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Prunus cerasus

Prunus cerasus

Il ciliegio aspro o Amareno (Prunus cerasus L., 1753), è una specie arborea da frutto della famiglia delle Rosacee.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Rosales, Famiglia Rosaceae e quindi al Genere Prunus ed alla Specie P. cerasus.

Etimologia –
Il termine Prunus proviene da prunus, in Plinio, latinizzazione del greco προῦμνη proúmne susino, pruno in Teofrasto e Dioscoride, probabilmente derivato da una lingua pre-greca dell’Asia Minore, vedi anche prunum prugna, susina dal greco προῦνον proúnon in Galeno. L’epiteto specifico cerasus deriva da cerasus ciliegio, a sua volta dal greco κέρασος ceraso.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Amareno dovrebbe avere una origine intorno al Mar Nero. L’origine è comunque incerta. Per alcuni autori proverebbe dall’Asia occidentale, dall’Europa dell’est o dal Medio Oriente, dalle regioni dell’Armenia e del Caucaso, altri lo considerano endemico dell’Europa centro-orientale, in quanto numerosi semi di ciliegio sono stati rinvenuti in siti preistorici centro-europei. In Italia è presente in quasi tutte le regioni. È una specie coltivata ma talvolta inselvatichita in radure o boschi cedui radi; dal piano sino a 1.000 m s.l.m.

Descrizione –
Il Prunus cerasus è un albero di piccole dimensioni o arbusto stolonifero, alto fino a 6 ÷10 m., con fogliame deciuduo e chioma irregolare di colore verde scuro. Il tronco è sinuoso ed i rami sono divaricati e con ramuli spessi, quasi nerastri e penduli. La corteccia è bruno rossastra che si sfalda orrizonatalmente. Ha foglie alterne, sparse lungo i rametti, con un lungo picciolo quasi sempre sprovvisto di ghiandole, di color verde lucente e leggermente coriacee; la lamina è ovato-ellittica, brevemente cuneata alla base e acuminata o con breve mucrone all’apice, con margine minutamente dentato, liscia e glabra sulle 2 pagine; stipole caduche, lineari con denti glandulosi.
I fiori hanno un diametro di 2÷3 cm, ermafroditi, raccolti in corimbi peduncolati pauciflori di 2÷4 elementi, portati da brachiblasti fogliosi. Il ricettacolo è campanulato e glabro; sepali ovati o oblunghi reflessi, glabri, generalmente denticolati; la corolla ha petali obovati di 8÷12 mm, bianchi. L’ovario è glabro.
I frutti sono delle drupe globose, di 20-35 mm, glabre, non pruinose, appiattite alla base, di colore rosso vivo, con sapore acidulo, endocarpo non aderente alla polpa; nocciolo globoso, liscio, carenato. La fioritura è nel periodo di marzo÷maggio.

Coltivazione –
L’ Amareno è una specie che si adatta facilmente ad ogni clima e non ha bisogno di particolari attenzioni, crescendo spesso anche in forma selvatica. Ama il sole, ma resiste anche alle basse temperature ed alla siccità. Non ha particolari richieste per il terreno, cresce adattandosi a qualunque tipo. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.

Usi e Tradizioni –
Una leggenda narra che l’amareno sia stato portato in Italia dal generale romano, Lucullo, conosciuto per la sfarzosità dei suoi banchetti. In alcuni antichi scritti si legge che Lucullo raccolse la pianta a Cerasunte, città dell’Asia Minore, e la trapiantò nei suoi giardini intorno al 65 a.C.. Infatti Plinio il vecchio afferma che prima che il console romano Lucius Licinius Lucullus sconfiggesse Mithridates nel 74 a.C., “Non vi erano ciliegie in Italia”. Secondo lui quindi fu Lucullus ad introdurle da Pontus. Comunque sono poche e incerte le notizie che si hanno del ciliegio acido. Forse i suoi frutti sono raffigurati negli affreschi di Pompei, forse Virgilio si riferiva a questa pianta in un passo della seconda Georgica. Pare accertato che il Prunus cerasus allora fosse impiegato come soggetto da innesto. Oggi le varietà di ciliege coltivate in tutto il mondo sono moltissime e si suddividono, oltre che per il sapore, per la consistenza della polpa, per la forma e il colore del frutto. Pur tuttavia, molti secoli prima dell’era cristiana, i Greci distinguevano diverse varietà di ciliegie e nel III secolo a.C. Teofraso ne descriveva la coltura come stabile in quei luoghi.
Il legno di questa pianta è di media durezza, con alburno stretto e giallastro e durame bruno rosato che si accentua notevolmente con la stagionatura e l’invecchiamento producendo venature rossastre, è simile a quello del Ciliegio ed è impiegato nella costruzione di mobili pregiati, di doghe per barriques, di parquet, ed è anche molto apprezzato nel settore della nautica. Dal fusto si ottiene una resina che viene utilizzata anche come adesivo; dalle foglie si ricava un colorante verde.
Il Prunus cerasus contiene acidi organici, zuccheri, vitamine C e B, pectina, colorante ceracianina, tannini, sali minerali, glicoside dell’acido cianidrico, flavonoidi.
Possiede proprietà diuretiche, depurative e drenanti.
I peduncoli del frutti, soprattutto nel passato, erano impiegati contro la diarrea, come diuretici, in tisane dimagranti, come depurativi e in decotti, come lenitivi da impiegare sulla pelle screpolata.
Dai semi si ottiene un olio utilizzato nei prodotti cosmetici, così come la polpa dei frutti può essere impiegata come astringente e tonificante sulla pelle irritata.
I frutti sono appetiti da passeri, storni e merli.
In Italia si distinguono principalmente tre varietà di ciliegio acido, con frutti di diverso colore e diversa acidità:
– L’Amareno (la varietà più diffusa), con frutti di colore rosso chiaro e sapore amarognolo, leggermente acido (le amarene);
– Il Visciolo, con frutti di colore rosso intenso e sapore relativamente dolce, leggermente acido (le visciole);
– Il Marasco, con frutti piccoli di colore rosso-nerastro e sapore molto amaro e acido (le marasche) prunus mahaleb.

Modalità di Preparazione –
I frutti dell’amareno (amarene) sono impiegati per la produzione di marmellate, sciroppi e liquori, quali Maraschino e Rataffia o Ratafia (da non confondere con Ratafià prodotto con sciroppo di ciliegie nere) prodotto tipico dell’ Abruzzo. Vengono inoltre preparati per frutta candita o sotto spirito. Anche le foglie trovano uso nella produzione di un liquore. Piatto tipico della cucina romana è la Crostata con marmellata di visciole.
Particolare è l’uso dei peduncoli dei frutti che vengono raccolti a piena maturazione e lasciati essiccare al sole. Hanno proprietà diuretiche e sono considerati un sedativo delle vie urinarie. Si utilizzano, quindi, come potente diuretico, per cistite e per insufficienza renale. Vengono quindi considerati come un’erba medicinale.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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