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Parco Nazionale della Val Grande

Parco Nazionale della Val Grande

Il Parco Nazionale della Val Grande, identificato con il Codice WDPA 63645 ed il Codice EUAP 0014, è un’area naturale protetta, interamente compresa nei confini della provincia del Verbano Cusio Ossola, istituita nel 1992 ed ampliata successivamente nel 1998, al fine di preservare la zona selvaggia più estesa delle Alpi e d’Italia.
I Comuni della Provincia di Verbano-Cusio-Ossola che sono all’interno del Parco sono: Aurano, Beura-Cardezza, Caprezzo, Cossogno, Cursolo-Orasso, Intragna, Malesco, Miazzina, Premosello-Chiovenda, San Bernardino Verbano, Santa Maria Maggiore, Trontano e Vogogna.
Il Parco Nazionale della Val Grande rappresenta l’area selvaggia più vasta d’Italia ma anche un museo all’aperto della passata civiltà alpina. L’abbandono di alpeggi e della pratica del disboscamento ha significato il ritorno alla wilderness: la natura diventa padrona.
Ricchezza e varietà della vegetazione sono una delle attrattive maggiori, con boscaglie impenetrabili e flora “coloratissima”. Un Parco con molti segreti: timidi animali, valloni scoscesi e dirupati, acque limpidissime in gole difese da grandi pareti strapiombanti e panorami suggestivi dal Monte Rosa al Lago Maggiore.
È una grande estensione di territorio privo di insediamenti umani, tra le Alpi, che fanno di quest’area una meta ambita per gli amanti della natura e del trekking.
All’interno del parco si trovano la Riserva naturale Val Grande (riserva naturale integrale e biogenetica di 973 ettari) e la Riserva naturale Monte Mottac (riserva naturale orientata e biogenetica di 2.410 ettari), entrambe istituite nel 1971.
Il parco si estende per una superficie di circa 15.689 ettari, su un terreno prevalentemente montuoso. I paesaggi variano costantemente con la quota, l’esposizione dei versanti al sole, la presenza dell’acqua, tuttavia una nota comune, contraddistingue una montagna costantemente aspra ed inospitale.
I monti principali del parco sono: Monte Zeda, Cima della Laurasca, Monte Togano, Monte Pedum e Pizzo Proman.
Il Rio Valgrande ed il Rio Pogallo con i loro bacini idrografici costituiscono il Parco. I fiumi hanno delle sorgenti vere e proprie, pertanto non possono essere riduttivamente definiti torrenti; tuttavia le caratteristiche degli alvei, sovente incassati in rocce dure con pareti a strapiombo, rende il corso di questi fiumi soggetto a variazioni estremamente rapide in caso di pioggia. Della vecchia rete di strade mulattiere del passato, sono rimasti alcuni ponti che permettono di attraversare questi corsi d’acqua, che altrimenti si presentano come barriere invalicabili per buona parte della loro lunghezza.

La Flora –
La ricchezza della vegetazione e la varietà delle fioriture, grazie all’influenza termica del lago Maggiore, costituiscono una delle attrattive maggiori del Parco.
Nella bassa Val Grande predominano i boschi misti di latifoglie con prevalenza del castagno. Il faggio costituisce invece la specie arborea più diffusa dell’alta Val Grande, per lo più sui versanti umidi e meno assolati, ma anche su quelli meridionali, in conseguenza della elevata piovosità di questa zona.
Alcuni esemplari monumentali di faggio hanno resistito ad un’enorme valanga caduta nella metà degli anni ‘80 all’alpe Boschelli, mentre altri sono osservabili in Val Pogallo nei pressi di Pian di Boit e dell’Alpe Busarasca.
Alle faggete si aggiungono, seppur limitati per estensione, i boschi di conifere, le cui specie principali sono l’abete rosso e l’abete bianco. Scarso il larice, in conseguenza del clima e dei tagli effettuati nei secoli scorsi.
Le forre sono tra gli ambienti più significativi e di interesse prioritario a livello europeo e sono colonizzate da tassi, ontani, tigli e aceri.
Salendo di quota, rapida è la sostituzione del bosco con gli arbusti; nei versanti esposti a nord e maggiormente umidi prevalgono gli alneti costituiti dall’ontano verde e da un ricco sottobosco con felci e muschi, mentre il rododendro e il mirtillo si insediano a quote generalmente superiori, lungo i crinali o gli affioramenti rocciosi e sui versanti assolati.
Più in alto dominano le praterie alpine e l’ambiente a vegetazione rupestre. Le specie botaniche più rare e interessanti sono sicuramente l’aquilegia alpina, l’arnica montana, la genziana lutea e la campanula excisa. Vicino alle zone umide di quota, come quelle che si trovano nei pressi dell’Alpe Scaredi, si possono osservare il tulipano alpino e le bianche fioriture degli eriofori.

La Fauna –
La presenza di habitat e di animali inseriti negli elenchi di protezione a livello comunitario fanno della Val Grande anche un importante luogo di studio.
La sua peculiarità, cioè l’attuale scarsissima antropizzazione, ne fanno un ideale laboratorio naturale dove approfondire la conoscenza dell’evoluzione naturale della vegetazione e delle comunità animali conseguente all’abbandono da parte dell’uomo dopo secoli di sfruttamento. Un finanziamento europeo rientrato in un Progetto Life ha consentito a studiosi ed esperti di avviare indagini sul territorio. Il frutto di questi primi studi, utili per la redazione del piano del Parco, ha portato all’individuazione di alcune specie di interesse a livello europeo.
Tra gli uccelli sono da indicare l’aquila reale, il falco pellegrino, il gallo forcello, il francolino di monte e il gufo reale. Degni di nota sono anche le diverse specie di picchi, fra cui il picchio nero, e alcuni Passeriformi come il luì bianco e l’averla piccola.
Gli erbivori sono presenti nel territorio del Parco con popolazioni ben strutturate come nel caso del camoscio e del capriolo. La situazione è favorevole anche per il cervo che si prevede possa diventare nei prossimi anni una presenza consolidata.
Volpe, faina, martora, tasso e donnola sono i rappresentanti più significativi tra i carnivori. Nei boschi abitano numerosi piccoli mammiferi come ghiri e topi selvatici che spesso si avvicinano ai bivacchi per approfittare di qualche avanzo lasciato dagli escursionisti.
Grazie all’abbondanza e alla qualità delle acque che scorrono impetuose nel Parco, occorre segnalare la fauna che vive nei torrenti e che da questi dipendono. Le specie più rappresentative sono la trota fario e lo scazzone accompagnate dai numerosi macroinvertebrati (larve di effimere e di tricotteri) che ne costituiscono la dieta. Non è raro l’incontro con due specie di uccelli che frequentano i grossi massi e le rive acciottolate: il merlo acquaiolo e la ballerina gialla.
La Val Grande è spesso conosciuta per la presenza della vipere, da molti temute e talvolta oggetto di racconti leggendari. Questi rettili prediligono infatti gli ambienti poco frequentati dall’uomo e ricchi di nascondigli quali cespugli e cumuli di pietre; trovano pertanto nelle aree più selvagge del Parco l’habitat adatto.
Specie di rilievo si ritrovano anche tra gli insetti, in particolare tra i coleotteri: il Carabus lepontinus vive esclusivamente sulle pendici del Monte Zeda (specie endemica), mentre la Rosalia alpina, l’Osmoderna eremita e lo Gnorimus variabilis sono compresi negli elenchi delle specie strettamente protette a livello europeo.
Pensando al territorio del Parco come un ambiente in continua evoluzione verso una situazione sempre più simile a quella originaria è importante ricordare le specie oggi estinte quali lupo, orso, lince e lontra, gatto selvatico e puzzola, per alcune delle quali è ipotizzabile in futuro un ritorno.

Guido Bissanti




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