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Cucumis melo

Cucumis melo

Il melone (Cucumis melo L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, largamente coltivata per i suoi frutti commestibili.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Cucurbitales, Famiglia Cucurbitaceae e quindi al Genere Cucumis ed alla Specie C. melo.

Etimologia –
Il termine Cucumis proviene dal nome latino del cocomero. L’epiteto specifico melo, proviene sempre dal latino melo, melonis, cioè melone, popone.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Cucumis melo è una specie, secondo alcuni autori, di probabile origine africana; per altri è invece di origine asiatica e più precisamente dell’antica Persia. Oggi il melone è coltivato in tutti i Paesi con clima temperato.

Descrizione –
Il melone è una pianta erbacea strisciante o rampicante, annuale con radici fibrose che possono estendersi nella terra anche oltre i 150 cm: Il fusto è ricco di peluria, ramificato, con cirri, foglie alterne, opposte ai cirri, lobate e cordate alla base, con lunghezza pari al picciolo di circa dieci centimetri. I fiori di questa specie sono gialli a 5 lobi, generalmente con fiori unisessuali portati dalla stessa pianta; i fiori maschili compaiono normalmente prima di quelli femminili; i fiori maschili sono in fascetti di 5-10, mentre quelli femminili sono singoli o appaiati e compaiono successivamente sui rami di terza generazione. Solo il 10 % dei fiori allega per dare frutto.
Il frutto del melone è voluminoso, di forma ovale o tondeggiante e la buccia è pressoché liscia o appena rugosa con colore che può variare dal giallo pallido al verde scuro. La polpa invece varia dal bianco all’arancio, passando anche per il verde chiaro, ed è succosa e molto profumata quando raggiunge la maturazione. All’interno dei frutti sono contenuti numerosi semi.
Il melone oggi coltivato, anche se proviene dalla specie Cucumis melo, ha dato vita a numerose varietà; le più importanti sono:
– gruppo cantalupensis o cantalupo; si tratta di meloni con frutti di media grandezza, con superficie reticolata, polpa giallo-arancio; il termine deriva dai missionari asiatici che portarono questi frutti al castello pontificio di Cantalupo, sui colli di Roma;
– gruppo reticulatus, o meloni retati; hanno frutti di media grandezza, polpa bianca o giallo-verde, con superficie reticolata;
– gruppo inodorus; questi sono i meloni d’inverno, con polpa biancastra o rosata con buccia liscia, dal gusto intermedio tra la pera ed il melone;
– gruppo flexuosus; sono i meloni serpente o tortarelli e vengono utilizzati crudi alla stessa maniera del cetriolo;
– gruppo momordica; sono i meloni amari, utilizzato principalmente come piante medicinali perché ricchi di vitamina A, C ed E.
Il termine melone indica sia il frutto che la pianta stessa, a seconda dei contesti in cui viene utilizzato.

Coltivazione –
Il melone è una coltura orticola che viene coltivato soprattutto in maniera intensiva. Per le sue caratteristiche agronomiche il melone non può tornare su un terreno prima che siano passati diversi anni, sia per motivi nutrizionali che di attacchi parassitari. Si semina nel periodo tra aprile e maggio) con temperature di almeno 14-15 °C. Per maggiori dettagli sulla sua coltivazione puoi consultare la presente scheda.

Usi e Tradizioni –
Il Cucumis melo è una specie di antica coltivazione. Nel V secolo a.C. il popolo egizio iniziò ad esportarlo nel bacino del Mediterraneo e arrivò in Italia nella prima età imperiale, come riporta Plinio nel I secolo d.C., nel suo libro Naturalis Historia che lo uniformò al cetriolo a forma di mela cotogna, melopepaes.
Recenti scoperte hanno però messo in dubbio le precedenti convinzioni sull’origine di questa pianta. Nuove scoperte archeologiche fatte in Sardegna, dove sono stati rinvenuti, nel sito archeologico di Sa Osa a Cabras, in provincia di Oristano, poco distante dal luogo nel quale sono state trovate le statue dei Giganti di Monte Prama, dei semi di melone riferibili all’età del Bronzo (tra il 1310-1120 a.C., in piena epoca nuragica), quindi in un’epoca ben antecedente.
Anticamente al melone veniva abbinato il simbolo della fecondità, per via dei suoi numerosissimi semi. Al melone veniva abbinato altresì il concetto di sciocco e goffo (uno stolto veniva chiamato mellone e una scemenza mellonaggine). Secondo il De Gubernatis, il motivo era legato alla capacità generatrice del melone, incontrollata, opposta alla ragione dell’intelligenza.
Ma il melone fu considerato anche un frutto nocivo. Alcuni medici li consideravano nocivi e causa della morte di ben quattro imperatori e due pontefici. Il naturalista romano Castore Durante (1529-1590) nel suo Herbario nuovo del 1585 ammoniva di non abusare di questi frutti perché “sminuiscono il seme genitale” e ne sconsigliava l’uso a diabetici, dispeptici e a tutti coloro che soffrono di disturbi dell’apparato digerente, promuovendo per tutti gli altri invece le virtù rinfrescanti, diuretiche e lassative.
Fu durante l’Impero Romano che la coltivazione ed il consumo del melone si diffusero rapidamente. Il suo uso era però come insalata e l’imperatore Diocleziano emise un apposito editto per tassare quegli esemplari di melone che superassero il peso di 200 grammi.
Nella letteratura troviamo poi molti riferimenti al melone. Alexandre Dumas (padre) scriveva “per rendere il melone digeribile, bisogna mangiarlo con pepe e sale, e berci sopra un mezzo bicchiere di Madera, o meglio di Marsala”; questo ci fa comprendere come fossero consumati ed apprezzati dallo scrittore; tant’è che fece una richiesta, alla biblioteca della città, di uno scambio tra le sue opere ed una rendita vitalizia di 12 meloni l’anno, cosa che accadde fino alla sua morte nel 1870. Fu in suo onore che venne istituita la confraternita dei Cavalieri dei meloni di Cavaillon.
Oggi le popolazioni di melone coltivato sono molteplici e frutto di una antica e paziente selezione; purtroppo tendono ad essere soppiantate dagli ibridi F1 più uniformi.
Tra le varietà tipiche italiane merita una menzione di riguardo il Melone purceddu di Alcamo, che è a buccia verde, è un presidio Slow Food con caratteristiche organolettiche di particolare pregio.

Modalità di Preparazione –
I frutti di melone vengono consumati sia crudi, sia come antipasti che come dessert. Alcune ricette prevedono l’uso dei meloni per ottenere composte e marmellate. I meloni per avere un valore qualitativo elevato devono essere profumati, emanare un profumo fragrante che denota la giusta maturità. Per la loro conservazione si tenga conto di non porli mai a temperature al di sotto dei 5 °C, per non arrecare danni e congelamenti alla polpa.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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