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Acque salmastre e salinizzazione dei suoli, un fenomeno in crescita

Acque salmastre e salinizzazione dei suoli, un fenomeno in crescita

Uso delle acque salmastre e salinizzazione dei suoli; un processo che sta conducendo a quel fenomeno progressivo di accumulo di sali nei suoli; un fenomeno in forte crescita. Eppure quasi tutti i Paesi del mondo non stanno attuando adeguate politiche di riforma dei sistemi agricoli; anzi sotto la spinta dei “mercati” spingono sull’acceleratore delle produttività e delle specializzazioni con disastrose ricadute a carico dei suoli e quindi della fertilità complessiva, dei cambiamenti climatici e della stabilità politica futura.
Secondo i dati riportati da me nel 2105 (Come il Titanic?), in agricoltura, nonostante l’alto consumo, l’acqua produce meno del 5% del prodotto interno lordo per Israele e Turchia e meno del 10% per Giordania e Libano; in Cisgiordania e in Siria rappresenta circa il 20% e nella fascia di Gaza il 40%.

L’agricoltura inoltre è anche quella che ha la minor efficienza di utilizzazione. Su scala mondiale l’efficienza dei sistemi irrigui è stimata pari ad appena il 40%. Non si sta affrontando seriamente il problema delle acque salmastre e salinizzazione dei suoli.
A fronte quindi di rendimenti discutibili, nell’uso della risorsa acqua, si continua a non operare indirizzi generali ma anche puntuali e locali sull’uso dell’irrigazione in agricoltura, sulle tecniche irrigue e sulla necessità di tale pratica agronomica. Eppure sempre secondo i dati riportati dalla FAO e da Istituti di Ricerca, quali l’INEA, gran parte del territorio agricolo italiano presenta fenomeni di accumulo di Sali nel suolo con fenomeni oramai estesi di desertificazione e, troppo sottovalutate, ripercussioni sulla stabilità dei suoli e sul dissesto idrogeologico.
Purtroppo la storia non ci è di insegnamento; sono noti molti declini di intere civiltà per l’uso improprio delle risorse agricole: basti pensare allo stesso processo che colpì la Mesopotamia, la terra fra i due 2 fiumi Tigri ed Eufrate che, a causa di  terreni intensamente salinizzati, subì un  crollo della propria capacità produttiva con la conseguente crisi di un’intera civiltà.
Adesso però il fenomeno riguarda tutti i Paesi con agricolture specializzate e con un intenso uso delle risorse idriche. Le conseguenze si stanno ripercuotendo non solo sui suoli ma ovviamente sulle rese delle produzioni agricole e sui rendimenti globali dei sistemi agricoli moderni erroneamente impostati su sistemi termodinamici aperti e, quindi, bisognosi di fabbisogni sempre più crescenti di input di masse ed energie di provenienza esterna alle aziende agricole.
Persino i PSR Europei non hanno messo in atto sistemi di tutela all’utilizzo di questa risorsa trattando indistintamente investimenti colture irrigue, non irrigue, suoli e modelli produttivi. Un’imperdonabile superficialità in cui l’unica preoccupazione sembra oramai essere solo quella del raggiungimento di un fantomatico, quanto inesistente libero mercato, senza preoccuparsi minimamente di pianificare il futuro di una civiltà che rischia di seguire quella mesopotamica. Solo che adesso la Mesopotamia è l’intero Pianeta che si troverà ad avere fra qualche anno mercati tanto liberi da non poter più commercializzare quasi nulla.

Guido Bissanti

Bibliografia
Bissanti G. (1999) – Sviluppo rurale e rinascimento politico – Nuova Ipsa – Palermo.
Bissanti G., (2015) – Come il Titanic? – Aracne Editrice – Roma.
Fierotti G., Dazzi C. e Tusa D., 1999:  Riflessi dell’irrigazione con acque saline sulla qualità dei suoli.
Colonna N., Iannetta M. e Palucci A., (a cura di) 2006: Salinizzazione e qualità delle acque: impatti e ipotesi di mitigazione. Volume edito da ENEA, Monografie RIADE – Roma.




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