche infusi e una pasta topica.
Inoltre le foglie possono essere lavate, asciugate e utilizzate per condire stufati o sughi di cottura.
Le bacche possono essere utilizzate anche come condimento.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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